Una lettura per questi giorni in cui Caronte sembra non mollare?
Ambientato nella Bombay del 1922, La signora di Bhatia House porta il lettore nelle atmosfere dell’estate indiana, con un giallo storico elegante e al femminile.
Un tea party di beneficenza a Bathia House, dimora di un magnate indiano, è un evento al quale l’avvocata Perveen Mistry non vorrebbe mai mancare: se la raccolta fondi andasse bene potrebbe realizzarsi il sogno di aprire il primo ospedale della città specializzato in salute femminile, e per lei, paladina dei diritti delle donne, questa è una causa in cui credere fermamente.
L’atmosfera è elegante, al party partecipano sia le mogli dell’establishment inglese – siamo ancora in epoca coloniale – che le appartenenti alle più altolocate famiglie indiane: si intuiscono alcune tensioni familiari sotterranee della famiglia ospite, ma tutto sembra procedere per il meglio, almeno finché Ishan Bhatia, l’amato nipotino del padrone di casa, non viene avvolto dalle fiamme e solo grazie all’intervento tempestivo della sua giovane tata Sunanda non accade il peggio.
Alcuni giorni dopo Perveen viene a sapere che Sunanda, anziché essere ringraziata per il suo coraggio, è stata cacciata da casa Bhatia e arrestata senza possibilità di equa difesa per l’accusa di essersi procurata un aborto. Parveen interviene e paga la cauzione, ma alcuni giorni dopo Sunanda viene nuovamente arrestata con un pretesto: mentre cerca un avvocato uomo che possa difendere la ragazza – dato che lei, in quanto donna non può farlo – Parveen Mistry cerca di comprendere i risvolti di quella storia apparentemente senza senso: e la cosa si complica quando Sir Dwarkanath Bathia viene assassinato subito dopo aver ritirato il permesso alla nuora Uma di raccogliere fondi per il nuovo ospedale.
Romanzo storico, giallo classico, affresco dell’India colonialista, La signora di Bathia House è tutto questo e altro ancora: attraverso il racconto delle vicende intrecciate di Sunanda, dei Bathia e di Parveen Mistry stessa, Sujata Massey tesse un intricato arazzo d’epoca che, con grande cura dei dettagli e la capacità di trasmettere le atmosfere orientali, racconta di un paese enorme e complesso molto distante e per molti aspetti incomprensibile a un occhio occidentale.
L’India della Massey è una regione nella quale il sentimento anticolonialista cresce ogni giorno (in quegli anni Gandhi diventa il leader riconosciuto della non-cooperazione non violenta), ma nella quale tensioni di casta e disuguaglianze sociali si trascinano fortissime da secoli: in particolare la Massey sceglie di guardare all’ingiustizia della situazione femminile – trasversale a tutti gli strati della popolazione, anche quelli più ricchi e colti – ma la sua è una scelta sfumata, fatta di atmosfere soffuse e di conversazioni tra donne, anche quando i temi sono forti come la mortalità infantile, impossibilità di accesso alle cure, mancato controllo delle nascite.
La piacevole lievità della scrittura della Massey ci porta attraverso i canoni del romanzo storico e del giallo classico anglosassone, costruendo con accuratezza atmosfere seppiate dove si riescono facilmente a immaginare i toni pastello, dell’ocra e dell’oro nelle quali si muovono personaggi ben caratterizzati, per lo più appartenenti alle classi più agiate della società indiana.
Il personaggio di Perveen Mistry è ispirato alle prime avvocate indiane: Cornelia Sorabji, prima donna a frequentare legge a Oxford nel 1892 e a esercitare la professione legale in India e nel Regno Unito, e Mithan Tata Lam, prima donna ammessa al foro di Bombay nel 1923.
La signora di Bathia House è l’ultimo romanzo della serie dedicata determinata Avvocata (tutti i precedenti romanzi sono pubblicati da Neri Pozza): una serie che offre un punto di vista interessante sulla situazione indiana dei primi anni venti, attraverso storie complesse che, per come sono costruite e per il punto di vista che adottano, sono vicine a un sentire femminile.
Sujata Massey è nata in Sussex nel 1964, da padre indiano e madre tedesca. Cresciuta negli Stati Uniti, ha studiato scrittura alla Johns Hopkins University ed è stata reporter per il Baltimore Evening Sun. Oltre alla sua tetralogia con protagonista Perveen Mistry, Neri Pozza ha pubblicato L’amante di Calcutta (2014, beat 2018).
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