Recensiamo oggi il primo thriller di Luca D’Andrea, La sostanza del male, romanzo che è stato al centro di un vero e proprio caso all’ultima Fiera del Libro di Londra, che ha visto molti importanti editori stranieri accaparrarsi i diritti di questo noir. E, oltre all’imminente pubblicazione in molti Paesi, si sta già parlando di una eventuale trasposizione cinematografica.
Jeremiah Salinger è un documentarista, per la precisione un autore di factual, quelle serie tv che raccontano fatti e persone reali seguendole con la telecamera. Dopo il successo ottenuto mostrando il mondo rock’n’roll dei roadies americani, assieme all’amico Mike si concentra su un nuovo progetto dedicato al Soccorso Alpino Dolomiti del Trentino Alto Adige. Quando una valanga uccide tutti i suoi compagni, Jeremiah è l’unico che sopravvive grazie ad un rifugio di fortuna dentro un ghiacciaio. Un’esperienza che lo sconvolge, dando inizio ai turbamenti che lo cambieranno profondamente, scatenando in lui ossessioni e panico. La Bestia, il ventre oscuro della montagna, gli ha parlato ed è una voce che non si può scordare. È un animale feroce che se ne sta nascosto dentro di lui. E morde. Sempre.
Sprofondai nella tenebra che divora i mondi. Mi ritrovai alla deriva nello spazio profondo. Un’unica, immensa, sterminata notte eterna di un biancore spettrale.
Quando successivamente il protagonista si imbatte per caso in una vecchia storia del posto, il richiamo del film maker è irresistibile: nel 1985 tre ragazzi vennero massacrati e fatti a pezzi durante una tempesta apocalittica che coprì le tracce del misterioso omicida. Uno scempio il cui orrore ha continuato a divorare i cuori di chi ritrovò i corpi straziati. Da allora nessuno è riuscito a trovare il colpevole. Per Jeremiah diventa una vera e propria fissazione, il cui prezzo è altissimo: non solo il distacco dalla famiglia ma anche l’avvicinarsi al pericolo in maniera sempre più rischiosa.
Salinger ripercorre l’indagine fatta all’epoca, che non aveva ottenuto alcun risultato, si cala nella realtà di quelle morti strazianti, cercando il motivo dei delitti, la ragione stessa del Male. Improvvisatosi detective, ripercorre le vecchie piste, cerca nuovi indizi e vaglia tutte le ipotesi, mettendo in campo diverse possibili soluzioni che lasciano col fiato sospeso il lettore. I fatti possono essere interpretati in vari modi e le apparenze ingannano, coloro che sembrano colpevoli forse non lo sono. Ma allora chi ha ucciso quei tre ragazzi, e perché?
– Il massacro del Bletterbach, Salinger, – disse. – alla fin fine, di cosa parla la storia del massacro del Bletterbach?
– Di un omicidio, – risposi.
– Puoi fare di meglio, Salinger.
– Evi, Markus e Kurt?
– Sbagliato. Di sensi di colpa.
Siebenhoch, il luogo dove si svolgono le vicende, è un piccolo paesino abitato da gente chiusa e diffidente verso i forestieri, ancorata alla sua montagna e decisa a difendere il proprio riserbo fino ad arrivare all’ostilità verso il mondo esterno. Per Jeremiah sarà un altro ostacolo da affrontare nella sua ricerca. Affiorano antiche leggende sul Bletterbach, la gola maledetta che nel corso del tempo ha strappato troppe vite alla comunità. Solo folklore, come i Krampus, esseri demoniaci scacciati da San San Nicolò la notte del 5 dicembre, o qualcosa di più concreto, di spaventosamente reale?
D’Andrea ha un modo originale di scrivere, cosparso di incisi comici, intriso dell’immaginario collettivo pop dell’era internettiana e con ottime parti dialogate. Lo stile è da scritto personale, una sorta di diario o resoconto mediato dal senno di poi con cui si guarda alle proprie vicende, ma questo accento privato convive sempre con la consapevolezza dei lettori, ai quali il protagonista si rivolge esplicitamente. Una prosa forse inizialmente un po’ spiazzante ma che col proseguo della trama, quando i toni si incupiscono concentrandosi sul nucleo della storia e ci si abitua alle caratteristiche narrative dell’autore, acquista maggiore piacevolezza fino a risultare coinvolgente.
Il romanzo è costruito con abilità e i vari pezzi si tengono bene assieme, anche se la risoluzione del mistero è frettolosa e insoddisfacente. La risposta arriva dal passato, forse da molto prima del 1985. Dalle nebbie preistoriche o dagli anfratti più profondi della natura umana? Sta al lettore scoprirlo.
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