Dopo il grande successo de “La stagione degli innocenti” e “La stagione del sangue”, Samuel Bjørk torna in libreria con “La stagione del fuoco”, terzo capitolo che vede protagonista la Squadra Omicidi di Oslo. Pubblicato come i precedenti da Longanesi e tradotto da Ingrid Basso, è il libro che recensiamo oggi al Thriller Café.
1999. Dopo aver festeggiato il Natale in famiglia, un anziano signore torna a casa percorrendo una strada solitaria e sperduta tra le montagne norvegesi; all’improvviso i fari della macchina illuminano un ragazzino sotto shock, in stato di ipotermia, che indossa corna di cervo.
2013. Vivian, una giovane ballerina classica, viene brutalmente assassinata, il suo cadavere galleggia sulla superficie di un lago di montagna. Puntata sulla scena del crimine, i detective scoprono una macchina fotografica con inciso il numero “4” all’interno dell’obiettivo.
L’investigatore Holger Munch è in congedo per prendersi cura della figlia Miriam – rimasta gravemente ferita dopo essere stata coinvolta nell’ultimo, efferato caso risolto dal padre – ma quando la polizia cerca il suo aiuto per indagare sull’omicidio della ballerina, Munch contatta Mia Krüger, elemento di rilievo del gruppo, e insieme al resto della squadra decidono di tornare sul campo. L’unità speciale di Oslo è di nuovo operativa.
È un thriller psicologico e di azione che si sviluppa su solide basi, un meccanismo ben congegnato di cui temevo di non riuscire a seguire le fila, non avendo letto i due libri che lo precedono, invece tra i punti di forza dell’autore c’è anche quello di accennare agli eventi passati dei protagonisti e alla loro storia, affinché il lettore non si perda tra le pagine di questo terzo romanzo.
L’uccisione di Vivian è il primo di una serie di delitti perpetrati con lo stesso modus operandi ma con vittime che sembrano essere casuali, senza alcun collegamento tra loro: “L’incubo di ogni indagine”, dichiara Munch. Attraverso la sfiancante e meticolosa analisi di una serie di indizi che il serial killer lascia volutamente e grazie soprattutto alla mente brillante di Mia, passo dopo passo la nebbia di una primavera che stenta ad arrivare si dipana per far luce sulla soluzione del caso. Non mancano le false piste né i colpi di scena che Bjørk distribuisce ad arte. Il numero dei personaggi è elevato così come gli eventi che si incrociano e accavallano, ma la narrazione impeccabile dell’autore rende la lettura limpida e di immediata comprensione.
È un libro che cattura l’attenzione già dal prologo, non solo per il fascino della trama, ma anche per la descrizione degli scenari e dei protagonisti. Mia Krüger brilla fra tutti per la sua psiche complessa che Bjørk disegna con cura: la fragilità che riesce a trasformare in volontà di combattere i demoni che la tormentano, le sue intuizioni e il modo di guardare la scena del crimine con occhio attento e scrupoloso, fanno di lei un personaggio al quale è impossibile non affezionarsi.
A completare l’opera, il ritmo vivido e l’adrenalina che scorrono dall’inizio alla fine e che rendono “La stagione del fuoco” un libro da non perdere.
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