La vita segreta degli scrittori è un romanzo del francese Guillaume Musso, pubblicato per La Nave di Teseo nel 2019. Ce lo beviamo oggi al Thriller Café.
È il 1999 quando lo scrittore Nathan Fawles, raggiunto l’apice del successo, decide inspiegabilmente di smettere di scrivere per ritirarsi a vita privata sull’isola Beaumont, avamposto selvaggio e isolato al largo del Mar Mediterraneo.
È l’autunno del 2018: Mathilde Monney, giovane giornalista svizzera, sbarca sull’isola decisa a svelare il segreto del celebre scrittore.
Lo stesso giorno, un cadavere di donna viene ritrovato sulla spiaggia; subito le autorità mettono sotto sequestro tutta l’isola, ne bloccano ogni accesso, ogni entrata. Comincia allora un pericoloso faccia a faccia tra Mathilde e Nathan, nel quale i due protagonisti affronteranno verità occulte e insospettabili menzogne mescolando l’amore e la paura.
Con La vita segreta degli scrittori, Guillaume Musso consegna un romanzo dotato di tutti i migliori tratti-simbolo del noir alla francese: l’opera infatti scorre “leggera” anche nei momenti più drammatici; pure lo stile è molto francese, lievemente etereo, fluttuante, quasi. La trama è una matrioska ben congegnata, verosimilmente inverosimile: è un gioco di specchi che s’incastrano e sale di colpi con l’andar delle pagine fino però a perdersi, leggermente, sul finale, dove un ultimo colpo di scena stona e pare più un esercizio di stile che l’ultima stupefacente rivelazione ch’avrebbe voluto essere.
I personaggi, d’altra parte, Nathan e Mathilde, il giovane Raphael, convincono, evolvono coerentemente con l’intreccio, così Beaumont, isola fittizia eppure affascinante nei suoi mutevoli scorci e ambientazioni.
Complessivamente, concludendo, pur nel solco già battuto da La verità sul caso Harry Quebert, capolavoro di Joel Dicker, La vita segreta degli scrittori rimane un thriller godibile, leggero, interessante e sfaccettato; conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, del talento d’uno scrittore ancora giovane di cui sicuramente sentiremo (e leggeremo) ancora a lungo.
Recensione di Alessio Massaccesi.
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