Augurati di non vedere nessun orso mentre torni a casa, pensai.
Avanti e indietro nelle memorie ingannevoli e oscure dei suoi personaggi, immersi nelle loro relazioni e nell’intero immaginario dell’America, si svolge l’azione di questo romanzo.
La trama è complessa, fascinosa, intrigante. Esplode in frammenti che sono ricordi e pagine spezzate.
Dustin Tillmann, il protagonista de La Volontà del male, è uno psicologo ipnologo che ha in cura un ex poliziotto con una teoria su Jack Daniels, un serial killer. È il padre di un giovane tossicodipendente, il marito di una donna che sta morendo di cancro. È anche il fratellastro dello sterminatore della sua famiglia, che dopo 30 anni viene però scagionato dalla prova del DNA.
Padre, madre, zia e zio del protagonista vengono brutalmente uccisi durante una vacanza a Yellowstone. Forse in risposta a una supplica durante un rito satanico. Decenni dopo un serial killer sembra uccidere giovani studenti bianchi facendoli annegare dopo averli costretti a un bing drinking forzato. Opera in uno schema che potrebbe essere solo nella fantasia di un personaggio e di cospirazionisti online, una leggenda metropolitana che ben si adatta a un’altra su sette sataniche che, indisturbate e protette ai massimi livelli della polizia e della politica, uccidono impunemente.
Cominci a viaggiare dentro un tunnel interminabile di link, e le storie si fanno sempre più assurde e impossibili. Scopri che padre James LeBar, nominato capo esorcista dell’arcidiocesi di New York dal cardinale O’Connor, aveva parlato di una conferenza internazionale di satanisti, che a suo dire aveva avuto luogo in Messico, durante la quale i partecipanti avevano discusso i loro piani per il dominio del mondo. Si diceva che esistesse una rete globale di super ricchi che si servivano di tirapiedi all’interno dei dipartimenti di polizia locali e avevano pedine infiltrate tra i dirigenti scolastici, gli agenti della Cia e i parlamentari, e che sacrificavano ritualmente donne e bambini o li riducevano in schiavitù sessuale, e facevano il bagno nel sangue dei neonati, e bollivano vivi i bimbi davanti a una schiera di satanisti, per poi divorarne avidamente gli organi interni.
I personaggi indagano, su Jack Daniels, sulla verità a Yellowstone, su loro stessi. Cercano il momento di luce di cui parlava Freud nei suoi casi clinici, il momento in cui i pazienti comprendono il motivo, l’origine delle loro nevrosi, come la loro volontà è diventata malata. Questa è però una ricerca impossibile, un’autoterapia destinata non solo a fallire ma a essere ulteriore vettore di questa volontà del male. L’indagine sui crimini come ermeneutica clinica fuori di sesto. Il tempo per guarire con la verità è finito.
«Sei sicuro che non stai cercando di forzare queste morti dentro uno schema che non esiste?» gli chiesi. «Pensa alle costellazioni. Guardiamo il cielo e crediamo di vedere una superficie piatta cosparsa di puntini luminosi, da noi chiamati stelle, che possiamo collegare tra loro. Ne mettiamo insieme un certo numero e diciamo che somigliano a un carro, oppure a un’orsa. Ne colleghiamo altre e ci sembra che abbiano la forma di un pesce, o di uno scorpione. Dimentichiamo di visualizzare le stelle in tre dimensioni. Non sono raggruppate insieme, sono lontane anni luce fra loro, miliardi di chilometri. Ci sembrano collegabili solo dalla nostra limitata prospettiva, qui, sul pianeta Terra».
Eccellente l’approfondimento psicologico dei personaggi, anche quelli secondari come le cugine Kate e Wave, le dinamiche degli adolescenti che crescono, della promiscuità spaziale, dell’innocente curiosità che è solo pochi secondi dall’orrore e dal crimine. Capacissima, spesso portentosa, la lucida analisi di Dustin Tillmann nell’enunciare metodi terapeutici, svolgere teorie come quella dei ricordi repressi ma nulla, in nessun momento, funziona. Chaon rende giurie in sottofondo dissociate e incapaci di distinguere finzione, fiction, dalla realtà. Tutti i personaggi, nessuno escluso, sono vittime di un pensiero magico impazzito da cui cercano di trarre qualcosa, letteralmente qualunque cosa.
Poi cominciai ad avere una strana allucinazione. Le cose si muovevano un po’ al rallentatore, si frammentavano in maniera inquietante. Quando qualcuno parlava, mi sembrava una clip, un campione audio. Quando guardavo le immagini davanti a me, mi sembrava di scattare istantanee con gli occhi, come se il fotogramma si fermasse per un attimo.
E quell’orrendo bip dell’iPhone pareva strisciare fuori dal mio cellulare per entrare nel mondo reale.
Dan Chaon provvede a un thriller interessantissimo, colto, che riesce a provocare sbandamento nel lettore per avvicinarlo ai personaggi, sopravvissuti e sbandati, burattini lucidi e inconsapevoli di una volontà del male che si trasmette come un trauma rinforzato da un trauma collettivo. Un thriller psicologico che eleva e indiscutibilmente rinnova con maestria il subgenere.
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