Gianluca Morozzi, classe 1971, è uno degli autori italiani più poliedrici. Oltre ad essere uno scrittore tra i più apprezzati del panorama nostrano è infatti anche un fumettista, musicista e conduttore radiofonico.
La sua scrittura risente molto delle sue cosiddette «attività collaterali» poiché si contraddistingue per uno stile vivido, tagliente e fortemente realista.
«L’Abisso», suo ultimo romanzo edito da Fernandel, è esattamente il tipo di libro crudo, ironico e allo stesso tempo riflessivo, che ci si aspetta dalla sua penna.
«L’Abisso» è un romanzo che assomiglia ad un romanzo psicologico, pur distaccandosene nella forma. Il protagonista, Gabriele, si ritrova ad un passo dalla sua finta laurea, a fare i conti con la sua coscienza e il suo passato. Sembrerebbe una storia come tante se ne sono lette sui giornali: un ragazzo di provincia che va in una grande città per realizzare il sogno suo e della sua famiglia, ma finisce per essere risucchiato dal caos della nuova realtà, fino a perdersi del tutto.
Tuttavia, ci sono alcuni elementi che rendono questa storia particolare, Anzitutto, Gabriele, non è un ragazzo qualunque, ma un ex bambino prodigio che da piccolo aveva mostrato enormi potenzialità. Il secondo aspetto di rottura è che la sua storia, non è fatta di disperazione e paura di non farcela, ma di menefreghismo, cinismo e voglia di fregare il prossimo.
Benchè il nostro antieroe, perchè di questo si tratta, manifesti fin dalle prime pagine, il desiderio di non far soffrire la povera madre vedova che tanti sacrifici ha fatto per farlo studiare, la verità viene presto a galla: Gabriele teme semplicemente di perdere i privilegi di cui ha goduto fino a quel momento e dover tornare a Monteritorto, il paese da cui fondamentalmente è scappato.
La forza di questo romanzo è quello di scavare dentro la vita del protagonista. Gabriele, seduto nel suo appartamento di Bologna, ad un passo dal baratro, con la prospettiva di vedere andare in frantumi tutto il suo castello di bugie, riversa sul lettore tutta la sua frustrazione senza alcun tipo di filtri.
Non serve nessun giuramento per capire che ciò che racconta non è altro che la verità. Del resto, anche negli istanti prima che la tragedia si compia, l’unica soluzione che trova è quella di ubriacarsi e cosa c’è di più sincero di un uomo ubriaco?
«L’Abisso» è un pugno in pieno stomaco per tutti coloro che amano le storie lineari, i pianti e gli atti di pentimento. Il personaggio di Gabriele è l’esatto opposto del protagonista di questo genere di storie e, dunque, il romanzo non poteva che prendere una piega molto diversa.
Morozzi sorprende con questo romanzo sui generis e dal finale tutt’altro che scontato in cui tutte le bugie raccontate dal protagonista nel corso degli anni, vengono ricostruite per spiegare come possa una persona così intelligente, finire nell’abisso.
Si tratta di un racconto che cela una grande verità: può più la costanza del talento. Un insegnamento che Gabriele impara a proprie spese.
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