Amiche e amici del Thriller Café, oggi vi parliamo di Labirinti, l’ultimo romanzo di Franck Thilliez, maestro del noir d’oltralpe, pubblicato in lingua originale dalla casa editrice Fleuve Noir in Francia. Come la maggior parte delle opere di Thilliez, anche questo titolo esce per Fazi Editore nella collana “Dark side”.
“In primo luogo, signorina Nijinski, dovete sapere che ci sono cinque protagoniste. Tutte donne. Scrivetevelo, è importante: “la giornalista”, “la psichiatra”, “la rapita”, “la scrittrice” … E concentratevi, perché questa storia è un vero labirinto, in cui tutto si intreccia. Per quanto riguarda la quinta persona, essa è il filo in questo dedalo che, ne sono certo, porterà le risposte a tutte le vostre domande.”
In queste parole dello psichiatra Fibonacci (il riferimento al celebre matematico medievale non è da considerarsi casuale) è racchiusa tutta la storia. Il dottore racconta all’agente di polizia Camille Nijinski una macabra e misteriosa vicenda: in uno chalet di montagna, una donna è stata uccisa a colpi di attizzatoio. Il suo volto è ridotto in poltiglia, irriconoscibile. La maggiore indiziata dell’omicidio è ricoverata, ma dice di non ricordare nulla, di essere stata colpita da una completa amnesia. Prima di perdere la memoria, però, la paziente ha condiviso con lo psichiatra la sua storia, una storia straordinariamente complessa, come le spire di un labirinto.
Tra i tratti più distintivi della produzione di Frank Thilliez ci sono senza dubbio le atmosfere cupe, caratterizzate dal costante ricorso a temi psicopatologici: amnesie, disturbi del sonno, paranoie sono presenze costanti nelle sue storie. C’è poi un gusto del tutto particolare per la costruzione di trame complesse, quasi algebriche, che spesso si riverberano in giochi matematico-letterari che compaiono alla fine dei suoi romanzi. In questo autore la trama è sicuramente l’aspetto più importante: viene prima dello stile, che è estremamente essenziale e scarno, e dei personaggi, che sono più funzionali allo svolgimento della storia che non poliedrici e profondi. Il frutto di queste scelte è, nella maggior parte dei casi, una lettura veloce e compulsiva, una vera corsa a rotta di collo fino al finale, che esplode sempre in modo inatteso, con la violenza di un fuoco d’artificio.
Il finale di “Labirinti”, in effetti, è davvero spettacolare. Non amo troppo l’aggettivo “geniale”, ma questa è forse l’occasione giusta per spenderlo. Son circa trent’anni che leggo gialli e thriller, ed è la prima volta che mi imbatto in una soluzione narrativa del genere: non è cosa da poco. Costruirla, poi, richiede una capacità architettonica fuori dal comune, che necessariamente suscita ammirazione. Per ovvie ragioni non posso però rivelarla… anche se mi piacerebbe.
“Labirinti” è un romanzo che si legge in modo indipendente, ma al tempo stesso fa parte di un ciclo narrativo che comprende altri due libri: Il Manoscritto (2019), e C’era due volte (2021). Per chi li ha già letti, Labirinti assumerà un’ulteriore profondità, e la struttura meta-testuale diventerà addirittura vertiginosa. Si avrà inoltre la possibilità di vedere tornare in scena lo scrittore maledetto Caleb Traskman, malvagio alter ego dell’autore sulle note di Sade e Lautreamont, che genera un interessante gioco di specchi tra pagina scritta e realtà, e di approfondire alcune vicende dei libri precedenti. Voglio però rassicurarvi: malgrado l’innegabile complessità dei suoi intrecci, la narrativa di Thilliez è al tempo stesso estremamente coinvolgente e facile da seguire.
Buona lettura, vi aspetta un’esperienza davvero cupa e straniante!
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Articolo protocollato da Gian Mario Mollar
Libri della serie "Caleb Traskman"
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