Lame di luce al Thriller Cafè: parliamo oggi dell’ottavo capitolo della saga con protagonista il detective del LAPD Harry Bosch. Da Micheal Connelly, una tra le migliori voci del thriller mondiale, un libro da non perdere.
Titolo: Lame di Luce
Autore: Micheal Connelly
Editore: Piemme
Anno di pubblicazione: 2004
ISBN: 8838473722
Pagine: 347
Prezzo: € 18,90
Trama in sintesi di Lame di luce:
Harry Bosch ha chiuso il distintivo nel cassetto e ha lasciato la polizia di Los Angeles. Ma nella sua mente è ancora viva l’immagine di Angela Bentos, strangolata quattro anni prima. La telefonata del poliziotto che si era occupato del caso dopo di lui è la molla che lo spinge ad agire. Bosch ricomincia ad indagare e lo scenario si fa sempre più intricato. Alla morte della giovane donna sembrano legati altri due casi: la sparizione di un agente dell’FBI e un’ingente somma di denaro ritrovata in possesso di un terrorista.
In un crescendo di colpi di scena, tra l’indifferenza della polizia e l’ostilità dell’FBI, Bosch deve far fronte ai ricordi che gli straziano il cuore, mentre rischia la vita per incastrare i colpevoli. Fino al magistrale epilogo.
(Dalla quarta di copertina)
Cosa dire riguardo a questo romanzo? Be’, cominciamo da questo: una trama più inattaccabile di una cassaforte Stockinger, aggiungiamoci un Harry Bosch che pur se in pensione non riesce a staccarsi dalla propria missione e lotta per accogliere la preghiera muta di un corpo senza vita, poi una spruzzata di malinconia e di rassegnazione per come funziona il mondo e un finale sorprendente che ci dice che la luce c’è sempre, anche quando sembra persa del tutto. Una shakerata energica ed eccovi servito il cocktail Lame di luce, da bere assaporandolo con attenzione, per sentire come ogni ingrediente si fonda con gli altri per dare un risultato eccellente.
Sarà che il sottoscritto possiede la tessera dell’Harry Fan Club da tempo immemore e che quindi il mio giudizio può essere vagamente influenzato da una sorta di venerazione per l’autore, ma devo dire che è difficile trovare qualcosa che non vada in questo libro. Connelly è non solo un maestro nel tracciare labirinti logici in cui cercare e seguire un filo di Arianna che porti alla soluzione del caso, ma è anche uno scrittore che ci presenta spaccati di vita che spesso hanno un sapore amaro, e che per questo sono quanto di più simile ci possa essere alla realtà. Raramente sforna qualcosa che sia meno che discreto e questo Lame di luce secondo me non fa certo eccezione, anzi: simile ad altri romanzi per via del pretesto narrativo del “caso freddo” da seguire, ma rispetto al precedente “La città delle ossa” più solido e intrigante, esso rappresenta una nuova tappa dell’evoluzione di un personaggio che ormai è una vera e propria istituzione del genere, perché leggere un romanzo con protagonista Bosch significa sempre trovare ben più che i meccanismi perfettamente oliati propri del thriller: Bosch è un cane sciolto, ma lo è perché persegue degli ideali, perché ascolta il cuore, perché se frega del sistema e delle regole se non possono aiutarlo a fare la cosa giusta. E’ uno che merita di essere spalleggiato, se non da chi popola il suo mondo, sicuramente dai lettori.
Si sarà capito, ma sottolineo che io sono con lui.
Spero lo siate anche voi.
E adesso, il barman si ritira a lavare i bicchieri (sperando di non metterci molto): riaprirà quando avrà finito, intanto drinkate alla sua salute…
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