Un delitto di cinquant’anni fa e il riemergere del passato, nel nuovo romanzo di Enrico Fovanna il giallo è anche un pretesto per parlare del flusso del tempo e di dolori che possono incidere sull’esistenza per sempre.
Enrico Fovanna, ad anni di distanza dal suo esordio di successo nella narrativa con Il pesce elettrico (1996), vincitore tra gli altri del Premio Stresa, ritorna alla forma del romanzo con L’arte sconosciuta del volo.
Il romanzo è diviso in due parti con diversi orizzonti temporali. Nella prima parte troviamo un protagonista bambino, Tobia, che racconta della sua infanzia vissuta in un piccolo paese del Piemonte settentrionale: Promosello. Siamo nel lontano ’69, periodo famoso per le lotte studentesche e le battaglie per i diritti, ma si sa, nella sperduta provincia italiana queste proteste risuonano come un eco lontano. Nel paese la vita scorre lenta come un ruscello tra le strade di campagna. Ed è proprio vicino ad un ruscello che avviene la macabra scoperta che sconvolgerà la tranquilla routine del paese.
Pochi metri sottoterra viene infatti rinvenuto il cadavere di un bambino, un compagno di scuola di Tobia, il ritrovamento avviene il primo novembre, pochi mesi prima era stato ritrovato il cadavere di un’altra ragazzina anche lei scomparsa.
Dopo questa premessa la narrazione si concentra sull’infanzia di Tobia, un ragazzo timido che cresce in una famiglia semplice come tante che cerca di dare il necessario al figlio per consentirgli con gli studi di diventare medico, cosa che non era stata possibile per i genitori.
L’infanzia di Tobia è felice e spensierata, passa il tempo con gli amici sui monti piemontesi giocando all’aperto e arrampicandosi sugli alberi.
Proprio durante una delle sue sfide di coraggio con un amico, dall’alto di un ciliegio, Tobia vede per la prima volta Carolina, conosce così l’innamoramento, un sentimento puro e intenso, come solo i primi amori sanno essere.
Inizialmente ad aiutare Tobia a superare la sua timidezza ed inserirsi al meglio contribuisce molto Padre Camillo, un prete arrivato da poco in paese che ama circondarsi dei ragazzi organizzando giochi, gite e insegnando loro ad amare la natura e il piacere della lettura. Padre Camillo così diventa poco alla volta una figura di riferimento importante sia per Tobia che per Carolina.
La notizia della scomparsa e poi della morte di due bambini sconvolge il paese, si diffonde il terrore: a questo punto è chiaro a tutti che per le campagne si aggira un mostro che uccide i bambini. Questa notizia turba Tobia in maniera particolare, il ragazzino ucciso è infatti proprio quello con cui aveva fatto a botte il giorno stesso della sua scomparsa e in quel momento, dentro di sé, una parte di lui aveva desiderato liberarsi di quel ragazzo. Questo sentimento lo mette a disagio è tormentato dal senso di colpa e dalla vergogna.
Oltre a questo, altri eventi rompono per sempre l’equilibrio e la quotidiana serenità vissuta da Tobia a Promosello. Dei delitti viene sospettato qualcuno a lui vicino che Tobia sa essere innocente e poi lei, Carolina, in seguito al decesso di suo padre, la bambina è stata portata via, lontano, da una zia, e da quel momento non ha più dato notizie di sé.
Per questi motivi il ragazzo accetta la decisione dei suoi genitori di lasciare il piccolo paese di montagna per andare a vivere in Liguria. Una volta lontano dal paese, per paura di soffrire a causa dei ricordi, Tobia recide ogni legame tra lui e i suoi amici d’infanzia e decide di cancellare anche il ricordo di Carolina.
La seconda parte del romanzo si svolge quarant’anni dopo, dove ritroviamo Tobia adulto che ha realizzato il sogno dei suoi genitori è diventato medico legale e si è trasferito a Milano.
Ma nonostante le apparenze è un uomo insoddisfatto della sua vita, demotivato dal lavoro, vive da solo, dopo un matrimonio naufragato a causa dell’impossibilità di avere figli e ancora tormentato inconsciamente dal pensiero della morte che lo accompagna da quando era bambino.
Un giorno riceve la telefonata di Ettore, un ex compagno di scuola, e decide di tornare in paese per assistere al funerale di Lupo, il matto del paese, vecchio compagno di giochi a cui era molto affezionato. Un evento casuale che lo riporterà indietro per fare i conti con il passato, questa volta in maniera definitiva. Questa, infatti, diventa ben presto l’occasione per lui per cercare il colpevole di quei vecchi omicidi.
In realtà fin dall’inizio del romanzo si intuisce come il giallo sia solo “un pretesto per dar voce ai sentimenti del bambino che ero stato”, come scrive l’autore nella postfazione.
Lo stile di scrittura di Fovanna lirica e accattivante rapisce il lettore sin dalla prima pagina, rendendo la lettura più scorrevole e piacevole.
La divisione del romanzo in due parti è non solo temporale ma anche stilistica.
Una prima parte poetica e nostalgica lascia spazio ad una seconda più onirica e intimistica. Negli anni da adulto, infatti, il protagonista è angosciato da sogni ricorrenti che nella narrazione spesso si mescolano alla realtà che sta vivendo, un seguito di fantasmi che si trascina dietro dall’infanzia e da cui pare non essere mai riuscito ha liberarsi per sempre.
Due racconti diversi per due realtà diverse, non solo la città e la campagna, l’uomo e il bambino, ma un contesto storico sociale differente. Alla fine degli anni sessanta gli abitanti di Promosello non hanno ancora dimenticato del tutto i dolori della Seconda guerra mondiale, una pagina della storia legata alla resistenza che pesa ancora molto nella memoria e nella vita degli abitanti del paese.
La vita in provincia di quegli anni Settanta e raccontata con gli occhi ingenui dei bambini e dalla voce del protagonista in prima persona.
Ma Tobia e il paese non sono gli unici protagonisti del romanzo, un altro elemento centrale della storia è il tempo e il suo scorrere lento ma inesorabile. Un tempo che sembra essersi fermato nel paesello piemontese coi suoi volti avvizziti ma sempre uguali, i pettegolezzi e le malelingue, un tempo che scorre veloce in città ma che non riesce a cancellare i dolori più intimi, le ferite del passato che continuano a bruciare nonostante gli anni e la distanza. Tobia inconsciamente cerca un’occasione per tornare a Promosello per cancellare quel dolore, per mettere fine alle sue angosce, fare finalmente giustizia per quei delitti mai chiariti e per chi ne è stato ingiustamente accusato pagandone le conseguenze. E infine l’amore, quello mai dimenticato per Carolina e quel bacio mai dato.
Forse solo un amore inatteso ma desiderato, può finalmente placare la coscienza di Tobia e farlo ritornare a vivere. Dopo aver condotto per anni una vita senza emozione l’amore riesce a scacciare i fantasmi del passato e attraversare il tempo per ritrovare se stessi. Quella raccontata da Enrico Fovanna è una storia profonda e ricca di sfaccettature è una storia che racconta questo amore, prima di essere un giallo.
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