Vi piace il giallo storico? Oggi ne abbiamo per voi: recensiamo L’assassino di Pitagora di Marcos Chicot (www.marcoschicot.com), scrittore madrileno all’esordio nel nostro paese.
L’assassinio di Pitagora (Edizioni Salani, pp. 720, € 18,60) è un thriller storico di ampio respiro, ambientato nelle colonie della Magna Grecia sparse tra Sibari e Crotone, nelle quali si consumano enigmi, intrighi, amore e azione.
Siamo nel 510 a. C. Ormai settantenne, il filosofo Pitagora decide di designare colui che sarà il suo successore alla guida dell’ordine da lui fondato. I canditati sono i cosiddetti grandi maestri della confraternita. Ovvero: Cleomenide, Evandro, Ipocreonte, Oreste, Daaruk e Aristomaco. Mentre tutti quanti stanno brindando nel Tempio sacro delle Muse, qualcuno depone «la propria coppa con un movimento brusco». Pitagora si volta «seguendo il rumore» e si ritrova a guardare Cleomenide, il quale lo fissa con «gli occhi spalancati che sembrano uscire dalle orbite». Cerca di parlare, ma tutto quello che gli riesce è l’emissione di un «gorgoglio che gli riempie la bocca di schiuma». Poco dopo stramazza al suolo privo di vita.
Preoccupato per l’avvelenamento da mandragola bianca di uno dei suoi successori, Pitagora invia a Sibari la figlia Arianna per chiedere all’investigatore egizio Akenón – figlio di un suo caro amico- di condurre le indagini sulla morte di Cleomenide. Egli accetta l’incarico e parte alla volta di Crotone. Ma la sua presenza all’interno della comunità, non ferma la mano dell’assassino: i candidati alla successione muoiono ciascuno in un modo atroce. Qui l’autore adotta vari stratagemmi, riuscendo a infittire sempre più il mistero. Come fa l’omicida a conoscere così bene la dottrina pitagorica se non è né un maestro né un iniziato o discepolo? Come riesce a superare addirittura lo stesso Pitagora scoprendo delle verità matematiche a cui nemmeno il grande maestro é riuscito ad accedere?
Chi è l’uomo mascherato che si aggira tra le campagne? Come riesce con il solo incantamento della parola a piegare tutte le menti al proprio volere?
Questi sono solo alcuni degli interrogativi che il lettore si pone cercando di risolvere l’enigma che si cela dietro a tanto spargimento di sangue. L’assassino anela all’annientamento totale di Pitagora, alla distruzione di tutte le sue certezze matematiche, etiche e politiche.
Un giallo magistralmente diretto da Marcos Chicot che riesce ad avvincere l’interesse del lettore fino all’ultima pagina. Nell’excursus del libro l’autore presenta le pagine di una Enciclopedia matematica scritta da Socram Ofisis nel 1926. Esse narrano dapprima la storia di Pitagora, e in seguito, presentano al lettore i contenuti matematici tipici della dottrina del grande maestro. Ovvero: il pentacolo, il pi greco, la sezione aurea, il teorema di Pitagora e i numeri irrazionali. Leggendoli si crede che questo volume nozionistico sia stato effettivamente scritto. In realtà questo è un artificio dell’autore, il cui nome non a caso è Socram al contrario.
Il libro è fedele ai fatti storici del VI secolo a. C. e se alcuni personaggi sono il frutto dell’immaginazione di Chicot, altri sono effettivamente esistiti. Questi ultimi sono il generale Milone, il politico Cilone, Pitagora e la moglie Teano (con la figlia Damo), il capopopolo sibarita Telis e il maestro Evandro.
Agli amanti del thriller è consigliata la lettura di questo romanzo storico, poiché oltre ad avere una trama incalzante e ben congegnata, permette ai non addetti ai lavori di conoscere sia principi filosofici che matematici della dottrina pitagorica.
Veronica Bergamelli
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