Oggi al Thriller Café siamo in vena di brindare, perché torna disponibile in libreria una pietra miliare del thriller italiano. Stiamo parlando di “Lazzaro vieni fuori” di Andrea G. Pinketts, edito, anzi ri-edito, da HarperCollins.
Se non avete mai sentito parlare di Andrea G. Pinketts (e la “G” puntata sta per Genio, by the way), un po’ vi invidio, perché vi aspetta un’esperienza letteraria che non dimenticherete facilmente. Nato a Milano il 12 agosto 1960 e, purtroppo, morto nel 2018, Andrea Giovanni Pinchetti è stato tante cose nell’arco-baleno della sua vita: un pugile, un modello, un esperto di serial killer prima che i serial killer diventassero di moda, un giornalista d’inchiesta, un Cannibale (nel senso del gruppo letterario, non della dieta antropofaga) e, soprattutto, uno scrittore. Soprattutto perché Andrea Pinketts è stato l’uomo che ha dato un senso all’espressione “senso della frase”. Anni fa, l’ho incontrato al Salone del Libro di Torino: io avevo sedici anni e i brufoli in faccia, lui una giacca giallo Tex Willer e un toscano in bocca. Brillava di luce propria e le parole gli danzavano intorno, insieme al fumo del sigaro. Speravo di diventare figo quanto lui un giorno, ma ormai ci ho rinunciato. È inutile sperare in qualcosa di impossibile.
Edito per la prima volta nel 1991, “Lazzaro vieni fuori” è il primo libro di Pinketts, e contiene, in nuce, tutto l’universo narrativo che seguirà con i romanzi successivi, tra cui “Il vizio dell’agnello”, che è a tutt’oggi il mio preferito. Protagonista della storia è Lazzaro Santandrea, di fatto un alter ego dello scrittore, con cui condivide la passione per la grappa (una consolazione a quaranta gradi) e le belle donne, non necessariamente in quest’ordine. Deciso a rivivere le emozioni dell’adolescenza, Lazzaro, che è ormai trentenne, sale su un bus scalcagnato per raggiungere Bellamonte una remota località montana nella provincia di Trento, teatro delle sue estati “in colonia” e dei suoi primi amori. Non sempre, però, rivivere il passato è una buona idea: “Il passato è bello perché è passato, prima era bello perché era presente. Se cercate di far diventare passato il vostro presente, come minimo sbagliate la coniugazione dei verbi.”
Soggiornando nell’Albergo Antico, che nel frattempo è stato rimodernato, il nostro detective per caso scopre un vecchio articolo di giornale in fondo a un cassetto: parla di un bambino scomparso anni prima, e qualcuno si è preso la briga di sottolinearlo. Per Lazzaro inizia un’indagine che si snoderà tra nani e ballerine, tra appuntamenti galanti e bevute importanti, alla ricerca di un mostro che ha lasciato dietro di sé una scia di sangue. Come definire i libri di Pinketts? Grotteschi, picareschi, pazzeschi. Fate voi. In ogni caso, vale la pena di leggerli non tanto per scoprire il colpevole, quanto per godersi il viaggio: “perché la vita, coi suoi misteri di Eleusi, i suoi segreti di Pulcinella, è il più strampalato e straordinario campo d’indagine possibile”. Ogni singola frase vi scoppierà in faccia come una granata: Pinketts aveva il senso della frase, ma non certo quello della misura.
Rileggere Pinketts a trent’anni dalla sua pubblicazione è stata un’esperienza interessante. Sicuramente, il testo è invecchiato bene e non ha perso il suo smalto. Ma se è vero che “non ci si può bagnare due volte nello stesso fiume”, come diceva un filosofo antico, è altrettanto vero, secondo me, che “non si può leggere due volte lo stesso libro”. Il libro è sempre lui, certo, ma noi no. Cambia la nostra sensibilità, cambiano i tesori che troviamo tra le righe. E così, se a sedici anni ammiravo la spavalderia di Lazzaro, il suo savoir-faire con le donne e la sua sete insaziabile di alcol e vita, oggi, leggendo le stesse gesta e le stesse boutade, ci leggo in filigrana la malinconia e la solitudine. “La vita non è sempre un granché, ma è tutto ciò che abbiamo. È la carta di credito con cui ti illudi di non pagare le emozioni che usi. È un assegno postdatato che ti dà un certo margine di tempo. L’amore è un assalto alla banca.”
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Articolo protocollato da Gian Mario Mollar
Libri della serie "Lazzaro Santandrea"
Lazzaro vieni fuori – Andrea G. Pinketts
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