Tommaso Scotti nasce a Roma nel 1984. Dopo un laurea in matematica si reca in Cina per approfondire la sua passione per le arti marziali. Si è poi trasferito a Tokyo dove ha conseguito un dottorato di ricerca e dove ora vive e lavora nell’ambito delle tecnologie finanziarie e pubblicitarie.
Esordisce nel 2021 con L’ombrello dell’imperatore che ha conquistato e affascinato il pubblico e la critica grazie al personaggio dell’ispettore nippoamericano Nishida e allo sguardo curioso e disincantato con cui racconta un Giappone inedito e spesso frainteso. E ora, cari attenti avventori del bancone di Thriller Café, recensisco per voi la sua seconda fatica letteraria: Le due morti del signor Mihara (Longanesi, 2022).
All’indomani della felice risoluzione del caso de L’ombrello dell’imperatore, l’ispettore Takeshi James Nishida della squadra Omicidi della Polizia di Tokyo si trova a dover far luce su un altro caso: la morte del ricco imprenditore, ormai in pensione, Takaji Mihara che è stato trafitto da un colpo di spada all’interno del suo lussuoso appartamento numero 4219.
Anche se il nuovo caso parrebbe essere di facile e veloce soluzione perché la polizia individua subito colui che, per presenza sul luogo del delitto e per movente, potrebbe essere il responsabile dell’omicidio, Nishida non è convinto e vuole vederci chiaro. Infatti, l’uomo, non solo continua a dichiarare con insistenza di aver, al suo arrivo, trovato Mihara già deceduto, ma le incongruenze e i riscontri autoptici piuttosto anomali faranno capire al nostro ispettore che il suo intuito anche questa volta non si è sbagliato.
Così l’occhio disilluso e disincantato di Nishida lo porterà a prendere coscienza che in quel Giappone, che lui tanto ama, ma dal quale spesso prende le distanze, esiste una realtà fatta di persone con identità che sfuggono al passato e al presente, come se mai fossero esistite…
Ma chi è veramente Takaji Mihara? Cosa è realtà e cosa è messinscena? Riuscirà il nostro ispettore nippoamericano Nishida a intravedere piccole anomalie e note leggermente stonate in una sinfonia altrimenti impeccabile?
Ero già stata affascinata, nel precedente romanzo, da questo personaggio che per caratteristiche e peculiarità davvero mancava nel nostro panorama letterario. Nishida risulta essere un bel miscuglio tra libertà, nei modi e nel parlare, tipicamente americani e rigidità e ritualità giapponesi
«Il sangue misto che gli scorreva nelle vene e si manifestava in due occhi così diversi da quelli dei suoi connazionali. Non solo nel taglio, né orientale né occidentale. Anche nel colore: uno marrone e uno azzurro. Un’anomalia genetica che sembrava la rappresentazione fisica della sua anima spaccata a metà tra oriente e occidente.»
Con stile fluido e dialoghi sapientemente orchestrati, l’autore mostra come la società giapponese è storia e attualità, spiazzante e lirica, non di facile comprensione, ma capace di coinvolgere.
Inoltre, Scotti, ha il merito di essere riuscito a tessere un ponte tra ciò che noi conosciamo del Giappone e ciò che è l’essenza di un paese al di là delle iconografie turistiche.
Tema predominante in Le due morti del signor Mihara è senz’altro il fenomeno, tanto misterioso quanto diffuso, degli “evaporati”. Uomini e donne, questi ultimi, che per problematiche finanziarie, disgrazie familiari o altro decidono di scomparire e di ricomparire, sotto altre spoglie, in tutt’altro mondo e in tutt’altra realtà. «Siamo come gocce di vapore. Sui bordi delle teiere, in un cestello di bambù pieno di ravioli o sulle finestre appannate nelle mattine di tardo autunno. Così vicini e così invisibili, siamo soltanto gocce di vapore in balia del vento e della grazia delle nuvole. E la nostra vita niente più che un sussurro.»
Originale è anche la trama strutturata in maniera differente da quella dell’ombrello. Nel romanzo precedente, infatti, era piuttosto lineare e faceva pensare al famoso gioco enigmistico denominato “unisci i puntini”. Qui, invece, ha uno sviluppo circolare e concentrico e il lettore, nel momento in cui crede di aver trovato il bandolo della matassa, si troverà spiazzato e dovrà percorrere un altro tragitto circolare.
Erano alte le mie aspettative su questo romanzo da pochi giorni in libreria perché il precedente mi aveva davvero incantata, ma Scotti anche questa volta non mi ha delusa.
Per cui, davanti a tanta maestria e raffinatezza non posso che fare un’unica cosa: prostrarmi in un profondo inchino (ovviamente in stile giapponese).
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Articolo protocollato da Luisa Ferrero
Libri della serie "Ispettore Takeshi Nishida"
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