La prima impressione che ho avuto leggendo il libro di Monica Bartolini è stata quella di sentirmi in famiglia. La famiglia del maresciallo Piscopo per l’esattezza. Napoletano doc a lavoro nella mia splendida Sicilia. Molto interessante, un gran miscuglio di quotidiana meridionalità.
Una gran bella famiglia la sua. Con il figlio, Francesco, promettente allievo della Scuola per marescialli a Roma e insoddisfatto del suo lavoro, che da orgoglio paterno si trasforma in spina nel fianco. Con Pina, sua moglie, donna di casa all’antica, chioccia e complice del marito. E soprattutto Tina, altro orgoglio di papà Nunzio, che all’occorrenza sa improvvisarsi valente, quanto improbabile investigatore, e quindi anche più spina nel fianco di suo fratello Francesco nel sensibile sistema nervoso del maresciallo Piscopo, alle prese con un’indagine particolarmente delicata. Ecco perché quando mi hanno detto cosa pensavo di questo libro ho risposto: “Uno legge un giallo e gli pare di stare in famiglia”. E, attenzione, io di famiglia fino a ieri avevo solo quella di Vigàta.
L’indagine è molto attuale e verosimile. Si tratta dell’omicidio di una giovane donna ritrovata all’interno di un’auto bendata e con le mani e i piedi legati. Un enigma complesso senza un movente palese. Un’indagine che si complica nel suo svolgimento, grazie anche ad un affascinante giornalista ficcanaso, che a sua volta cerca di scoprire la verità. Tutto normale, in fondo. La cosa insolita, ma del tutto insolita, è che oltre a questi due tradizionali metodi d’indagine se ne affianca uno del tutto anomalo: “L’astrologia”. Metodo diametralmente opposto ai due precedenti e al contempo privo di credibilità, a meno che le mappe astrali dei personaggi non siano azzeccate e frutto di una profonda conoscenza della materia, che applicata alla vicenda portano alla risoluzione del caso.
Personalmente ritengo geniale l’aver concepito l’astrologia quale metodo d’indagine nel panorama della letteratura gialla, oltre a rappresentare una gran ventata di freschezza innovativa. Un’idea vincente fino ad ora neanche pensata e sì che tra finzione e realtà siamo abituati a tutto, dalla presenza di medium ricchi di percezioni extrasensoriali a improbabili consulenti satanici. Beh, da oggi almeno nella fantasia, c’è anche l’indagine astrologica prospettata in modo semplice ed efficace, dalla penna fluida e originale di Monica Bartolini.
Altro punto di forza de Le geometrie dell’animo omicida, è l’introspezione psicologica dei personaggi narrata con semplicità razionale, disarmante e del tutto completa, con un linguaggio talmente scorrevole da far sentire il lettore, solo dopo poche pagine, padrone delle dinamiche dell’indagine e amico di vecchia data della famiglia Piscopo, con la rara naturalezza di essere presente e parte della storia, che non è mozzafiato, o ricca di colpi di scena magistrali, ma soltanto semplice, dato che si adatta perfettamente alla realtà italiana degli ultimi anni.
I miei complimenti a Monica Bartolini e ai suoi audaci editori, ora però, aspetto il prossimo libro per ritornare a casa, nella mia adottata famiglia Piscopo.
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