Recuperiamo oggi su Thriller Café il primo romanzo noir di un autore che, prepotentemente negli anni, si è fatto conoscere e ha conquistato un posto nelle nostre biblioteche. Con Le molliche del commissario, edito da Giunti nel 2015, Carlo F. De Filippis ci presenta il personaggio del commissario Totò Vivacqua, con le sue contraddizioni e con la sua forza travolgente. È proprio lui il protagonista indiscusso di questo romanzo, imponendosi nella nostra memoria per i suoi modi, la sua intensità e la sua passione.
De Filippis ci presenta il commissario come “un uomo atipico che vede le cose per quelle che sono, anziché come dovrebbero essere”, secondo la definizione che ne dà il questore Renier, detto il Doge. Totò Vivacqua, cinquantunenne, palermitano d.o.c. trapiantato a Torino, alto, forte, conserva sul proprio corpo le medaglie del suo mestiere: cicatrice da arma da fuoco al torace, ferite diverse da arma da taglio e costole del lato sinistro fratturate a causa di una pallottola contro il giubbotto antiproiettile. Vivacqua è sposato da ventidue anni con Assunta Bellomo, psicologa dell’età evolutiva part-time e casalinga ed è padre di Fabrizio e Grazia. Insomma, un uomo come tanti, ma uno sbirro come pochi. Totò Vivacqua sa, infatti, che in ogni delitto “c’è sempre una mollica, anche piccola, basta avere occhi buoni per trovarla” e con questa convinzione lavorerà a capofitto nella settimana più dura dell’intero commissariato torinese.
Iniziando dal feroce e crudele delitto di un vecchio prete, Don Riccardo, rinvenuto con il viso sfigurato e la mano pressoché amputata di fronte all’altare maggiore della chiesa della Santissima Trinità, alla scoperta del cadavere di un’avvenente femme fatale, musicista e protagonista della Torino bene, passando per le vicende misteriose e macabre di una delle più ricche famiglie di Torino. Non uno, bensì due delitti complicati che Vivacqua scambierà e ricambierà con il suo vice Santandrea, detto il Giraffone, cercando di venirne a capo soprattutto quando, per un episodio al limite, l’intera squadra sarà posta sotto procedimento disciplinare, con la manovalanza sospesa addirittura dal servizio. Solo le capacità eccezionali, la freddezza necessaria nelle situazioni più complicate, permetteranno al nostro commissario di arrivare alla sorprendente verità delle cose.
Un romanzo d’esordio che è tutto, fuorché un’opera prima. Ha in sé tutti gli elementi di un gran bel giallo, possiede le caratteristiche per essere considerato un noir, è vivo, è dinamico e soprattutto non si trova una sola pagina noiosa o buttata lì a caso, priva di utilità per lo svolgimento della trama.
Il merito va all’autore, come detto, per aver dato i natali ad un personaggio così emozionante, un uomo vero, che cerca la verità, che crede nel suo lavoro e nei suoi uomini, e che lotterà, anche solo, per risolvere i casi e riportare l’ordine nel suo commissariato. Non è difficile affezionarsi a questa nuova figura così ben caratterizzata, che esprime la passione siciliana nelle imprecazioni, nei pensieri e nelle stesse scelte che compie, regalandoci una storia bella, coinvolgente, con quel pizzico di effetto sorpresa, con quel vedo-non-vedo, come se la verità potessimo quasi afferrarla, ma essa si nasconde ai nostri occhi dietro un vetro di una finestra in ombra.
De Filippis ha davvero centrato l’obiettivo di stupire piacevolmente un lettore diffidente, regalando un romanzo a tratti anche divertente, scritto decisamente bene, con trame e sottotrame numerose, ma mai inutili, sempre ben intrecciate; ed indagini capillari, che ci porteranno spesso fuori strada, costringendoci a fare il punto e a tornare sui nostri passi per meglio comprendere le vicende, sorridendo dei dialoghi realistici e crudi dei personaggi, della complicità e pazienza della moglie Assunta, e costringendoci a scendere negli abissi dell’avidità dell’uomo, scontrandoci con le maschere dell’ipocrisia dell’alta società torinese e della Chiesa.
Insomma, un romanzo consigliatissimo, divertente ed entusiasmante per passare un bel pomeriggio nelle strade di Torino.
Recensione di Nicola Agrelli
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- De Filippis, Carlo F. (Autore)