Si sarebbe potuto intitolare anche Dal 21 al 28 febbraio, oppure La settimana o anche In lotta contro il tempo, perché questo romanzo – pur sostanzioso (sono oltre 560 pagine) – scalpita a ritmo vibrante nell’arco di sette giorni, quelli che mancano alle prime avvisaglie di lockdown.
Siamo a febbraio del 2020 e la UACV di Milano, Unità di Analisi del crimine violento, diretta dal vicequestore Pinducciu, nell’arco di un paio di giorni viene impegnata prima nella ricerca di un pericoloso delinquente seriale poi degli assassini di un gioielliere a cui, nei successivi tre giorni, si aggiunge anche la scomparsa di una cassiera apparentemente senza alcun collegamento.
Sette soli giorni per capire chi rapisca le donne, tagli loro una mano, la dipinga e la recapiti assieme ad un mazzo di fiori, per trovare chi ha crivellato il settantenne che nel suo caveau conservava 70 milioni in diamanti e ritrovare Ester, e poi anche Margherita. Sono in mano al serial killer delle mani mozzate? Esiste un nesso con la rapina in gioielleria?
Se nella maggior parte dei casi le indagini incedono lente e macchinose, mangiandosi il tempo e le energie degli investigatori, qui Mandelli e i suoi non possono permetterselo, l’avanzata del Covid è inesorabile e a breve occuperà anche le loro risorse. Ma per fortuna un evento inatteso smuove la massa immobile di supposizioni e informazioni e l’indagine precipita come una slavina. La squadra non si lascerà travolgere: nessuno di loro, dei fantasiosi e diversissimi componenti, pur stravolti di stanchezza (ecco il titolo), imbibiti di caffè e a turno provati da singoli deragliamenti personali, mette in dubbio il buon esito del loro lavoro, la scoperta dei responsabili degli atroci delitti su cui indagano e la loro cattura. Il loro segreto è un grande rispetto reciproco e un senso del dovere rigoroso amalgamati – senza smancerie – dall’affetto che li lega tra loro e ai loro cari. Mario Mandelli, “capo” di tutti, adora sua moglie Marisa, abile meccanico sentimentale; Antonio Casalegno, tombeur de femmes, resiste alle incursioni della bella dott.ssa Sileri, ma si sdilinquisce per la figlia Valentina; Marica Ambrosio, già campionessa nazionale di lancio del giavellotto, non resta immune al fascino nerd di Samuele Mac Zilli, ex hacker oggi consulente della questura.
L’autore è esordiente ma proviene dal mondo della comunicazione, dell’editoria e delle relazioni. Ha fondato la piattaforma editoriale di podcast Storie libere. Ha uno stile molto particolare, costruito anzitutto su un’ampia documentazione per cui ci insegna, per esempio, cosa sia il codice Monza, ossia un linguaggio in uso un tempo tra i poliziotti milanesi, piuttosto che i first responders, ossia le forze dell’ordine che si portano sul luogo del delitto per primi.
Ma la sua cifra narrativa si riconosce da altre particolarità come la chiusa di ogni capitolo, agrodolce e a volte tenera, come quella in cui una ragazzina, ancora turbata dal rinvenimento di un cadavere, equivoca le lacrime che vede negli occhi dei poliziotti, reduci dalla sala autoptica ove si sono spalmati l’unguento balsamico attorno alle narici.
Cerone regala una storia originale, in cui non ci sono super eroi, anzi, non mancano scene inusuali in cui i “buoni” subiscono attacchi pesanti e rischiano anche l’incolumità, e la costella di piccole belle espressioni, da mutuare e magari riutilizzare nel nostro frasario, come l’“esperto maratoneta del dolore” o la “mediocrità giovanile con prospettive digitali, al massimo affacciata sui selfie del mattino dopo”. E la ambienta bene in una Milano che rappresenta “un concetto che s’innerva sottopelle e induce una dipendenza subdola, quasi inconsapevole”.
Attendiamo il tuo prossimo romanzo, Gian Andrea.
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Articolo protocollato da Alessia Sorgato
Libri della serie "Commissario Mandelli"
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