Chi entra al Thriller Cafè oggi sentirà in sottofondo John Legend e i Roots che suonano “Compared to what?”. Si, perché è proprio questo il motivo che ci propone Michael Connelly nel suo ultimo lavoro “Le ore più buie” (Piemme, traduzione di Alfredo Colitto) quando all’inizio del romanzo fa incontrare due tra i suoi personaggi più famosi, Renée Ballard e Harry Bosch.
Siamo in piena pandemia, nella notte di Capodanno tra il 2020 e il 2021. Los Angeles è sconvolta dalle rivolte del Black Lives Matter che si incrociano con i festeggiamenti, che sono sempre molto “rumorosi” e prevedono spesso anche spari e azioni violente che la polizia deve controllare. Inoltre, una coppia di stupratori seriali, gli Uomini della Mezzanotte, spargono il terrore a Hollywood, proprio il distretto dove Ballard presta servizio. In pattuglia con la partner Lisa Moore, proprio subito dopo lo scoccare della mezzanotte, Ballard scopre un cadavere, apparentemente colpito da una pallottola vagante. Ma con il fiuto che la caratterizza, la detective, analizzando meglio la scena, scopre che si tratta di un omicidio. Che, sommatosi ai crimini degli stupratori seriali, occuperà Renée nei primi giorni dell’anno.
Connelly torna alla grande con i suoi eroi. Con il suo classico stile hard boiled losangelino, sulle orme dei grandi Hammett, Chandler, Ellroy, a ricordarci come si costruisce una storia mozzafiato dentro alla realtà e alla Storia dei nostri giorni. La polizia di Los Angeles è alle corde, proprio come avviene fuori dal romanzo, le proteste dilagano per l’uccisione di George Floyd, cresce il movimento Black Lives Matter e cresce l’insofferenza della popolazione per il Covid. Purtroppo la reazione non è all’altezza, ci si rifugia nella burocrazia e questo a Ballard proprio non piace. Bosch, che la polizia l’ha già lasciata, è già oltre, lui lavora come detective privato per i suoi clienti. Ma gli Stati Uniti vivono ore dolorose: dentro il romanzo Connelly ci racconta il drammatico assalto al Campidoglio dell’epifania 2021. Siamo nel classico alternarsi di realtà e finzione che rende verosimile e quindi più coinvolgente l’intreccio.
Il ritmo è quello del sottofondo suggerito sopra. Un rap che nasce dalle radici blues e soul, come Connelly nasce da Hammett. Incalzante, ci trasmette il senso dell’urgenza. Crescente con il passare delle pagine, segue l’evolversi delle indagini. Renée Ballard è la vera eroina del romanzo. Siamo proprio vicini agli studios, dove è nato un altro movimento che fa da sfondo a questo lavoro, il MeToo, contro gli abusi sessuali. Ballard è molto schierata in difesa delle donne e trascina anche Bosch in questa partita. Apertamente e fortemente pro-vax, Ballard non è un’eroina decadente, ma è responsabile, sollecita a tutti l’uso delle mascherine, porta a forza Bosch a vaccinarsi. Trasuda passione e forza di volontà.
Los Angeles non concede nulla allo stereotipo che la vuole fatiscente e devastata. Anzi, è bellissima nelle descrizioni di Connelly, ed è soprattutto una città in mano a gente “normale”, nel significato migliore che ha questo aggettivo. Gente che compie con tranquillità le proprie dignitose azioni quotidiane. Certo, esistono anche le Gang, ma al contrario di quello che ci propinano molte serie dozzinali, non sono loro a controllare la città con la droga, ma la stragrande maggioranza delle persone che conducono esistenze decorose.
Ma più di tutto, “Le ore più buie” è un grandioso omaggio alla dignità del lavoro. Alla dignità di chi si sacrifica e non si imbosca, di chi va fino in fondo perché ci crede, di chi sa che non ci si potrebbe mai arrendere al degrado. Quindi quando uscirete dal Thriller Café oggi, sentirete un’altra canzone di John Legend e dei Roots, “Wake up”. Vi ricorderà, come fa Connelly in questo meraviglioso romanzo, che anche nelle ore più buie, bisogna alzarsi in piedi e tenere la schiena dritta. Fino alla fine.
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