Kierk Suren ha finito i soldi, vive in macchina e la sua vita sembra essere risucchiata in una spirale discendente, e nessuno direbbe che quel giovane homeless è in realtà un brillante neuroscenziato con un Phd – abbandonato – alle spalle. Nella consapevolezza di dover rimettere ordine nella propria esistenza, Kier trova un’ancora di salvezza nell’inaspettata ammissione a un prestigioso progetto di ricerca scientifica a New York.
Kierk torna ad appassionarsi alla scienza, e con l’affascinante collega Carmen si dedica giorno e notte alla ricerca della radice della coscienza: dov’è la sua sorgente, in quale parte del cervello risiede? Da dove nascono quelle intuizioni improvvise, quelle rivelazioni che sono in grado di illuminare il percorso di un’esistenza?
Tra vivisezioni di scimmie, proteste animaliste, colleghi alle prese con proprie crisi profonde, Kierk deve affrontare anche la misteriosa morte di un collega, in un romanzo che prende tra le altre anche la direzione del giallo.
Romanzo sperimentale, vitale, debordante, Le rivelazioni può difficilmente essere incasellato in una definizione statica e definitiva, e spetta al lettore scegliere quale livello di lettura gli è più affine: ci sono echi del romanzo di formazione, digressioni filosofiche sulla natura della coscienza e della scienza, ma si può navigare nelle atmosfere di una New York vivida e brillante che ricorda però da vicino la distopia di Blade Runner, farsi intrigare dalla vita sentimentale sregolata di Kierk e – ovviamente – seguire il sentiero di briciole alla ricerca dell’assassino. E il livello del giallo è quello che pare dare ordine al romanzo, nel quale il protagonista Kierk Soren si mette alla ricerca della verità con metodo deduttivo, rendendo in qualche modo omaggio al metodo scientifico di Sherlock Holmes, con un linguaggio duro e diretto degno dei migliori hard boiled.
E fin qui Le rivelazioni potrebbe spaventare il lettore per la sua ambizione, ma il romanzo è sorprendentemente – data la sua complessità – una piacevolissima lettura: quello che potrebbe facilmente diventare un esercizio di presunzione si rivela con ogni probabilità il frutto di una di quelle fortunate menti che uniscono raffinatezza, profondità e cultura a una necessità – quasi un’urgenza – espressiva sincera.
Erik Hoel gioca con il lettore, che diventa una sorta di cavia da esperimento letterario: mentre insegue l’assassino attraverso una serie di colpi di scena si trova davanti a digressioni scientifiche, citazioni pop e omaggi a David Foster Wallace, Hello Kitty e ai film d’azione, si imbatte nelle domande fondamentali dell’esistenza e in personaggi che lasciano il segno.
La nostra società – o la nostra limitatezza – ci ha abituato a pensare all’arte e alla letteratura come il terreno fertile della creatività e dell’emotività, mentre le scienze sono considerate fredde e razionali: Hoel cerca di andare oltre questa banalizzazione, e trova nella letteratura un mezzo per parlare di scienza, passione, filosofia, amore e morte.
Il risultato è brillante, psichedelico, debordante. Forse non è un romanzo per tutti, ma vale la pena di farsi assorbire in questo viaggio (verrebbe da dire in questo trip) pieno di vita.
Un’avvertenza però è necessaria: il tema della vivisezione è molto presente, alcune parti sono veramente difficili da leggere e potrebbero urtare la sensibilità e la coscienza di chi è sensibile a queste tematiche.
Erik Hoel ha conseguito il dottorato in neuroscienze presso l’Università di Madison, Wisconsin. Ha lavorato come ricercatore alla Columbia University ed è stato visiting scholar presso l’Institute for Advanced Study di Princeton; attualmente è assistente di ricerca alla Tufts University. Nel 2018 Hoel è stato nominato tra i 30 migliori scienziati under 30 da “Forbes”. Le rivelazioni è il suo romanzo d’esordio.
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