HarperCollins Italia pubblica Le spose sepolte di Marilù Oliva romanzo che, se ce ne fosse ancora bisogno, consacra la scrittrice bolognese dentro il ristretto novero di quelle autrici italiane che sanno allargare i confini del genere. Non abbiamo scelto casualmente la parola “autrici”: Le spose sepolte rappresenta l’ultima tappa, per ora, di un percorso composta da scelte precise e consapevoli, da una maturazione della lingua e una ricerca di tematiche e, su tutto, da una grande sensibilità e attenzione verso le donne. Tutti elementi che, uniti a uno stile sempre più identificabile, appartengono appunto più alla sfera dell’autore che a quella dello scrittore che preferisce sfornare tot titoli all’anno senza riflettere più di tanto sulle implicazioni e potenzialità del suo mestiere.
Donne, abbiamo detto. Tutta la produzione letteraria di Marilù Oliva è abitata da donne significative, importanti, ma ne Le spose sepolte questa attenzione esplode e porta a risultati che troviamo in linea con l’attualità e che, per puro caso, trova anche rimandi nella recente produzione televisiva. Il paese di Monterocca ricorda infatti, alla lontana e con tutti i dovuti distinguo, la cittadina presente nella serie tv Godless, il western creato da Scott Frank e Steven Soderbergh.
Queste le premesse con cui approcciamo e recensiamo Le spose sepolte; qui il giudizio del nostro Nicola Campostori.
L’efferato omicidio di un uomo, sgozzato e trafitto da spilli, che qualche anno prima era finito sotto processo con l’accusa di aver ucciso la moglie ma era stato assolto perché il corpo della coniuge non era stato trovato dà il via alla trama. Nel sangue della vittima sono state rilevate tracce di un particolare tipo di Pentothal prodotto soltanto dall’azienda farmaceutica di Monterocca. Si tratta di un piccolo borgo vicino a Bologna, protetto da mura, barriere naturali e divieto di accesso per le auto, che da quindici anni rappresenta un’incredibile eccezione essendo governata quasi esclusivamente da donne.
Ad occuparsi del caso c’è Micol affiancata dal collega Iacobacci e dal loro capo Maccagnini. La poliziotta ha una cicatrice sul viso, ricordo che le ha lasciato la sua amica del cuore quando da adolescenti erano innamorate dello stesso ragazzo. È una donna caparbia ma imperfetta: sin dalle prime pagine commette errori (dovuti ai problemi col fidanzato e ad una madre invadente) proprio di fronte al suo superiore. Nel corso degli eventi alternerà intuizioni importanti (lei, razionalista convinta, dovrà spesso confrontarsi coi velati suggerimenti che le arrivano in sogno) e momenti di fragilità.
Parallelamente alle indagini, brevi capitoli in corsivo ci raccontano l’agghiacciante storia di una bambina costretta a subire violenze fisiche e psicologiche dalla sua babysitter che dimostra un’infinita cattiveria gratuita, fino ad un tragico epilogo che la segnerà per sempre.
Mentre le ricerche proseguono, vengono compiuti altri due delitti: le vittime sono ancora mariti accusati ma mai condannati per gli omicidi delle mogli. La paura di un serial killer comincia a farsi concreta, anche perché sembrano chiare le sue motivazioni, e di donne da vendicare ce ne sono all’infinito.
L’isolamento di Monterocca dal resto del mondo ne fa più un luogo utopico che una versione allargata della classica camera chiusa. Tutto sembra funzionare alla perfezione. In quell’atmosfera quasi fiabesca, anche un’erborista acquista un’aura magica che avvicina i suoi rimedi a pozioni portentose. Il passaggio da maga a strega è però breve; scavando sotto la superficie idilliaca si scopre infatti che nella cittadina tutti hanno qualcosa da nascondere: piccoli peccati, segreti che è meglio occultare. Tra le antiche mura si cela anche il colpevole?
Intanto Micol una notte, nel bosco, fa una macabra scoperta: un cimitero di scimpanzé. Gli animali sono stati usati come cavie dal laboratorio fiore all’occhiello del paesino. Anch’esso, evidentemente, ha qualcosa da nascondere.
Marilù Oliva ha una scrittura pulita e originale. Costruisce un giallo con tutti gli elementi del genere attorno al tema del femminicidio (pur affrontando anche altri argomenti, come la sperimentazione sugli animali). La questione femminile emerge anche dal rapporto che la protagonista ha coi suoi colleghi. In particolare, Micol ritiene che il capo la tratti in maniera differente rispetto ai poliziotti maschi: quando fa bene lo dà per scontato, perché una donna deve rimboccarsi le maniche per dimostrarsi all’altezza; quando sbaglia il giudizio è più pesante.
I toni leggeri dell’autrice attutiscono il racconto che, a ben vedere, parla di feroci delitti e relazioni intrecciate dalle quali scaturiscono gelosie e meschinità. Neanche l’ideale Città delle Donne è al riparo dalla furia dei sentimenti degli esseri umani.
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- Oliva, Marilù (Autore)