Mai scatenare la rabbia dei calmi, dice quell’antico adagio popolare.
Perché è proprio nel momento in cui la violenza controllata rompe i suoi argini, che si può vedere il vero volto del maligno.
E vi assicuro, amici miei, non è proprio un bel vedere.
Fin da quando i romanzi si scrivevano in latino, la figura della Donna Vendicatrice ha trovato alloggio al primo piano dell’Hotel degli Orrori dell’immaginario collettivo.
La preda che diventa cacciatrice, dilaniata nel profondo del suo intimo dall’abuso maschile (tematica che, ahimè, è di scottante attualità), trasformata dalla crudeltà altrui.
La donna che rompe gli stupidi schemi sociali, esce dalla sua crisalide sotto forma di farfalla velenosa pronta a mietere morte tra chi ha osato turbare il suo sonno di bruco.
La vendicatrice, che fantastica figura per un romanzo.
Così reale e nel contempo così plasmabile.
Ora è Ruth, la perfetta mogliettina succube dipinta dalla penna del maestro dell’Horror Stephen King ne “Il Gioco di Gerald”
Ora fa visita al subconscio Lansdaliano, partorendo lo splendido personaggio che è Sunset Jones, protagonista di “Tramonto e Polvere” (tra parentesi forse il miglior romanzo di Joe Lansdale, sottovalutato da critica e lettori).
Un fil rouge, quella della donna vendicatrice, che unisce secoli di letteratura ed arte drammatica.
Sempre attuale.
Mai banale.
Era il 431 a.C. (non proprio l’altro ieri, non avevano ancora inventato l’E-book…), festa delle grandi Dionisie, che calcava la scena per la prima volta la Medea di Euripide, madre di tutte le donne vendicatrici ed archetipo della vittima carnefice che esplode in tutta la sua efferata crudeltà.
Sono passati ad occhio e croce 2440 e spicci anni e Cut-Up edizioni propone un opera che è la celebrazione senza se e senza ma della donna guerriera.
Diciotto racconti di violenza efferata dipinta di rosa.
Diciotto colpi di pistola (tanto per parafrasare i Green Day) che lasciano il lettore senza parole ed a bocca aperta, incredulo di fronte alla violenza inaudita che sgorga a fiotti dalla rabbia del “sesso debole”.
Il noir si tinge di rosa e sposta il suo equilibrio sulla lotta tra sessi, uno scontro che, come sottolinea Alan D. Altieri nella prefazione all’opera, è inevitabile e quanto mai sanguinosa.
Dalla donna strega alla donna guerriera, dalla vendicatrice coatta alla medium spietata, ce n’è per tutti i gusti.
Un’opera secca, genuina e spietata.
Un romanzo godibile e di denuncia, che insegna come anche il noir non sia soltanto pugni e pallottole, ma possa avere anche una valenza sociale.
Il tutto condensato nella dimensione del racconto. Fresco, veloce, che si beve in una sera prima di andare a dormire.
E sognare sogni brutti.
Gli uomini, non serve neanche precisarlo, sono avvisati…
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