Un’occasione persa. Questo è quello che viene in mente al termine della lettura del terzo volume de Le Vendicatrici, di Massimo Carlotto e Marco Videtta. Un’occasione persa, o comunque non sfruttata a dovere.
Perché questo penultimo capitolo si incentra su Sara, il personaggio indiscutibilmente più interessante tra le quattro donne messe in scena dagli autori. E con nel piatto un passato misterioso, una personalità forte e un trauma recente (come apprendiamo nel secondo libro) che rischia di fare andare a picco la personalità della donna, c’erano tutti gli ingredienti per invogliare il lettore a tuffarsi nelle circa duecento pagine del libro per scoprire finalmente tutto ciò che era accaduto. Ma il risultato è un piatto sapido, con molto mestiere e poca passione.
Scopriamo che Sara apparteneva ai corpi speciali, e che la sua vita è stata segnata da un antico trauma: il sequestro e la morte del padre, figura mitizzata ed emblema della propria fanciullezza brutalmente strappatale via. Ora tutta la sua esistenza è focalizzata nella ricerca della vendetta, un obiettivo che l’ha pian piano disumanizzata, rendendola incapace di qualsiasi affetto. Un’ossessione che la consuma e che allo stesso tempo costituisce l’unico stimolo per svegliarsi ogni mattina e affrontare un nuovo giorno. Nella vita di Sara non c’è spazio per nient’altro, nemmeno per l’amore di Rocco Spina, suo ex collega, che più volte tenta di distoglierla dalla sua missione attirandola con la tentazione di una vita normale, ma che Sara respinge senza troppi ripensamenti fino ad allontanarlo del tutto, vinta dalla propria aridità.
Tutto il romanzo è strutturato come una quest, un percorso accidentato alla ricerca degli autori del sequestro del padre, condotta indizio dopo indizio, nome dopo nome. Un compito improbo anche per il più scaltro e tenace degli investigatori, ma che – con qualche forzatura narrativa che nel libro viene passata per fortuna – conduce infine alla meta. Gli autori disseminano il libro di indizi che andranno poi a comporsi nel climax finale, ma la potenza della rivelazione si sgonfia a causa della prevedibilità del colpo di scena. E soprattutto – e qui sta il nocciolo dell’occasione persa – dal modo maldestro con cui viene gestita la scena principale, in cui il colpo di scena dovrebbe esplodere con tutta la sua potenza ma che appare sin dalle prime battute artefatto e irrealistico. Un dialogo dall’alta potenzialità drammatica che si svolge invece con il freno a mano tirato, e il risultato finale è parecchio insoddisfacente, a tratti persino irritante. Non diciamo di più per evitare spoiler a chi si avvicinerà al libro, ma va concesso che – sino al finale – è comunque un romanzo godibile. Il mestiere si vede, sia nell’intelaiatura della trama, che procede in maniera lineare, sia nella scrittura, come al solito agile e mai pesante, fatta soprattutto di dialoghi e di una voce narrante impersonale e discreta, quasi a voler lasciare che siano i personaggi a raccontare loro stessi sul palcoscenico messo in piedi dalla storia.Insomma, un terzo appuntamento un po’ sottotono, che smorza un po’ il giudizio sulla serie. L’ultima vendicatrice, Luz, chiuderà la quadrilogia.
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