Carlo Lucarelli nella prefazione conclude con: “Bello. Bellissimo”.
Io ci posso aggiungere un mio personale “bellissimissimo”?
In “Le vie della katana” (Feltrinelli), Colaprico ci regala un’affascinante, complessa raccolta di racconti che esplora i meccanismi più contraddittori del male e della (onnipresente) “mala” degli ultimi cinquant’anni.
L’autore dimostra una straordinaria capacità di utilizzare le parole come uno strumento affilato, in grado di scolpire con precisione l’anima dei personaggi e l’ambiente in cui si muovono. In queste pagine, la violenza, la paura, l’inganno, il desiderio e l’amore si intrecciano e ogni storia è un frammento di una realtà che non smette mai di evolversi.
Colaprico, con la sua penna versatile, dipinge un’Italia sporca fino al midollo, attraversata dalla corruzione, dalla criminalità organizzata e dalle tensioni politiche e sociali, tracciando un’immagine vivida della nostra epoca. Milano (la città di M. per chiamarla come farebbe l’autore), città emblematica e spesso protagonista, si trasforma nel palcoscenico privilegiato di queste vicende, ma l’autore non si limita a confinare il suo sguardo: da Nord a Sud, dall’Italia all’Estremo Oriente, ogni racconto è un tassello che contribuisce a costruire una narrazione corale e universale del Male. Le sue storie, arricchite da una varietà di toni che spaziano dal noir, all’ironico, offrono una riflessione acuta sulla natura umana e sulle forze che la plasmano.
Tra i racconti che mi hanno coinvolta maggiormente c’è “L’Acrobata“, che porta in scena una storia tra ladri (che poi rubano ai ladri!). Ma anche in Miele, cicoria e pizzini il punto di svolta è del tutto inaspettato.
Poi c’è un personaggio ricorrente – uno dei celebri protagonisti dei libri di Colaprico – Corrado Genito, un ex agente per la sicurezza dello stato che poi si mette in proprio che viene coinvolto di volta in volta nella risoluzione di crimini e omicidi ben congegnati e feroci.
Questa raccolta avvincente vede l’anima del maestro del noir che s’intreccia a quella del grande giornalista per dare vita, creando un crescendo di azione e pericoli, di colpi di scena e trame sotterranee. Il risultato è una narrazione intensa e vibrante, in cui luci e ombre si mescolano per dipingere un volto realistico della realtà contemporanea, carico di un fortissimo sapore di verità.
Vi state chiedendo il perché del titolo? Perché “mille sono le vie della katana per trafiggere il cuore perverso”. E ora non vi resta che conoscere tutti questi ‘tagli’ di racconto in racconto.
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