Paolo Roversi (Suzzara, 1975) è un giornalista, sceneggiatore e scrittore italiano. Oltre ai libri per ragazzi e i thriller pubblicati per SEM, è famoso per la sua serie con protagonista quello che è un po’ il suo “alter ego”: il giornalista Enrico Radeschi. Di seguito la serie completa:

Blue Tango – noir metropolitano (Stampa Alternativa 2006, riedito nel 2018 da Marsilio); La mano sinistra del diavolo (Mursia, 2006 con cui ha vinto il Premio Camaiore); Niente baci alla francese (Mursia, 2007); L’uomo della pianura (Mursia, 2009); La marcia di Radeschi (Mursia, 2012); La confraternita delle ossa (Marsilio, 2016); Cartoline dalla fine del mondo (Marsilio, 2017); Alle porte della notte (Marsilio, 2019); Il pregiudizio della sopravvivenza (Marsilio, 2021) e ora cari amici del Thriller Café recensisco per voi l’ultima avventura: L’eleganza del killer (Marsilio, 2022).

«Aspettare fa parte del mestiere, così da quasi due ore sorseggia senza fretta la sua minerale. Non si tratta di un’acqua qualsiasi, viene dalla Finlandia e sgorga da una sorgente del circolo polare artico. Costa come lo champagne ma ha il vantaggio di mantenerlo sobrio. E lucido. Non può permettersi di essere anche solo approssimativo in quello che deve fare.»

Fin da queste prime righe del geniale incipit, Roversi cattura il lettore e lo getta, con tutte le scarpe, all’interno de L’eleganza del killer. Capiamo subito, infatti, che ci troviamo di fronte a uno spietato sicario che veste abiti eleganti di brand famosi, è freddo e calcolatore, uccide e poi svanisce nel nulla. Il primo omicidio è quello di Jack Picasso, titolare di un locale alla moda nella zona della movida di corso Como, che viene freddato con un colpo di pistola alla testa mentre è in “dolce” compagnia di una sua dipendente, all’interno della sua auto. Ma chi avrà assoldato lo spietato killer elegante? Ne seguirà un altro che con il primo avrà in comune il tipo di proiettile: dum dum  che esplode nel cranio senza lasciare scampo alla vittima. Che cosa avranno mai in comune i vari omicidi?

In un gelido febbraio milanese sferzato da continue raffiche di vento, a occuparsi dei casi ci sarà l’intuitivo vicequestore Loris Sebastiani aiutato, come sempre, dal giornalista-hacker Enrico Radeschi. Insieme riusciranno a portare alla luce manovre sotterranee tra le varie mafie (russa, slovena e turca) che tra droga, gioco d’azzardo, bitcoin e wallet per le criptovalute si contendono la supremazia e il potere…

Avevamo lasciato, in Il pregiudizio della sopravvivenza, Radeschi con ancora i conti da saldare con la mafia russa e lo ritroviamo qui a dover, trascinato dentro dal Danese, fare continue capatine in Costa Azzurra per estinguere il debito. Lo sa bene, Radeschi, che ciò che trasportano nei loro viaggetti è “materiale che scotta”, ma poiché i debiti vanno saldati, ingolla qualche bicchierino, rolla qualche canna e… parte. Questo perché l’amicizia, per il nostro giornalista detective, è un valore grande e assoluto parimenti all’amore per il tenerissimo quattro zampe Rimbaud.

La partita si gioca, pressoché interamente, all’ombra della Madonnina quasi a rendere Milano, non sfondo o ambientazione, ma vera e propria protagonista: con le sue strade, le sue piazze, i suoi monumenti, ma anche il suo cibo (che sia nouvelle cuisine degli chef stellati o la mitica cassoeula).

E così, quasi a seguire fedelmente l’assioma “squadra vincente non si cambia”, il bravissimo Paolo Roversi ci cattura nuovamente con le sgommate del suo giallone, le passeggiate di Rimbaud con il suo padrone e quelle dell’iguana sul corpo del Danese, tra un bicchiere di superalcolico e l’altro, tra un giro di sigaro spento e una fumata di marijuana…

Con una scrittura semplice, ma vivace ed efficace, con dialoghi divertenti e frizzanti, anche quest’ultimo episodio della serie di Radeschi si legge tutto d’un fiato perché la lettura corre via veloce e a… “tutta birra”, artigianale ovviamente.

Formula magica per sfornare libri di successo sembra essere, per l’arguto, ironico e brillante Roversi, quella di scrivere divertendosi regalando così al suo pubblico fedelissimo delle pagine intriganti che intrattengono perché scritte con il giusto mix di suspense e leggerezza calviniana. Quindi anche questa volta… l’obiettivo è pienamente raggiunto!

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Articolo protocollato da Luisa Ferrero

Mi chiamo Luisa Ferrero, sono nata a Torino e vivo a Torino. Dopo una laurea in Materie Letterarie ho ricoperto il ruolo, per tre anni, di assistente ricercatore presso l’Università degli Studi di Torino e ho poi, successivamente, insegnato nella scuola per oltre trent’anni. Divoro libri di ogni genere anche se ho una predilezione per i gialli, i thriller e i noir. Le altre mie passioni sono: il cinema, il teatro, il mare, la mia gatta e la compagnia degli amici... Di recente mi sono approcciata anche alla scrittura partecipando a numerosi corsi di scrittura creativa. Il mio racconto giallo "Un, due, tre… stella!" è stato inserito nell’antologia crime "Dieci piccoli colpi di lama" - Morellini Editore (luglio 2022) e il mio romanzo d’esordio "Cicatrici", finalista alla quinta edizione del concorso "1 giallo x 1000", è stato pubblicato il 31 marzo 2023 da 0111 Edizioni. Ah, dimenticavo... dal 2016 sono non vedente ma questo, in realtà, non è un problema in quanto per dirla come Antoine de Saint-Exupéry "l’essenziale è invisibile agli occhi".

Luisa Ferrero ha scritto 121 articoli: