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Il menu del Thriller Café oggi propone “L’enigma dell’oleandro“, un romanzo di Luigi Stefanazzi che intreccia mistero, simbolismo e una cornice storica suggestiva. Il libro è ambientato nell’autoproclamato Principato di Seborga, dove nell’estate del 1954 un uomo viene trovato assassinato accanto alla fontana di Venere e Adone, nel parco che circonda il castello del duca Ottavio Lescaris.

L’ombra si ritrasse dal verde dei prati, dalle tinte variopinte dei fiori e dal biancore delle statue, ma quella mattina sfiorò le gambe tornite di un giovane uomo, risalì ai suoi fianchi dove un grappolo di fiori di oleandro dai petali purpurei ne copriva l’inguine.Un raggio di sole saettò sul pugnale conficcato nel cuore dello sconosciuto. Un rivolo di sangue ne attraversava il petto inarcato quasi avesse voluto andare incontro alla lama. Per ultimo sfiorò il viso su cui un’espressione di estasi contrastava con quello scenario di morte. Le labbra socchiuse, le palpebre abbassate come a voler assaporare fino in fondo l’estremo alito di vita.”

A indagare sul delitto è il commissario Brando Donati, che in breve vede l’omicidio mescolarsi a ombre del passato, segreti della nobiltà locale e un intrico di simboli e vendetta.

Proprio il simbolismo è uno dei temi cardine di questo giallo. L’oleandro che compare nel titolo è un fiore da sempre ricco di significati: per via della sua bellezza e della sua estrema tossicità è associato al pericolo e alla morte. L’altro elemento caratterizzante è poi l’ambientazione a Seborga, su cui molto ci sarebbe da dire sia dal punto di vista storico che in termini di curiosità. Sono passati infatti oltre sessant’anni da quando, nel 1963, l’allora sindaco della città Giorgio Carbone proclamò il comune Principato autonomo, e se stesso principe regnante, sulla base di un contestato atto di cessione al Regno di Sardegna datato 1729.

Giocando su collocazione geografica, temporale, simboli ed enigmi, Stefanazzi confeziona alla fine un romanzo che mescola abilmente elementi di thriller psicologico e di dramma familiare.

Se questa introduzione vi incuriosce, qui trovate le prime pagine.

Prologo

Principato di Seborga, giugno 1954

L’alba di un nuovo giorno si annunciò con una pennellata di luce dietro il profilo del monte che, con il suo dolce crinale coperto di boschi, proteggeva il lato orientale della baia su cui si estendeva la capitale del piccolo Principato.
L’estate di quell’anno sembrava volesse competere con successo al titolo di più torrida del secolo e, a quell’ora, nell’aria vibrava solo il canto degli uccelli, consapevoli che quello fosse il momento migliore per comunicare ai potenziali rivali che il territorio aveva già un sovrano.
Poco distante dalla città, su una delle prime alture, il castello dei conti Lescaris e il parco, che lambiva la sommità del primo colle, attendevano placidi di essere inondati di luce. Il maniero era costituito da un’antica torre sul cui lato orientale era stata aggiunta nel Settecento una costruzione a tre piani preceduta da un’ampia loggia. In quelle giornate afose, dagli archi sostenuti da colonne tortili lo sguardo si smarriva nella ricerca di un confine tra cielo e mare.
La parte antistante il castello era impreziosita dall’ordine e dal rigore di un giardino all’italiana, dove le aiuole si alternavano mantenendo posizioni simmetriche tra loro. Ognuna adornata di statue e piante dalle forme geometriche cesellate da mani esperte.
Dietro il castello prendeva forma il giardino inglese. Prati ondulati seguivano l’andamento del terreno, arricchiti da fontane e alberi che ricoprivano il declivio della collina. Querce, magnolie, eucalipti, cedri del Libano lasciavano spazio in modo graduale alla lussureggiante macchia mediterranea.
Una mano invisibile allontanava con un movimento indolente, ma deciso, il lenzuolo della notte: l’ombra si ritrasse dal verde dei prati, dalle tinte variopinte dei fiori e dal biancore delle statue, ma quella mattina la luce sfiorò le gambe tornite di un giovane uomo, risalì ai suoi fianchi dove un grappolo di fiori di oleandro dai petali purpurei ne copriva l’inguine.
Un raggio di sole saettò sul pugnale conficcato nel cuore dello sconosciuto. Un rivolo di sangue ne attraversava il petto inarcato, quasi avesse voluto andare incontro alla lama. Per ultimo sfiorò il viso, su cui un’espressione di estasi contrastava con quello scenario di morte. Le labbra socchiuse, le palpebre abbassate come a voler assaporare fino in fondo l’estremo alito di vita.

L’autore

Luigi Stefanazzi, dopo la maturità scientifica, ha frequentato la Scuola sottufficiali dell’Aeronautica Militare di Caserta e, sempre all’interno dell’Aeronautica, ha ricoperto diversi incarichi. Ha praticato atletica leggera a livello dilettantistico e ha svolto attività di volontariato presso l’Unione ciechi e ipovedenti (UICI) di Varese. Appassionato di teatro e scrittura, ha pubblicato in self-publishing, nel 2017, una raccolta di racconti che è arrivata alla fase finale del concorso “Il mio esordio 2018”. Nel 2019, Astro edizioni ha pubblicato nella collana E-sordisco il suo primo romanzo, Labirinto di bugie e, nel 2022, il romanzo di successo, Anatomia di una mente immorale.

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L'enigma dell'oleandro
  • Stefanazzi, Luigi (Autore)

Articolo protocollato da Redazione

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