Eleanor va a cena dalla nonna Vivienne, come fa tutte le domeniche: ad aprire non è la nonna, ma una persona che se ne va senza dire una parola. Vivienne è stata assassinata con un paio di forbici, ma Eleanor – pur essendo stata di fronte all’assassino, non può riconoscerlo: Eleanor soffre di prosopagnosia, ovvero l’impossibilità di riconoscere i volti delle persone.

Passati alcuni mesi nei quali Eleanor vive tutto lo stress e il terrore di essere stata a contatto con l’omicida, sapendo di essere stata vista ma incapace di riconoscere il suo volto, riceve la telefonata di un avvocato che le comunica di aver ereditato una vecchia tenuta in un luogo isolato tra i boschi svedesi.

Eleanor, il fidanzato Sebastian, la sfrontata zia Veronika e l’avvocato raggiungono la tenuta, sulla quale aleggia un’atmosfera inquietante, e ma mano che i giorni passano e alcune verità iniziano ad affiorare la situazione si fa sempre più tesa. Chi era davvero Vivianne? Quali segreti si è portata nella tomba? Chi era Annushka? E che fine ha fatto il custode che sicuramente ha curato la villa, ma del quale non c’è traccia?

Un po’ horror e un po’ gotico, “L’erede” propone tematiche e ambientazioni conosciute agli amanti del thriller nordico: atmosfere angoscianti, luoghi isolati circondati da natura selvaggia e minacciosa, oscuri segreti familiari. Niente di particolarmente originale, ma a fare la differenza è sicuramente il talento di Camilla Sten nel riuscire a trasmettere, con uno stile semplice e lineare, una sensazione di inquietudine sin dalle prime righe del romanzo, e di mantenere questa tensione costante per tutte le pagine.

Spunto interessante, e decisamente disturbante, è la condizione di cui soffre Eleanor.

Prosopagnosia. Significa che il mio cervello non registra i volti umani come accade alle altre persone. Non riconosco le facce, quindi devo memorizzare altri segni distintivi

Immaginate una vita nella quale dovete elaborare strategie per riconoscere le persone che vi stanno accanto, perché i lineamenti del volto non significano nulla: sarebbe già un motivo di disagio, ma essere testimoni di un omicidio e sapere che chiunque potrebbe essere l’assassino senza che voi ve ne rendiate conto è qualcosa che va oltre l’insorgenza di ansia sociale, o la difficoltà di intrattenere normali interazioni umane. In Eleanor questa patologia – che per il lettore resta abbastanza misteriosa, poco o nulla viene detto in merito – insinua una paura strisciante sotto pelle, ed è una paura che la Sten riesce a trasmettere molto abilmente, amplificandola, come una sorta di incapacità  simbolica della protagonista di (ri)conoscere le persone della sua famiglia: chi era veramente Vivienne, la carismatica nonna, o Vandela, la madre della quale si sa poco o nulla? O la fredda zia Veronika?

La Sten si focalizza principalmente sulle figure femminili, che comunque rimangono figure vagamente sfocate: non sembra però una mancanza di approfondimento quanto una scelta stilistica, quasi a non voler svelare del tutto i misteri che le circondano. E’ come se questi personaggi che si muovono dentro la Villa di Solhoga – e verrebbe da dire, il maniero di  Solhoga – fossero dei fantasmi che si aggirano attraverso stanze piene di indizi e misteri familiari rimanendo sempre vagamente inafferrabili, mai completamente svelati.

L’omicidio di Vivienne è il punto di partenza, ma il vero fulcro del romanzo sta nelle dinamiche familiari distorte e nei drammi del passato. L’eredità è un titolo perfettamente centrato: l’eredità è  Solhoga, ma eredità sono anche le conseguenze del passato, i traumi mai superati, ed eredità è anche – per Camilla Sten – raccogliere degnamente il testimone della nota madre Viveca.

Nel complesso L’erede è un romanzo di notevole fattura, che si legge bene sempre che si amino i romanzi claustrofobici e disturbanti: resta forse un vago senso di insoddisfazione per quella scintilla di originalità che manca e che avrebbe fatto la differenza, che è nelle corde di un’autrice poco più che esordiente ma che è già una certezza.

Camilla Sten, svedese, figlia di Viveca Sten, è autrice di libri per ragazzi. Ha esordito nel thriller con “Il villaggio perduto“, per il quale Netflix ha acquistato i diritti per una serie.

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L'erede
  • Sten, Camilla(Autore)

Articolo protocollato da Marina Belli

Lettrice accanita, appassionata di rugby e musica, preferisco – salvo rare eccezioni – la compagnia degli animali a quella degli umani. Consumatrice di serie TV crime e Sci Fy, scrittrice fallita di romanzi rosa per eccesso di cinismo e omicidi. Cittadina per necessità, aspiro a una vita semplice in montagna o nelle Highland scozzesi (a condizione che ci sia una buona connessione).

Marina Belli ha scritto 151 articoli: