L’età del dubbio, l’ultimo romanzo della saga del commissario Montalbano, si apre in modo famigliare ai lettori affezionati, abituati alle tribolazioni interiori di uno dei personaggi più popolari d’Italia. A poco a poco ci si trova difronte a un uomo meno pronto a resistere alle tentazioni della carne e dello spirito, circondato da belle donne, ma affascinato da una sola, tra l’altro l’unica figura femminile positiva. Sicuramente più avvincente della serie TV che non rende giustizia al lavoro di Andrea Camilleri.
Aviva appena pigliato sonno doppo ‘na nuttata che pejo d’accussì nella sò vita ne aveva avuto rare, quando l’arrisbigliò di colpo un trono che fu come ‘na cannonata sparata a cinco centilimetri dal sò oricchio. Satò susuto a mezzo del letto, santianno. E accapì che il sonno non sarebbi cchiù tornato, intili ristarsini corcato.
Si susì, annò alla finestra, taglià fora. Era in timporali con tutte le carte in regola, celo uniformementi pittato di nivuro, lampi aghiazzanti, cavalloni quattro metri d’altizza, che s’avvintavano scotendo la granni criniera bianca. La mariggiata si era mangiata la pilaja, l’acqua arrivasa sutta la verandina. Tagliò il ralogio, erano appena le sei del mattino.
Annò in cucina, si priparò il cafè e, aspettando che passasse si assitò.A picca a picca gli assumò alla memoria il sogno che aviva fatto. Che grannissima camurria che gli era pigliata da qualchi anno! Pirchì gli era vinuta questa, d’arricordarsi di tutte le minchiate che sognava? Per quanto ne sapiva, non tutti , arrisbigliannosi, si portavano appresso la memoria dei sogni.
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