Due anni fa a proposito del Premio Scerbanenco scrivevo:
Sono stato quasi tentato di non darne notizia, viste le pessime edizioni precedenti, ma probabilmente a qualcuno potrà interessare e quindi ecco l’asettico resoconto delle votazioni popolari dello Scerbanenco 2011.
Personalmente, quasi non sapevo quali fossero i romanzi per cui si potesse esprimere preferenza: dopo quanto accaduto negli anni scorsi mi sono risparmiato la fatica di andare a dare la mia. Del resto, le propagande a destra e a manca per agguantare voti non serviranno a nulla pure per quest’anno; la giuria tecnica si esprimerà e la cinquina finale sarà parecchio diversa da quella emersa finora.
Per chi non avesse chiaro di cosa parlo, in due parole: al Premio Scerbanenco ai lettori è data possibilità di votare. I voti dei lettori però non servono a niente perché contano un centosessantesimo di quelli della giuria tecnica. Quindi è inutile affannarsi a votare del tutto, e di fatto da anni non lo faccio.
Quest’anno non è andata diversamente, ma oggi faccio eccezione alle mie abitudini riguardo a questo premio e pubblico questo post per condividere e sottoscrivere quanto sotto, da Raul Montanari.
Lettera aperta agli organizzatori del Premio Scerbanenco, nell’ambito del Festival Noir di Courmayeur.
Potevate dirlo prima, che era tutta una messinscena!
Mi sarei risparmiato la procedura macchinosa, grottesca, mortificante di dovermi iscrivere per votare al vostro malfatto sito, rimbalzare fra link impazziti, dover dare i miei dati personali inclusi addirittura gli estremi della carta d’identità (cosa che ho fatto con molta riluttanza, come tutti), perché così chiedevate per garantire la massima trasparenza e correttezza al voto della giuria popolare.
Risultato?
Seconda questa povera giuria popolare, la cinquina dei finalisti doveva essere:
1. Massimo Donati, Diario di spezie, Mondadori [222]
2. Fabrizio Canciani, Acqua che porta via, Todaro Editore [156]
3. Erica Arosio & Giorgio Maimone, Vertigine, Baldini & Castoldi [113]
4. Claudio Paglieri, L’enigma di Leonardo, Piemme [98]
5. Romano De Marco, A casa del diavolo, Fanucci [69]
Peccato che l’aggiunta dei voti “ponderati” della giuria tecnica abbia mandato all’aria la cinquina, confermando il solo Claudio Pagliari ed estromettendo gli altri quattro finalisti a vantaggio di Donato Carrisi, Simone Sarasso, Massimo Gardella e Marco Malvaldi.
Per dare un’idea di quanto poco contassero i voti della giuria popolare, si noti che il primo classificato della cinquina definitiva, Donato Carrisi, aveva avuto quattro, ripeto: QUATTRO voti dai giurati popolari e si ritrova in finale con 964 voti, mentre Donati (222 voti popolari), Canciani (156 voti popolari) e gli altri se ne vanno a casa! E che dire del mio amico Marco Malvaldi? I giurati popolari avevano dato quattro, ripeto: QUATTRO voti anche a lui, eppure eccolo nella finale con 484 voti totali.
Ma non vi vergognate almeno un po’? Non siete imbarazzati?
Abbiate coraggio, ditelo che tutta la strombazzata trasparenza richiesta al voto popolare conta quanto il letame, se alla fine l’unica cosa che vale sono i voti della giuria tecnica! Non state a far perdere tempo alla gente, non imbrogliate il popolo noir mettendo in scena una votazione ridicola che offende il festival e il suo legittimo orgoglio di essere il più grande evento italiano nella narrativa di genere!
In venticinque anni e passa di frequentazione da addetto ai lavori del mondo dei libri ho visto un bel numero di cialtronate, ma questa dello Scerbanenco 2013 passa in pole position con uno scatto degno di Vettel.
Bisogna però darvi atto di avere raggiunto due notevoli risultati:
1. Il ben noto complesso di inferiorità del noir non ha più ragione di esistere: avete dimostrato che nel mondo del noir ci si comporta esattamente come nelle liturgie dell’esecrata letteratura “alta”. L’allineamento è avvenuto al peggio e non certo al meglio, ma questo non deve preoccuparvi.
2. E quei poveri di spirito che mettono in dubbio che il noir sia lo specchio della società? Eccoli serviti da questa perfetta metafora dell’Italietta nostra: un popolo di caproni che votano, illusi che la loro volontà collettiva conti qualcosa, mentre questa volontà viene tranquillamente sovvertita.
Congratulazioni.
Raul Montanari
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