In questo L’inganno uccide, terzo romanzo della serie Jane Hawk di Dean Koontz, la protagonista sa bene di vivere con tempo preso a prestito, da morte sicura s’intende.
Lo svolgimento del romanzo è frenetico, ricco d’azione e allo stesso tempo carico di pagine evocative e riflessive alternate a descrizioni tecniche di armi e procedure in una combinazione che sembra il manifesto dello “scrivere thriller da professionisti”. Tutto questo forma lo spirito del romanzo ed è giusto riassumere un po’ gli eventi dei capitoli precedenti.
Jane credeva che con la volontà e la determinazione si potesse ottenere qualsiasi cosa, nei limiti delle leggi naturali. Non credeva invece nella sorte, buona o cattiva che fosse.
Una serie di stragi compiute da persone insospettabili e una catena di suicidi altrettanto bizzarri sconvolge l’America. L’agente dell’Fbi Jane Hawk smette presto di credere nelle coincidenze di tanti massacri compiuti da persone comuni che all’improvviso impazziscono ed è proprio in quel momento che anche suo marito decide, altrettanto inspiegabilmente, di togliersi la vita. Indagare e rimanere nel sistema diventa inutile quando “le coincidenze” minacciano di rapire e vendere come schiavo sessuale Travis, il suo unico figlio. Jane decide di cambiare il gioco, abbandonare l’indagine ufficiale, non subire il ricatto e ingaggiare battaglia. L’avversario che emerge dalla lotta in modalità “rogue” è degno infatti di una grande eroina del thriller. Attraverso l’uso di nanorobot una cabala composta da burocrati dell’appartato di sicurezza statunitense, politici e scienziati chiamata Tecno Arcadia, è in grado di condizionare completamente azioni e pensiero delle proprie vittime e a trasformarle in burattini, soggetti senza più libero arbitrio che vengono spinti a uccidersi o più spesso a uccidere.
Solo tre mesi prima, la prospettiva di un futuro in cui una classe elitaria che disponeva di un potere senza precedenti potesse governare una popolazione impaurita, riducendo alcuni in schiavitù tramite l’impianto di nanomacchine e intimidendo altri grazie ai milioni di individui già programmati, non gli sarebbe sembrata credibile. Milioni di individui che, da vicini amichevoli, si sarebbero potuti trasformare nel giro di un minuto in assassini spietati, capaci di trucidare chiunque venisse identificato come un ribelle, inclusi i loro genitori, inclusi i loro bambini. Ora trovava difficile credere che un simile futuro non si verificasse. Al confronto, un’armata di morti viventi sarebbe stata una fievole minaccia.
L’Inganno comincia con prede che si trasformano in cacciatori e vittime che continuano a lottare.
Jane Hawk prosegue nel suo piano di decapitare il vertice di Tecno Arcadia, eliminando maggiorente dopo maggiorente, spargendo terrore tra le fila dei cospiratori, ricorrendo a torture e rapimenti in una progressione implacabile. Gli orrori dei Tecno arcadi emergono di capitolo in capitolo mentre il lettore alterna l’azione di Jane con quella di una coppia composta da fratello e sorella, entrambi scrittori, che provano a sfuggire agli sgherri di Tecno Arcadia. Il racconto di fratello e sorella è una parte del romanzo particolarmente pregevole. L’autore, o forse gli autori dato che Koontz, come i grandi thrilleristi di successo, è ormai un franchise di scrittura.
Venticinque anni, ossessivamente creativa fin dalla prima infanzia, Tanuja stava scrivendo un romanzetto rosa, nel quale una notte di pioggia battente creava la giusta atmosfera, ma fungeva anche da metafora per la solitudine e il malessere spirituale. Dopo aver osservato il diluvio da una finestra del suo studio al secondo piano, aveva colto la palla al balzo per calarsi negli elementi, per capire meglio cosa potesse provare la sua protagonista durante un lungo viaggio a piedi sotto il temporale. Altri scrittori di romanzi di finzione con elementi fantastici non ritenevano che fosse necessario fare tante ricerche, ma Tanuja credeva che la struttura portante per l’invenzione muscolare di un autore – la fantasia – dovesse essere fornita da un’ossatura di verità, e che le due dovessero essere tenute assieme dai tendini, che erano i fatti concreti e i dettagli osservati con cura.
Anche se non sempre i passaggi da soggettiva in soggettiva sono perfetti e lunghezza e tenore dei capitoli ben bilanciati questo è un romanzo d’azione che intrattiene per le oltre 500 pagine senza momenti morti e allo stesso tempo premia il lettore di pagine ben scritte, evocative, di una buona qualità letteraria.
Allo stesso tempo le parole chiave del techno-thriller e del paranoid thriller infuse nel soggetto di serie sembrano garantire una propulsione quasi senza fine a questo romanzo e alla saga intera. I temi della singolarità, del controllo mentale, la “verità segreta” sulle mass shooting come in Uomini di paglia di Michael Marshall Smith, i topoi dell’harem di schiave sessuali e del già citato deep state, della lista di individui “perturbanti” da eliminare per garantire un futuro all’umanità, false flag e le immense macchine dell’antiterrorismo che smettono di difendere la democrazia per cancellarla; tutto si combina in quella soluzione che garantisce la migliore resa per il lettore: intrattenimento intelligente di qualità.
E una grande supereroina del thriller da seguire in un mondo complesso.
«I tuoi amichetti hanno ucciso mio marito, hanno minacciato di violentare e uccidere il mio bambino, e sono mesi che cercano di farmi fuori.»
A poco a poco, il suo sorriso svanì.
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