Dicono che nel breve volgere di qualche anno la Cina ci avrà invaso, commercialmente ed etnicamente, comprandosi industrie e agenzie, magari lasciandole gestire agli europei per salvare il marchio. Peut-etre. Chissà se faremo in tempo a vivere quel momento. Però sin da oggi possiamo registrare un’altra invasione con gli occhi a mandorla che stanno scalando le classifiche di gradimento nell’arte di intrattenerci. Film come Parasite, o serie tv come Squid Game, ci hanno mostrato una faccia della Corea che ci ha attratto e/o disgustato, incuriosito e respinto come poche altre volte in passato.

Poi sono arrivati altri film, come Nido di vipere, ed altre serie, come la Extraordinaria Abogada Woo e The Glory, e l’interesse è cresciuto perché, va ammesso, i coreani sono proprio bravi.

L’isola degli sciamani di Kim Jay è il primo giallo che leggo proveniente da quel paese: lo ha pubblicato Tiziana Prina delle Edizioni Le Assassine che con altri volumi ha sempre conquistato i miei gusti e guadagnato un podio a fine anno con La Bugiarda e Scelte Sbagliate

Di questo che vado oggi a recensire leggo in quarta di copertina che, sin dal primo romanzo, l’autrice Kim Jay si è meritata il titolo di scrittrice di capolavori, vincendo in seguito anche il Gran premio della letteratura poliziesca coreana.

Con L’isola degli sciamani, Kim inaugura (si spera il filone de) le inchieste del profiler Kim Seong-ho, tenente della polizia nazionale il quale, a seguito dell’hackeraggio dei suoi dati personali, viene allontanato precauzionalmente da Seul e stornato ad un’indagine di provincia. Nell’isola di Sambo sono infatti sparite tre donne e gli inquirenti locali brancolano nel buio.

Kim parte e gli si affianca (apparentemente per motivi di opportunità nella suddivisione delle spese di viaggio) uno studioso di folklore e sciamanesimo di nome Yeo Do-yun con il quale, pagina dopo pagina, il rapporto si intensifica e si trasforma. Kim è infastidito dai modi di Yeo, che lo invade continuamente con la propria personalità, le sue domande incalzanti, il suo desiderio di bere vino a notte fonda chiacchierando quando l’altro è astemio e stanco morto.

Attorno a loro il contesto di Sambo, isola inesistente sulla cartina e frutto di fantasia dell’autrice che, probabilmente non a caso, le ha dato lo stesso nome di una tecnica russa di difesa personale senza armi. Un luogo sinistro, abitato da contadini diffidenti, dove le case sono fattorie e le distanze tra loro sono campi e campi di porri e cavolfiori, dove non succede mai nulla e il diversivo è la settimana delle celebrazioni degli sciamani. Claustrofobica come solo le isole fuori stagione sanno presentarsi, quando mancano i turisti e il mare è un’oscurità minacciosa ed incombente.

I colleghi poliziotti locali sono altrettanto sgradevoli, almeno la maggior parte: caciaroni, sguaiati e  chiassosi, pensano molto a bere e spesso anche alle prostitute, apparendo incompetenti e inconcludenti.

Kim sembra quindi essere rimasto il solo lucido ed operativo nel dipanare le molte matasse che il caso offre anche e soprattutto grazie all’atteggiamento omertoso di chi aveva avvicinato le vittime poco prima che sparissero.

Ma la Jay non si è conquistata quell’appellativo (né la vicepresidenza dell’associazione autori di romanzi gialli in Corea) per caso, e la trama si complica e si raffina sino a capovolgimenti di ruolo degni di Shutter Island e Una pura formalità.

Non vi dico altro.

La mancanza di empatia e la crudeltà che spesso trasudano dalle opere provenienti dalla Corea qui sono magnificamente rappresentate, ma è il colpo di scena che vi ammalierà.

Notevolissimo!

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L'isola degli sciamani
  • Jay, Kim (Autore)

Articolo protocollato da Alessia Sorgato

Alessia Sorgato, classe 1968, giornalista pubblicista e avvocato cassazionista. Si occupa di soggetti deboli, ossia di difesa di vittime, soprattutto di reati endo-famigliari e in tema ha scritto 12 libri tra cui Giù le mani dalle donne per Mondadori. Legge e recensisce gialli (e di alcuni effettua revisione giuridica così da risparmiarsi qualche licenza dello scrittore) perché almeno li, a volte, si fa giustizia.

Alessia Sorgato ha scritto 121 articoli: