Sulla scorta dell’ottima accoglienza riservata al suo precedente L’ultimo lappone, ecco che Olivier Truc torna sugli scaffali delle librerie italiane con la sua inconfondibile proposta di “noir boreale”, fra renne e lapponi, crimini e ghiaccio: Marsilio ha infatti pubblicato da pochi giorni Lo stretto del lupo (Le Dètroit du loup, 2014, traduzione di Raffaella Fontana) nella sua collana Farfalle.
Anche in questo nuovo romanzo ci troviamo quindi immersi nel profondissimo Nord, una ambientazione che se per molti versi è ormai ben conosciuta ai lettori italiani, rimane però ancora molto esotica quando utilizzata da autori come Olivier Truc che, spingendosi ancora più a nord ed evitando le grandi città, riescono a portare il crimine persino fra comunità isolate e poco conosciute quali quelle dei sami.
Sono in molti a parlare della lunga notte artica, ma quando arriva la primavera ad Hammerfest, nell’estremo nord della Lapponia norvegese, ecco che al problema della tenebra permanente si sostituisce quello della continua luce che, dopo qualche tempo, può essere fastidiosa quanto il buio.
Ma la luce non è al centro dei pensieri di questa città che sta vivendo veloci e intense trasformazioni, da villaggio basato su pesca e allevamento a importante base per l’estrazione di petrolio e gas. I tempi cambiano, l’oro nero attira nuovi interessi, diventare sommozzatore è per molti ben preferibile all’accudire renne e gli stessi pascoli che sono così cari ai sami per altri rappresentano lucrose possibilità finanziarie.
Klemet Nango e Nina Nansen, che formano in sostanza una unità della Polizia delle renne, devono indagare seguendo le piste della transumanza, fra luce continua, tradizioni antichissime e nuovi, mortali interessi nell’affascinante terra dei sami.
L’ultimo lappone ha conquistato pubblico e critica, è stato tradotto in molte lingue e ha raccolto premi importanti come il Quai du polar o il Prix Mystère de la critique, incassando anche recensioni molto, molto positive, ricordiamo fra gli altri un articolo di Tuttolibri che diceva: “Olivier Truc ha costruito un grande romanzo, cesellando tipi e caratteri del tutto ignoti, svelando mondi e usi sconosciuti (…). Ha colto sentimenti e silenzi, covi interiori e crudi attimi di realpolitik tendente a cancellarli, in una delle terre più primordiali dell’universo, nonostante la sua estrema vicinanza al cuore dell’Europa.”
Parte del successo di Olivier Truc deriva sicuramente dalla sua lunga attività come corrispondente baltico per Le Monde, occupazione che gli ha permesso di studiare a fondo la terra che ha poi scelto come ambientazione per i suoi gialli e ora, proprio in concomitanza con la nostra primavera, possiamo goderci anche la primavera lappone descritta in Lo stretto del lupo, il tutto grazie alla continua opera di ricognizione della narrativa gialla del Grande Nord condotta da Marsilio.
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Articolo protocollato da Redazione
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