Da poco uscito per i tipi di DeA Planeta Libri, recensiamo oggi al Thriller Café L’ombra di Pietra, di Lorenzo Beccati.
I presenti s’interrogano l’un l’altro sul motivo della presenza della rabdomante. Nessuno sa rispondere. Pietra fa qualche passo tra l’astio dei convenuti, fino al baldacchino. Osserva più da vicino il cadavere, poi, non contenta, pone due dita sotto il mento e sforza la testa verso l’alto, suscitando l’indignazione dei presenti che la considerano una profanazione immonda. Qualcuno protesta e avanza rabbioso verso di lei. Il Bargello lo blocca con i palmi delle mani aperte e cerca di sedare gli animi: «State calmi… la tunisina è qui per ordine del Doge».
Anno 1606 e Genova è una città ricca e potente e come tutte le città che lo diventano attraggono poeti e meraviglie, criminali e orrori. I suoi carruggi sembrano ospitare lestofanti e assassini, le campagne circostanti masse di orfani e montanari brutali eppure sono le grandi sale affrescate dei palazzi nobiliari che nascondono le vere insidie. Questo è il mondo de L’Ombra di Pietra.
In questi luoghi intanto Pietro Paolo Rubens, già pittore famoso in tutta Europa viene rapito, lasciando il potente casato che lo ospitava nello sgomento, e un assassino misterioso e implacabile semina vittime con un metodo bizzarro – a meno di non essere vittime di narcotrafficanti contemporanei-.
A risolvere questo doppio caso viene chiamata Pietra, “la tunisina”. Orfana, eccellente combattente all’arma bianca, da tutti disprezzata per le sue “arti magiche”. Pietra infatti è maestra dell’inganno ma soprattutto del metodo investigativo deduttivo “ante litteram”. Si finge rabdomante, una pratica che sarebbe vietata alle donne, per risolvere piccoli quesiti e risolvere grandi crimini.
Oltrepassando il porticato, col pavimento d’ardesia nera e mattoni rossi, il Bargello e la rabdomante salgono la maestosa scalinata di fronte all’ingresso principale. I gradini sono consumati, soprattutto ai lati. Sono la somma dei calpestii di chi li sale con reverenza e timore e non osa camminare in mezzo.
Grande è il debito a Sherlock Holmes per la protagonista e i suoi metodi ma il romanzo ha una vitalità peculiare nei suoi personaggi e soprattutto nelle vicende che sono sempre connotate da grande dinamismo e scorrevolezza e le scene d’azione, di cui il romanzo è pieno, sono sempre di buona e attenta fattura. Beccati crea un giallo storico “cappa e spada” in cui però i moschettieri sono tutti moralmente compromessi e l’eroe è una donna armata di pugnali e grossi spilloni oltre a essere dotata di grande umanità. Interessante poi un certo, anche se non costante, approfondimento psicologico di alcuni personaggi. La Poiana, il nome del terribile assassino a cui Pietra deve dare la caccia, si rivela essere il prodotto di incidenti, traumi e passioni modernissime proprio come la mirabile protagonista. Al contrario personaggi come il giudice o il Bargello sembrano essere soltanto a servizio di accadimenti utili e in linea con il genere.
Il romanzo è l’ultimo di una serie con sempre protagonista Pietra o Petra la Tunisina ed è un buon romanzo di genere che garantisce svago e intrattenimento con molti più alti che bassi.
Recensione di Antonio Vena.
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