L'ora blu di Paula Hawkins

L’ora blu” è un raffinato thriller psicologico, improntato sui personaggi, che gioca sui segreti, i non detti e le diverse interpretazioni degli eventi.

Teatro della narrazione è l’isola di Eris, un lembo di terra soggetto alle maree, al contempo isolato e collegato alla terra ferma secondo i capricci delle onde. È qui che il libro si svolge, per regalarci una storia avvincente, curiosa, dove il lettore è portato a cambiare idea continuamente prima delle rivelazioni finali.

Vanessa, artista contemporanea, ha eretto Eris a sua dimora, un luogo perfetto, ricco di ispirazione. Ombre si allungano sulla donna, soprattutto il sospetto che sia implicata nella scomparsa dell’infedele marito Julian, visto l’ultima volta proprio sull’isola. Di Julian non si sa nulla da molto tempo, Vanessa è morta di cancro e il suo patrimonio è stato diviso: le opere a una fondazione, l’isola e la casa alla sua amica Grace. A un tratto però, una storia che sembrava chiusa si riapre, quando un antropologo si accorge che l’osso usato in un’opera di Vanessa è umano. È di Julian? Il titolare della fondazione è preoccupato e siccome ci sono altre opere di Vanessa che non si trovano, incarica Becker, curatore della fondazione e grande esperto della produzione di Vanessa, di andare a Eris per chiedere a Grace cosa sa di questa storia. I segreti dell’isola stanno per essere svelati, nell’ora blu può capitare di tutto.

La trama è accattivante e l’interesse del lettore viene catturato dalle prime pagine. Il romanzo è pregno di atmosfera, di contrastanti, di suggestioni. Sono i personaggi a dare queste sensazioni, perché la Hawkins è una maestra nel creare la loro psicologia. Le figure del libro offrono due visioni di loro stessi: il lettore può capire come si vedono loro e scoprire man mano, come vengono visti dagli altri. Si ha la sensazione che siano sdoppiati, come se fossero di fronte a uno specchio deformante e, a pensarci bene, è così nella realtà per tutti noi. Non ci sarebbe da sorprendersi se il pensiero che abbiamo di noi stessi non è completamente condiviso dagli altri, a seconda del grado di intimità e conoscenza che hanno con noi. Reazioni a comportamenti che vengono trovati giusti da chi le compie, potrebbero essere giudicati eccessivi da chi li vede da fuori.

L’ora blu” è impostato su diversi piani temporali: c’è il presente e il passato narrato con ricordi e scene che non hanno una consequenzialità temporale. A volte il passato è più vicino, altre più lontano, come tanti pezzetti di un puzzle che vengono trovati in modo casuale. Solo alla fine l’immagine sarà nitida ed è perfetto così, altrimenti la vicenda sarebbe chiara ben prima della fine, guastando curiosità e diletto nella lettura.

Tutti i personaggi si raccontano e ci vengono raccontati, perfino Vanessa diventa attrice viva e attiva. È morta, certo, ma le pagine del diario che compaiono come intermezzi tra i capitoli, fanno sentire la sua voce e la sua visione della storia.

Se la curiosità non manca mai, la tensione non è propriamente quella che ci si aspetta in un thriller. Ci sono domande, dubbi e una certa inquietudine quando ci rendiamo conto che qualcuno non è così buono come appariva all’inizio, ma il brivido, la paura, il senso di ineluttabile fine, arriva solo nelle parti conclusive del romanzo. Se per i due terzi dell’opera tutto procede in modo quieto, avvincente ma non esplosivo, la discesa verso la conclusione è una deflagrazione, come se un vetro sporco implodesse e sparisse così lo schermo che ci impediva di vedere il male, la follia, l’ossessione che ha portato a eventi tragici.

L’ora blu” esplora la solitudine in ogni sua forma: quella ricercata, desiderata e necessaria, ma che si può interrompere quando si vuole, e quella imposta da altri, subita, così impattante da far diventare un’ossessione, una necessità il sentirsi amati, l’essere parte di qualcosa e di qualcuno.

Fa riflettere su come a volte siamo noi stessi la nostra prigione, costruendo da soli le nostre sbarre. La porta per uscire c’è, è aperta, ma non riusciamo a vederla. Poi c’è la patologia mentale, quel vedere tutto in modo eccessivo, quell’essere sopra le righe. Comportamenti che all’inizio appaiono come dedizione e gentilezza, poi soffocano, stritolano, uccidono.

Un romanzo che ha tanto da dare, per riflettere. Un’esortazione a riconoscere i comportamenti deviati.

Paula Hawkins conferma così le capacità mostrate in “La ragazza del treno” uscito nel 2015, “Dentro l’acqua” del 2017 e “Un fuoco che brucia lento” del 2021, ma forse non tutti sanno che l’autrice ha cominciato scrivendo romanzi rosa sotto lo pseudonimo di Amy Silver.

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Articolo protocollato da Tatiana Vanini

Biologa per studi e mamma a tempo pieno, sono una lettrice compulsiva da quando, a otto anni, ho scoperto i romanzi gialli. La mia passione è nata con “Poirot e i Quattro” di Agatha Christie e non si è ancora spenta. Leggo gialli e thriller, sì, ma sono autrice di romanzi fantasy umoristici come La saga di Etreia, con i due volumi di “Veni, vidi... Etreia!”, la raccolta di racconti “Schegge di ordinaria allegria” (auto pubblicati) e poi nel 2023 è uscito per Edizioni Convalle “Scacco di torre per l'ispettore Ovvius” dove sono finalmente approdata al giallo anche nella scrittura. Gioco a D&D, scrivo recensioni e colleziono puffi. Adoro il Natale alla follia e quindi, i romanzi che prediligo sono proprio i mistery classici all'inglese ambientati nelle feste. Non c'è nulla come una bella riunione di famiglia per scatenare l'istinto omicida!

Tatiana Vanini ha scritto 23 articoli: