L’ora buca di Valerio Varesi: la società fondata sulle bugie.
«La forza delle bugie», ho constatato.
«E cosa le importa? Ci muoviamo veloci pattinando su nuvole di parole. Finché non ci rendiamo conto della loro inconsistenza, non sprofondiamo. Dal falso può nascere il reale. Lei lo sta dimostrando demolendo l’immagine del giudice Colonna.»
Questo passo racchiude molto del significato del romanzo L’ora buca di Valerio Varesi (Frassinelli), che si conferma un autore eclettico. Autore della fortunata serie di noir con protagonista il Commissario Soneri, adattati nella serie televisiva “Nebbie e delitti”, interpretato da Luca Barbareschi, in questo racconto ci porta nella dimensione della simulazione del vero che, in ultima analisi, è la bugia.
Fino a che livello di perdizione può spingersi un uomo per soddisfare proprie ambizioni? In una società dominata dall’informazione o, forse, sarebbe meglio dire disinformazione, questo livello può non avere più un limite.
L’ora buca che dà titolo al romanzo, è quella nella quale, nel gergo scolastico, un insegnante delle superiori non tiene lezione e viene trascorsa nell’aula dei professori o nel caffè vicino alla scuola o nelle altre aule degli istituti a chiacchierare del più e del meno. Ed è appunto in una di queste occasioni che due docenti si incontrano e discutono di argomenti più o meno concreti. In uno di questi discorsi non possono fare a meno di concludere che la loro precaria condizione umana è paragonabile a quella di un pianeta simile ad un arancino, ovvero una sottile crosta che racchiude un nucleo incandescente. Uno dei due, del quale non conosceremo mai il nome, ma che sarà identificato con il pseudonimo di Professore, è particolarmente insoddisfatto, non solo della professione, ma anche della propria vita, per l’incapacità di saper portare a conclusione un progetto che abbia un minimo di solidità. E questa sua incapacità si riflette anche nel rapporto con i suoi studenti, ai quali teme di non essere in grado di saper trasferire un minimo di certezze.
In questa sua bramosia di trovare una collocazione nel mondo che sia all’altezza delle sue aspettative, il Professore si imbatte in una misteriosa organizzazione, chiamata l’Agenzia, un misto tra una loggia segreta e una società di servizi avveniristici. E, da questo momento, il protagonista sembra seguire le orme del Dottor Faust. In cambio di un’effimera notorietà, offrirà i suoi servigi a questa misteriosa organizzazione, che rappresenta una degli aspetti peggiori del male odierno: l’uso della menzogna come strumento per distruggere il prossimo.
Durante l’apprendistato il Professore dimostra subito di avere le physique du role. Già in una delle prime esperienze interpreta magistralmente il ruolo di un marito defunto di una inconsolabile vedova, grazie alle sue doti imitative e ai sofisticati strumenti informatici che ha a disposizione. E, quando gli verrà affidato un compito importante quanto delicato, da parte dell’Agenzia, di ostacolare un magistrato, che rappresenta un potenziale ostacolo per una persona da proteggere, darà una dimostrazione delle sue grandi doti. Metterà in moto una macchina del fango capace, in poco tempo, di denigrare la figura del povero magistrato, distruggendone carriera, reputazione fino anche la dignità. Questo, per così dire, successo da parte del Professore gli permetterà di fare il tanto auspicato salto di qualità. Ma, come spesso accade, il salto di qualità non è altro che l’inizio di una discesa negli inferi. E il prezzo che il Professore dovrà pagare sarà molto alto anche se, probabilmente, è proprio quello che voleva.
L’ora buca è stato definito come un giallo distopico; la rappresentazione della previsione futura di una situazione altamente negativa, e tocca temi sui quali dovremmo riflettere molto attentamente. Tutto sembra basato su un vuoto assoluto, di cultura e di idee. Non è altro che una fotografia molto amara, ma altrettanto reale, della società nella quale viviamo, basata sulla comunicazione e sull’apparenza piuttosto che sull’essere, dove la cronaca spesso si confonde con la fiction. E cambiarla non è facile, soprattutto se questo non ha inizio da noi stessi.
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