Lullaby Road - James AndersonLullaby Road è il secondo volume della serie del deserto, una saga dello scrittore americano James Anderson. Il libro è stato pubblicato in Italia nel maggio 2019 dalla casa editrice NN, che continua a viziare i suoi lettori con narrativa di grande qualità.

Da un punto di vista cronologico, il romanzo di cui parliamo oggi qui al Thriller Café segue Il diner nel deserto, l’esordio letterario di Anderson, anch’esso pubblicato in Italia da NN lo scorso anno. In quanto “sequel”, contiene alcuni riferimenti all’opera precedente, ma può anche essere letto indipendentemente: il bello dei libri di Anderson, infatti, è che non sono semplicemente degli intrecci avvincenti, ma un vero e proprio mondo letterario corale, popolato di personaggi che rimangono a fare compagnia al lettore anche quando il libro è chiuso e la storia ormai finita. La componente noir è fondamentale (altrimenti non ne parleremmo in questa sede), ma non è che uno dei molti sottotesti che si intrecciano nella narrazione.

Bentornati, quindi, sulla Statale 117, una cicatrice d’asfalto che taglia il deserto dello Utah e le vite di uomini e donne che abitano la sua inospitale bellezza, sospesi tra disperazione e redenzione. Ben Johnson è uno di questi: un camionista cinquantenne che da più di vent’anni percorre quella strada nel nulla per fare consegne ai “topi del deserto” con il suo tir, un bolide d’acciaio sul cui fianco campeggia la scritta “Ben’s Desert Moon Delivery Service”.

Intorno a lui, nella sconfinata desolazione di cielo e roccia, ruotano una serie di personaggi davvero indimenticabili, che condividono con Ben due caratteristiche: un passato da dimenticare dietro le spalle e un futuro incerto e non troppo benevolo. Il più emblematico, forse, è il predicatore John, un Cristo post moderno che trascina la sua croce lungo l’asfalto della statale. Quando lo incontra, Ben si ferma a bordo strada e si attarda con lui a fumare una sigaretta immaginaria. Ci sono poi Andy, un poliziotto mormone che, quando non indossa il cappello, è un amico, e Roy Cuthbert, un cowboy in bicicletta con una malsana adorazione per la propria pistola… Si potrebbe continuare a lungo: Anderson cesella ogni personaggio con poesia e senso dell’umorismo, insinuando in ciascuno un soffio di vita.

La trama, di per sé, non è così importante: avanzando nella lettura, vi sembrerà di prendere parte alla vita di questo camionista dal grande cuore, di partecipare alla sua routine fatta di sveglie alle quattro di mattina, di caffè scadenti e di luoghi incredibili come il diner del deserto, un locale sperduto dove il tempo sembra essersi fermato e dove si è svolto il primo, intenso capitolo di questa saga.

Con grande mestiere e in modo quasi impercettibile, Anderson dissemina nella narrazione fatti e incontri che daranno vita a una vicenda drammatica e oscura. Nell’apertura del romanzo vediamo la solitudine di Ben diventare improvvisamente affollata, grazie ad alcuni ingressi inaspettati. Il primo è un bambino, abbandonato da un operaio messicano con la raccomandazione che sia proprio lui a prendersene cura. Lo accompagna un cane che ringhia non appena si cerca di separarlo dal piccolo. Con non poca riluttanza, il camionista accoglie entrambi nel tepore del suo camion, un guscio di acciaio che attraversa la neve e il ghiaccio dell’inverno nel deserto. Ben presto, però, la cabina diventerà ancora più affollata, perché la sua vicina di casa diciottenne gli affiderà anche la sua neonata Annabelle. La precaria quiete della nuova, insolita famiglia, viene però ben presto disturbata da un incubo quasi psichedelico: c’è un tir d’epoca rosso, con la scritta RED HELL su un fianco, che sfreccia a centossessanta chilometri all’ora e semina il terrore tra i topi del deserto…

Prende così il via, tra incontri apparentemente casuali e contrattempi, una vicenda che non dimenticherete facilmente, e vi irretirà progressivamente fino a non lasciarvi tregua. Come dicevamo in apertura, Lullaby Road non è semplicemente un noir… è un racconto che ha il sapore della vita e, come tale, deve essere affrontato individualmente, vivendone in prima persona i paesaggi mozzafiato, gli imprevisti e le pagine meravigliose. Attraverso i suoi personaggi ai confini della realtà, James Anderson riesce a scattare delle istantanee a un’America che pulsa di umanità.

Recensione di Gian Mario Mollar.

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Articolo protocollato da Gian Mario Mollar

Classe 1982, laureato in filosofia, Gian Mario Mollar è da sempre un lettore onnivoro e appassionato. Collabora con siti e riviste di ambito western e di recente ha pubblicato I misteri del Far West per le Edizioni il Punto d’Incontro. Lavora nell’ambito dei veicoli storici e, quando non legge, pesca o arranca su sentieri di montagna.

Gian Mario Mollar ha scritto 96 articoli: