Recensiamo oggi al Thriller Café “Bondrée”, romanzo del 2014 dell’autrice canadese Andrée A. Michaud giunto in Italia da pochi giorni con il titolo L’ultima estate grazie alla traduzione di Francesco Bruno e alla pubblicazione di Marsilio Editori.
È l’estate del 1967, quella di Lucy in the sky with diamonds e A Whiter Shade Of Pale, dei solari Coppertone e della spensieratezza degli anni ’60. A Bondrée, luogo di villeggiatura al confine tra il Maine e il Québec, il campeggio è affollato di turisti americani e le baite al limitare del bosco ospitano famiglie di residenti canadesi che si mescolano ai vacanzieri. Le giornate scorrono tra barbecue, nuotate, musica e allegria fino a quando viene ritrovato il corpo senza vita di Zaza, diciassettenne americana dai capelli rossi, bella e vitale. Sembra essere stata uccisa da una tagliola per orsi, un tragico incidente, ma quando muore anche Sissy, la sua migliore amica, nello stesso modo, la paura e il sospetto che si tratti di due omicidi si trasformano in amara verità.
Le indagini vengono affidate all’ispettore capo Stan Michaud (il protagonista ha lo stesso cognome dell’autrice) e al suo vice Jim Cusack, accompagnati dall’interprete Brian Larue: a loro spetta il compito di investigare e di provare ad allentare quelle inevitabili tensioni tra le famiglie americane e canadesi che la morte delle due adolescenti porta alla luce e che affondano le radici nella storia del luogo e nell’amore disperato tra un cacciatore solitario, Pierre Landry, e una donna che non lo ricambia.
Seguiremo la storia attraverso due punti di vista: quello di Andrée (stesso nome dell’autrice!) ragazzina dodicenne che racconta in prima persona lo svolgersi degli eventi, e quello dell’ispettore, personaggio di cui la scrittrice caratterizza con passione tanto il lato professionale quanto quello umano. Sarà lo sguardo fanciullesco e attento di Andrée ad aiutare gli inquirenti a osservare la realtà da una prospettiva diversa, diradando le nebbie che avvolgono segreti e bugie della comunità.
La struttura del romanzo è basata più sulle parti descrittive che non sui dialoghi: Andrée Michaud ha trascorso tre anni della sua infanzia a Bondrée e illustra con grande cura sia la bellezza che il lato oscuro dello scenario riuscendo a immergere il lettore non solo nell’atmosfera di quegli anni ma anche nell’habitat che circonda i protagonisti. La suspense è palpabile: la nebbia, il lago, il caldo afoso, l’angoscia della collettività vengono trasmessi al lettore attraverso i rumori, gli odori del bosco, i versi degli animali, il buio.
Straordinaria la galleria dei personaggi femminili in un’epoca in cui i mariti lavoravano e le mogli erano “angeli del focolare”: saranno proprio loro al centro dell’evento culminante, con la solidarietà e il pragmatismo che contraddistinguono le donne di ogni tempo e con l’epilogo affidato alle parole di Andrée, anni dopo, non più ragazzina.
Due volte vincitrice del Gouverneur Général, il più importante premio letterario canadese, Andrée Michaud con L’ultima estate ha ricevuto molti riconoscimenti internazionali ed è stata la prima donna a vincere il Prix Quais du Polar per la narrativa poliziesca.
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