Nella narrativa di genere giallo/thriller di stampo anglosassone, solitamente, si identifica in modo piuttosto chiaro ed evidente il detective come uomo di ragionamento o d’azione. Hercule Poirot, ad esempio, protagonista-manifesto del giallo all’inglese di Agatha Christie, è archetipo dell’infallibile risolutore di complessi e intricati enigmi. Philip Marlowe, al contrario, creatura dell’americano Raymond Chandler, pur non essendo certo uno sciocco, si affida spesso alla sua forza e ai suoi collaudati riflessi per cavarsi d’impaccio.
Nell’Europa continentale invece, non raramente, i due aspetti vanno a braccetto. È il caso del commissario Maigret di Simenon o, pensando agli esempi più noti e attuali di casa nostra, anche del commissario Montalbano immaginato da Camilleri. Nel solco di questa tradizione si colloca anche l’ex colonnello dei carabinieri Annibale Canessa, protagonista dei romanzi di Roberto Perrone.
Giornalista e scrittore di grande successo, Perrone torna in libreria con “L’ultima volontà”, che fa seguito al suo “L’estate degli inganni”, datato 2018, sempre per la collana Nero Rizzoli. Anche ne “L’ultima volontà”, così come negli scorsi romanzi che hanno per protagonista Canessa, il giallo lascia spazio al romanzo.
La caratterizzazione dei personaggi è approfondita con cura, senza appiattimenti e con una particolare attenzione per la dimensione umana: dei protagonisti, così come dei comprimari. L’intreccio si scioglie con classe e attraversa un lungo tratto di storia d’Italia: dalla Liberazione, alla fine delle BR, fino ai giorni nostri.
Al centro della vicenda, un segreto, o forse più di uno. Dolori ed asprezze taciuti, celati, che parevano ormai sepolti e invece sono ancora terribilmente presenti. Presenti al punto da causare ancora violenza, scatenando una scia di delitti che insanguina l’Italia e non solo.
Gli omicidi si susseguono e dall’Emilia, alfa e omega della narrazione, si spingono fino a una lussuosa villa di Chamonix, in cui viene trucidata un’intera famiglia. Nella sua indagine sulle misteriose cause di tale barbarie Canessa, come sempre, non si tirerà indietro. Anzi, malgrado tutte le sue cautele, finirà, ancora una volta, per coinvolgere involontariamente anche le persone a lui più care.
In questo romanzo, ritroviamo anche Carla Trovati, nota e affascinante giornalista, già protagonista di una storia d’amore con Annibale. Una storia finita, forse, ma mai davvero dimenticata. Ad accompagnare Canessa sarà poi la sua solita, immancabile squadra: il maresciallo Repetto, l’eccentrico miliardario Piercarlo Rossi (detto “Il Vampa”), l’hacker Matteo Bernasconi e il prefetto Calandra.
Un’altra caratteristica dell’indagine di Canessa, anche in questo caso in continuità con la tradizione del giallo continentale, è la coralità. Non un solista che, a suo modo, risolve la vicenda e si appoggia a un co-protagonista per complemento (Archie Goodwin rispetto a Nero Wolfe ad esempio, nei libri di Rex Stout) o per contrasto (Hastings per il già citato Poirot) ma un gruppo di persone, determinate e curiose, decise a non arrestarsi fino ad aver raggiunto la verità.
E in particolare in questo romanzo anche la verità è una verità corale. Emerge passo dopo passo, rivelazione dopo rivelazione. Sembra di averla raggiunta e invece ancora sfugge, ancora è imperfetta e mutevole.
Non solo l’abilità, ma anche la pazienza e, al momento buono, la rapidità e l’incisività d’azione, saranno essenziali per seguire un esile filo che parte da un lontano passato e si allunga, pur flebilmente, fino ai giorni nostri. È soltanto risalendo quel filo che Canessa e i suoi riusciranno, infine, con sorpresa e sgomento, a guardare negli occhi chi, davvero, è responsabile di ciò che è accaduto.
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