Michael Connelly è da poco tornato in libreria in Italia, e qui al Thriller Café non potevamo mancare di recensire il suo più recente romanzo, L’ultimo giro della notte.
“L’ultimo giro della notte” o “l’ultimo spettacolo” è l’espressione con cui nella LAPD indicano il turno di notte, un vortice di oscurità e crimine a cui è stata incatenata per punizione Renèe Ballard, detective brillante e caparbia ma poco incline ai compromessi, su cui grava l’avversione di un influente ufficiale della Omicidi. Le particolari regole della polizia losangelena prevedono che i detective dell’ultimo spettacolo ben di rado possano seguire una caso sino alla fine, vedere un crimine risolto: alle sette del mattino, quando il loro turno finisce, passano i casi ai colleghi operativi di giorno. E sarà così anche nella tragica notte in cui a Ballard e al collega Jenkins capiterà di imbattersi, nel volgere di poche ore, nel furto di una carta di credito, in un travestito picchiato selvaggiamente e in una vera e propria strage avvenuta all’interno del Dancers, uno dei locali più alla moda delle notti di Hollywood.
L’attenzione della Polizia è diretta ovviamente al caso più grave, cinque omicidi sono un’eccezione anche per una città violenta come Los Angeles, e subito sul caso si precipitano ufficiali ambiziosi che non intendono lasciare alcuno spazio ad una semplice detective del turno di notte, ma Ballard non considera i casi in cui si imbatte semplicemente lavoro da sbrigare: la sua sensibilità la porta, a vedere nelle vittime, storie e vite che non si sente di abbandonare. Così, districandosi nelle pieghe dei complicati regolamenti di polizia, Ballard riesce a muoversi intorno alle indagini ufficiali e ad intuirne gli sviluppi, senza abbandonare nessuna delle vittime in cui si imbattuta. Le tre storie procedono parallele, a volte sovrapponendosi e gettando talora l’una luce sull’altra, sempre mantenendo un elevato livello di tensione.
Tensione che raggiungerà il suo apice quando Ballard saprà che il suo vecchio collega Chastain, partner al tempo in cui lavorava alla Rapine e Omicidi, è stato brutalmente assassinato. A quel punto l’atmosfera tesa del romanzo subirà un ulteriore giro di vite e Ballard avrà bisogno di tutta la sua intelligenza e della sua resilienza per restare viva e per assicurare giustizia alle vittime, sfruttando talora la vanità e la sicumera di molti suoi colleghi maschi e valendosi dell’aiuto di un astuto avvocato.
Con “L’ultimo giro della notte” Connelly ci regala, con la sua prosa sempre asciutta e scevra di concessione estetiche, un Police Procedural classico, minuzioso e rigoroso nella concezione quanto nero e selvaggio nell’azione. L’originalità dei tre casi sovrapposti ci regala una vicenda di raro spessore, umanamente piena e variegata su cui spicca la figura ad un tempo tormentata e titanica di Reneè Ballard, una protagonista che promette col tempo di arrivare al livello del leggendario Harry Bosch.
Recensione di Alberto Odone
Ti è piaciuto l'articolo? Iscriviti alla newsletter
Inserisci la tua email e riceverai comodamente tutti i nostri aggiornamenti con le novità, le anticipazioni e molto altro.