L'ultimo omicidio alla fine del mondo - Stuart Turton

Stuart Turton (Widnes, Regno Unito, 1980), è un autore originale, che ama mischiare i generi, rompere le regole classiche e crearne di nuove per stupire e intrattenere al meglio i lettori.

Usando le sue stesse parole, il primo romanzo che ha scritto “Le sette morti di Evelyn Hardcastle”, è stato un giallo stile giorno della marmotta, poi si è dilettato con un romanzo storico su una nave infestata “Il diavolo e l’acqua scura”, ora è il turno di “L’ultimo omicidio alla fine del mondo” un’opera distopica, un libro fantascientifico sull’apocalisse, dove c’è un crimine sul quale indagare, che ne rivela molti altri e dà tanto su cui riflettere e meditare, mentre le sorprese si susseguono a un ritmo elevato.

La trama è attraente. Ambientato su un’isola al largo della Grecia dove si sono rifugiati gli ultimi esponenti della razza umana, il teatro degli eventi potrebbe sembrare un giardino dell’Eden. C’è un villaggio, dove meno di duecento persone vivono in armonia, lavorando, rendendosi utili alla comunità, dedicandosi alle loro passioni e festeggiando la sera. A guidarli tre Savi, scienziati provenienti dal vecchio mondo, alla ricerca di una soluzione per sconfiggere la nebbia dentro cui ruotano degli insetti killer che ha ricoperto il mondo, ucciso tutto e tutti e che viene tenuta lontana dall’isola grazie a una barriera. La vita non è facile: per nutrirsi bisogna coltivare il cibo, possono esserci incidenti perché la tecnologia a disposizione è poca e patisce il passare del tempo, ci sono le malattie. Eppure la vita sull’isola si mantiene tenace e resiliente. Bastano poche pagine per rendersi conto che l’idillio è inquietante per diversi motivi: ogni sera gli abitanti cadano in un sonno profondo e quanto meno innaturale, i Savi non sembrano così buoni e altruisti quanto sgarbati ed egocentrici e poi c’è Bia, la misteriosa Bia, che è nella mente di tutti, consigliando, guidando e controllando? L’isola ha molti misteri, suscita tante domande, che nessuno sembra porsi tranne Emory che è curiosa, mette in discussione ogni cosa, ama gli enigmi, legge vecchi libri gialli e cerca sempre la verità. Emory è una paria nella sua comunità, perché si comporta come uno scomodo grillo parlante, ma quanto una dei Savi viene trovata morta, sarà lei a doversi far carico di scoprire cosa è successo, perché i ricordi di tutti sono stati cancellati e la sera del fatto mortale non la ricorda più nessuno, ma soprattutto perché la barriera che tiene lontana la nebbia assassina è caduta e sarà ripristinata solo con un colpevole e la sua confessione. In un conto alla rovescia verso l’estinzione della razza umana si svolge un libro intenso, originale e coinvolgente, in grado di tenere i lettore col fiato sospeso.

Il romanzo è un vero gioco di specchi, dove nulla è come appare. Incalzante, in ogni capitolo c’è una nota stonata, qualcosa di strano che il lettore assorbe e trova inquietante, facendo ipotesi e ponendosi quesiti. Arrivano anche delle rivelazioni, che contengono nuove domande, in una catena che stimola la curiosità e la voglia di proseguire. Ancora prima del delitto, si percepisce una tensione strisciante, un senso di pericolo incombente. Quanto poi si comincia a indagare sulla morte di una dei Savi, allora la passione per il libro si fa ancora più intensa. L’autore ha creato un meccanismo intrigante facendo sì che la memoria delle ultime ore sia stata cancellata a tutti. Alcuni sono di certo testimoni, ma non lo sanno. Qualcuno è colpevole e non lo sa. Non si può escludere nessuno, nemmeno chi indaga è sicuramente innocente. Scovare gli indizi, interpretarli, fare ipotesi e poi cambiarle quando i pezzi non si incastrano, rende la narrazione un puro giallo investigativo, davvero delizioso.

Importanti sono i personaggi e fondamentale la loro costruzione: i caratteri  sono chiari e netti, è facile distinguerli e inquadrarli. Eppure il movente per un atto violento non è prerogativa di uno. Ci sono tante emozioni in gioco, focolai di rabbia che possono essere alimentati dalla verità che si svela, dai sogni che si infrangono, dalle illusioni che spariscono.

Nella storia troviamo molta azione e il tutto è sostenuto da dialoghi brillanti, intensi e credibili, che delineano sempre più un quadro senza sconti e senza veli sull’umanità e le sue capacità. Ci sono i grandi slanci e le infinite ipocrisie; c’è la gentilezza che si scontra con l’egoismo. L’autore racconta il genere umano e lo mostra soprattutto nelle sue pecche, descrivendo eventi tragici, che invece di unire tirano fuori il peggio delle persone che fanno il male per il semplice fatto che possono farlo. L’impostazione dell’opera fa tanto riflettere e se i lettori si arrabbieranno per certi comportamenti, sarà un bene. Di fronte a certi gesti, a determinate parole e idee, è sano arrabbiarsi, significa che possiamo essere migliori di come veniamo descritti nel libro, che riconosciamo gli errori e per questo possiamo correggerli.

C’è tanta profondità e voglia di riflettere in “L’ultimo omicidio alla fine del mondo”, una chiara denuncia per certe derive che portano alla salvezza non i meritevoli e gli utili a un mondo da ricostruire, ma i ricchi, i privilegiati, i potenti che hanno i mezzi. Non importa che ai fini pratici siano dei totali incapaci, quando è l’avidità a parlare la ragione è sorda.

Alla fine ogni cosa sarà svelata, ma proprio alla fine, perché le sorprese e i capovolgimenti arrivano in maniera costante fino al punto conclusivo.

L’ultimo omicidio alla fine del mondo” ha gli ingredienti giusti per piacere agli amanti del giallo, ma anche a chi predilige la fantascienza e il genere distopico. Saranno soddisfatti anche i cercatori di contenuti, perché non manca una spiccata vena filosofica e formativa in queste pagine.

Stuart Turton non annoia e continua a convincere, sorprendendo e ammaliando. In quest’ultimo romanzo c’è molto della sua formazione e del suo retroterra. Infatti l’autore è laureato in filosofia, ha collaborato con una rivista di tecnologia di Londra, insegnato inglese a Shanghai, scritto articoli di viaggio a Dubai e lavorato in una libreria di Darwin. Cittadino del mondo aperto a culture, storie e scienza, riversa tutto in questo romanzo, rendendolo una storia completa, sfaccettata, toccante e originale.

Alla fine di “L’ultimo omicidio alla fine del mondo” Turton promette ai suoi lettori un nuovo romanzo, questa volta un thriller più contemporaneo, dove ci si scatenerà. Un promessa che accogliamo, facendo un bel nodo al fazzoletto per non dimenticare.

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Articolo protocollato da Tatiana Vanini

Biologa per studi e mamma a tempo pieno, sono una lettrice compulsiva da quando, a otto anni, ho scoperto i romanzi gialli. La mia passione è nata con “Poirot e i Quattro” di Agatha Christie e non si è ancora spenta. Leggo gialli e thriller, sì, ma sono autrice di romanzi fantasy umoristici come La saga di Etreia, con i due volumi di “Veni, vidi... Etreia!”, la raccolta di racconti “Schegge di ordinaria allegria” (auto pubblicati) e poi nel 2023 è uscito per Edizioni Convalle “Scacco di torre per l'ispettore Ovvius” dove sono finalmente approdata al giallo anche nella scrittura. Gioco a D&D, scrivo recensioni e colleziono puffi. Adoro il Natale alla follia e quindi, i romanzi che prediligo sono proprio i mistery classici all'inglese ambientati nelle feste. Non c'è nulla come una bella riunione di famiglia per scatenare l'istinto omicida!

Tatiana Vanini ha scritto 29 articoli: