Vincitore del Premio Tedeschi 2013 con L’odore del Peccato, Andrea Franco ci racconta in questa intervista a cura di Luca Di Gialleonardo della sua nuova pubblicazione dal titolo Lungo la via del pensiero (qui su Amazon). Si tratta di un volume con protagonista il serial killer Gianfranco Stevanin e appartenente alla collana Serial Killer di Delos Digital; se siete appassionati di true crime non ve lo perdete.
[D]: Serial killer. Un argomento sempre attuale, che non accenna a perdere di interesse per i lettori. Trasmissioni, libri, film e fumetti. E ora una serie di biografie romanzate edita dalla Delos Digital. Cosa, a tuo avviso, rende i serial killer così “longevi” in grado di sopravvivere alle mode passeggere?
Be’, senza dubbio i Serial Killer spaventano e affascinano allo stesso tempo, per la loro malvagità, per la loro alienazione, perché sembrano persone normali fino a che non scopri il loro segreto. Credo che la gente ami avere paura ed essere sorpresa. E cosa c’è di meglio di un SK? Mettono a nudo quello che siamo, quello che potremmo essere, e lo fanno in modo così violento ed eccessivo che tutto sembra spaventosamente irreale mentre invece sai che dietro non c’è invenzione. Rappresentano quello che non comprendiamo di noi stessi. Per questo, credo, ci attirino in modo tanto morboso.
[D]: Lungo la via del pensiero narra le vicende di un serial killer italiano. Cosa ti ha spinto a raccontare la sua vita?
Perché amo l’Italia e mi piace raccontare del nostro paese, anche quando si parla di questi argomenti. Non mi piace andare ad attingere sempre all’estero, se non strettamente necessario. Allora, anni fa, quando Franco Forto ha iniziato a cercare storie sui Serial Killer ho fatto un po’ di ricerche e Stevanin mi ha attirato immediatamente. La sua sembra la classica storia alla Criminal Mind, americana. Ma è tutta nostra. E noi italiani siamo veramente poco abituati a osservare quello che succede a casa nostra.
[D]: Hai già pubblicato, nella stessa collana, la biografia romanzata di Jeffrey Dahmer. Cosa hai trovato di diverso tra Dahmer e Stevanin? Non parlo del modus operandi, ma della psicologia, del modo di affrontare e vivere la propria natura. Come credi che abbia influito il luogo in cui sono nati?
Non ci ho mai pensato prima di ora, ma credo che Stevanin fosse una persona più spaventata, Dahmer più tormentata. Forse il cannibale di Milwaukee ha una personalità più complessa rispetto al “semplice” Stevanin. Ma in tutti e due ho trovato abissi di follia pura, un animo nero senza luce.
[D]: Stevanin è in carcere, ma vivo. Non ti preoccupa che possa leggere il tuo romanzo? A parte le battute, come ti sei posto nel raccontare le gesta di un serial killer? L’ebook è una biografia romanzata. Quanto c’è di biografia e quanto di romanzo?
Eh, no, non mi preoccupo eheh. Non sono uno che si spaventa facilmente. I due romanzi poggiano sulla realtà dei fatti. Quello che ho raccontato è vero al 90%, perché sono riuscito a documentarmi bene. Ho messo un po’ di colore, il mio stile narrativo, ma alla fine la storia l’hanno raccontata loro. Il materiale era davvero sufficiente a non dover inventare quasi nulla. Quello che leggerete, quindi, non è finzione… quei due, quelle cose, le hanno fatte davvero. E in quel modo.
[D]: Ci sono altri romanzi in cantiere sui serial killer o al momento ti stai dedicando al altro? Sappiamo che non ti fermi un attimo e che hai tanti progetti già avviati, puoi dirci qualcosa?
Per ora con i SK ho finito. Sto per iniziare a scrivere il seguito del mio romanzo vincitore del Premio Tedeschi (L’odore del Peccato). Poi devo completare due racconti e continuare a seguire le pubblicazioni di Fantasy Tales. Vorrei dedicarmi a un lungo romanzo storico (o thriller storico), ma è un lavoro che voglio fare con calma e attenzione, perché c’è tanto da studiare e voglio esprimermi al massimo delle mie potenzialità, senza fretta.
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