Richard Thomas Osman (Billericay – Regno Unito, 1970) è un presentatore, produttore, comico e scrittore. È diventato famoso per essere il creatore e co-presentatore del quiz televisivo della BBC “One Pointless” che in Italia è sbarcato nel 2017 con il titolo di “Zero e lode”.
Esordisce nel 2020 con il giallo “The thursday murder club” edito da Penguin Books Ltd. che da noi è stato pubblicato da SEM con il titolo Il club dei delitti del giovedì.
Ora, recensisco per voi il sequel: L’uomo che morì due volte (SEM, 2021).
I quattro “nonnini” de Il Club dei delitti del giovedì sono ancora scossi dalla soluzione del caso precedente e desiderosi di godersi un po’ di pace e di tranquillità.
Ma conosciamoli meglio: Joyce, l’ultima arrivata del gruppo, è un’ex infermiera logorroica e bravissima a cucinare biscotti e a risolvere enigmi; Elizabeth, la leader, ha un passato nei servizi segreti britannici e un acume fuori dalla norma; Ron è un ex dirigente sindacale che sarebbe anche disposto a dichiarare guerra al mondo intero pur di eliminare le ingiustizie e infine Ibrahim è uno psichiatra in pensione con un occhio molto attento al linguaggio non verbale del corpo, ma che presenta qualche difficoltà nel gestire i propri disagi interiori.
In L’uomo che morì due volte, a rivoluzionare le loro giornate trascorse a chiacchierare, giocare a carte e a discutere su vecchi cold case, giusto per tenere in allenamento le loro “cellule grigie”, è una lettera che arriva dal passato di Elizabeth: una persona molto vicina a lei, ed ex collega dei servizi segreti, ha bisogno del suo aiuto. L’uomo è stato accusato di aver sottratto una quantità notevole di diamanti a un pericoloso mediatore della mafia. Tutto si complica quando il suo cadavere viene rinvenuto in un rifugio segreto ed Elizabeth e i suoi amici dovranno risolvere il caso e trovare le pietre preziose che il mafioso vuole recuperare, ma che fanno gola anche a tantissimi altri… Dove le avrà nascoste? Riusciranno i nostri arzilli amici a risolvere l’enigma prima di diventare a loro volta vittime?
Io sono sinceramente affezionata a questa serie e ai quattro ottantenni protagonisti. Osman ha il merito di aver dato vita a dei personaggi che, in quanto ad acume, voglia di vivere e spirito avventuriero, danno dei punti a molti pseudo investigatori presenti nel nostro panorama letterario.
L’autore è un grande maestro dell’illusione in grado di confondere le carte in tavola e di portare il lettore su false piste.
È innegabile che in questo secondo volume Osman abbia alzato l’asticella regalandoci una vicenda più intrigante della precedente e riuscendo a dare maggior spessore ai quattro ospiti di Cooper Chase.
Occorre però dire che, nei libri di questa serie, le indagini investigative (che a volte possono anche sembrare grottesche ed esagerate) sono un mero scopo per indagare l’animo umano, le pulsioni e i sentimenti quali: l’amore, l’amicizia, le inquietudini.
“Si è vecchi solo quando ci si sente vecchi” questo sembra essere il messaggio che l’autore britannico vuole trasmetterci perché i suoi personaggi, pur piegati dagli acciacchi e dall’età, sembrano tutt’altro che fragili. Il fulcro di tutto il romanzo è la loro forza, la loro voglia di vivere, il loro desiderio di far progetti come se avessero davanti ancora una lunga strada da percorrere.
Leggendo questa serie è inevitabile fare paragoni con Marco Malvaldi e I delitti del BarLume. I libri di Osman, infatti, hanno molte analogie con quelli dell’autore italiano, ma sono conditi con quella giusta dose di humor in salsa british che li rende, per certi versi, ancora più accattivanti.
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