Appena uscito per Rizzoli, recensiamo oggi L’uomo delle castagne, interessante thriller di Søren Sveistrup.
Un navigato agente di polizia, a una settimana dalla pensione, si ferma davanti alla fattoria di un vecchio conoscente, nei dintorni di Copenaghen. Qualcosa non va. Un maiale morto è lasciato lì. Non si fa così, in campagna. Apre la porta d’ingresso, socchiusa, con due dita, come nei film. Per vedere una cosa che non avrebbe mai voluto vedere: sangue, un cadavere mutilato, altri corpi da scavalcare. Cammina fino all’ultima stanza, dove centinaia di omini fatti di castagne e fiammiferi – infantili, incompleti, deformi – lo guardano ciechi.
Molti anni alcune dopo donne, apparentemente senza legami tra loro, vengono mutilate e uccise: elemento comune a tutte le scene del crimine, gli omini di castagne.
Søren Sveistrup è al suo esordio editoriale, ma si presenta al pubblico con credenziali di tutto rispetto: è autore della serie tv The Killing – serie cult che ha rivoluzionato alcuni canoni della narrazione crime televisiva – e sceneggiatore dell’Uomo di Neve, film tratto dal romanzo di Jo Nesbø, e la professione di sceneggiatore si fa sentire in un thriller nordico di gran classe, classico nella miglior accezione del termine.
Se si dovesse descrivere in una sola parola la sensazione che trasmette questo corposo romanzo di oltre 500 pagine , probabilmente questa parola sarebbe: impeccabile. Nella scrittura, nel ritmo, nel tratteggio dei personaggi.
La scrittura è lineare, scorrevole: le descrizioni – di luoghi o di persone – raccontano esattamente ciò che serve allo svolgimento della vicenda senza appesantimenti e senza scorciatoie, e questo dà al romanzo un ritmo narrativo più spedito rispetto a molta letteratura nordeuropea.
Anche nella descrizione dei protagonisti Sveistrup preferisce soffermarsi su pochi aspetti funzionali alla trama: ciò non significa che i personaggi siano scarsamente definiti, semplicemente le loro vite private non divengono un romanzo parallelo, e nel complesso vengono risparmiati i racconti ormai stereotipati di detective sopraffatti dal caos esistenziale. Le figure dei detective Thulin ed Hess emergono come principali figure investigative, ma la loro non è certo una coppia classica e la loro collaborazione è, almeno all’inizio, piuttosto forzata: due personaggi interessanti, in particolar modo il misterioso Hess, che si impara ad amare velocemente.
Sveistrup non reinventa un genere, ma sa miscelare con grandissimo senso della misura tutti gli elementi ormai classici in un romanzo teso e intrigante fino all’ultima pagina. Gli elementi dei grandi thriller ci sono tutti: un serial killer organizzato, due detective con luci e ombre personali che imboccano strade a volte sono senza uscita, la discesa nei personali inferi di una mente malata e raffinatissima. Eppure, anche se ci si trova di fronte a una certa classicità, L’uomo delle castagne è tutto fuorché un romanzo banale: sarà per l’elemento infantile – l’omino fatto di castagne e fiammiferi del quale cantano i bambini in una filastrocca tradizionale -, sarà per la sensazione che ci sfugga qualcosa, che stiamo imboccando la strada che il killer ha sempre voluto che prendessimo, sarà per quei dettagli apparentemente insignificanti che Sveistrup semina nel romanzo e che di colpo diventano fondamentali. Di fatto L’uomo delle castagne ha una forza narrativa quasi magnetica, il tipo di romanzo che porta a dire “ancora un capitolo” quando l’ora ragionevole per la lettura è passata da un pezzo.
Consigliatissimo, e non solo agli amanti del Nord Europa.
Ti è piaciuto l'articolo? Iscriviti alla newsletter
Inserisci la tua email e riceverai comodamente tutti i nostri aggiornamenti con le novità, le anticipazioni e molto altro.