Recensiamo oggi L’uomo di paglia, il romanzo di Michael Connelly, uscito nel 2009 nei paesi anglofoni col titolo di The scarecrow, pubblicato qui da noi da Piemme, abituata a riscuotere grande approvazione pubblicando i testi dello scrittore statunitense. Dopo avervene annunciato l’uscita a novembre, ecco quindi la nostra opinione sul romanzo più recente di uno dei maestri del thriller più proliferi e acclamati del genere.
Titolo: L’uomo di paglia
Autore: Michael Connelly
Traduzione: Tettamanti S.; Traverso G.
Editore: Piemme
Che cosa ha a che fare uno Spaventapasseri con la storia di un cronista di nera che lavora nella redazione del Los Angeles Time da così tanto tempo da aver lasciato i fasti di un passato glorioso, ricco di scoop, a un presente in cui l’editoria è entrata in crisi? Tempi in cui le notizie non giustificano più un compenso troppo oneroso per giornalisti del calibro di Jack McEvoy, che nelle precedenti avventure aveva contribuito a fermare il famoso serial killer denominato “Il Poeta”. Eppure, “L’uomo di paglia” è la similitudine più giusta per raccontare di come un simbolo possa incutere paura tanto da tenere lontani non solo i corvi, come sarebbe per un reale spaventapasseri, ma chiunque nell’era moderna voglia intrufolarsi in un sistema di hosting ben protetto. Questo lo spin-off dell’ultimo romanzo di Michael Connelly.
Non è casuale nel volume la scelta di inserire i problemi dell’editoria, tema molto sentito in questo periodo storico, che non guarda alle comprovate capacità di un individuo, ma fa i conti con i bilanci ed a una spesso inevitabile riduzione del personale. Nel romanzo c’è anche una componente razziale molto forte, sintomo della difficoltà di una America, che pur stereotipo della civiltà moderna, cova al suo interno ritrosia nei confronti del popolo nero. Accusato di omicidio è infatti Alonzo Winslow, spacciatore incerto che diventa delinquente più per una matrice di carattere emulatrice, che per un’attitudine personale. Alonzo è membro di una gang che ha in mano il quartiere, ma forse non è così tanto astuto da nascondere un cadavere nell’auto che lui stesso ha rubato. Sarà questo lo scoop di cui necessita Jack per riaffermare la propria carriera? Un’indagine accurata che sottolinea come spesso anche nella realtà siano i giornalisti a fare investigazione meglio degli organi preposti e a scovare i malavitosi del momento. Riuscirà Jack a collegare gli omicidi che hanno in comune uno stesso modus operandi? E Rachel Walling, profiler dell’FBI, tornata sulle scene al fianco del protagonista dopo una passata relazione, aiuterà a risolvere il caso o lo complicherà mettendo in mezzo i sentimenti che lo legano al cronista? Chi è la preda e chi il cacciatore? I lettori di Connelly, abituati da diversi anni ad appassionarsi a indagini e suspence, con questa avventura scopriranno metodologie investigative e tattiche di giornalismo piuttosto curiose, forse a volte un po’ troppo fantasiose ma capaci di tenere vivo l’interesse del lettore.
Un romanzo che risente forse di episodi precedenti più avvincenti, tanto da indurre a riflettere su come il ritorno degli stessi personaggi, possa a volte incappare in sali e scendi e umori variabili proprio come avviene nella vita reale. Connelly negli anni ha soddisfatto i lettori più esigenti, per questo possiamo perdonargli qualche piccola scivolata.
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