Esce per i tipi di maxottantotto, una casa editrice sarda indipendente, il romanzo di esordio di Cristiano Idini (già nostro collaboratore), intitolato Magistrite

Il titolo già desta curiosità, un neologismo che storpia un termine giudiziario contaminandolo con una parola presa dal vocabolario medico. Di cosa si tratta? E’ una malattia, senza dubbio, ma dell’animo e non del corpo. Anzi una malattia sociale, che colpisce una determinata categoria (facile capire quale) e instilla in coloro che ne fanno parte dei brutti effetti collaterali: alterigia, arroganza di classe, superbia. Ma a leggere il romanzo si capisce che tutto ciò è solo uno sfondo, un humus all’interno del quale cresce e si sviluppa una trama del tutto noir.

Ambientato tra le vie di Sassari e le stanze del palazzo di giustizia cittadino, il protagonista è Enrico, un magistrato alle prime armi, ansioso di fare la differenza con il suo lavoro e il suo impegno. Ha conquistato la toga con dedizione e sacrificio. Alle sue spalle c’è una famiglia semplice e un’adolescenza un po’ selvaggia, passata per strada insieme all’amico Sebastiano, che ritroverà al suo fianco come carabiniere. Ragazzi abituati a risolvere i conflitti nella maniera più semplice, cioè facendo a botte, in quel modo delineando autorità e confini. Ora, da adulti, tutto questo appare solo come la soluzione più comoda a un problema complesso. L’indole violenta è stata ammaestrata e trasformata in un percorso sportivo: entrambi fanno boxe, si sono dati delle regole, hanno chiuso la loro natura selvaggia nel perimetro di un ring. 

Diventati rispettivamente magistrato e carabiniere, Enrico e Sebastiano devono agire secondo i dettami della legge, rispettando codici e procedure. Ma paradossalmente è soprattutto Enrico – il magistrato – a soffrirne. Si rende ben presto conto che, a dispetto dell’enorme potere di cui è investito, portare giustizia è assai complicato. A causa delle incredibili storture del sistema, spesso le vittime non sono tutelate e in certi casi persino beffate, abbandonate a loro stesse e alle conseguenze delle loro miserie. Sarebbe tollerabile, pur se molto frustrante, se non fosse che in città si scopre per puro caso l’esistenza di un giustiziere, qualcuno che ha deciso di applicare la giustizia sostanziale a coloro che, per un motivo o per l’altro sono riusciti a sfuggire a quella formale. Soggetti colpevoli che hanno evitato la loro pena sgusciando attraverso i buchi nelle maglie del sistema, lasciando dietro di loro macerie morali e materiali. Puniti ora con l’unico mezzo che ha il pregio di andare dritto al punto: la violenza. Quella stessa violenza che il magistrato e il carabiniere, ora maturi membri di una società per bene, hanno invece abdicato.

Ma chi ha ragione, in fondo? E’ questo il dilemma che a un certo punto della storia assale Enrico – colpito nei suoi affetti più cari – e che metterà in crisi tutto quel sistema di valori così faticosamente costruito.

Chi è il giustiziere? E cosa lo spinge veramente ad agire? Sono questi i motori narrativi che sviluppano la storia attraverso trecento pagine di una scrittura sempre fluida, senza inciampi, capace di tenere incollati alla pagina per scoprirne tutti gli sviluppi.

Ma Magistrite non è solo una storia noir, è anche un romanzo di formazione. I personaggi, principali e comprimari, si trasformano nel corso della storia, plasmati dagli avvenimenti che subiscono loro malgrado. Si trovano davanti sfide importanti, decisive, e le affrontano pur tormentati da un costante senso di inadeguatezza. Enrico, Sebastiano, e i numerosi altri comprimari che popolano questa storia, saranno persone ben diverse nel momento in cui si terminerà l’ultima pagina. E chiudendo il libro non sarà strano sentire la sensazione di avere trovato dei nuovi compagni di viaggio.

Cristiano Idini è nato a Sassari nel 1975. Laureato in Giurisprudenza e in Lettere Moderne, già funzionario regionale e magistrato onorario, divora libri e tira di boxe. “Magistrite” è il suo primo romanzo.

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Articolo protocollato da Giuseppe Pastore

Da sempre lettore accanito, Giuseppe Pastore si diletta anche a scrivere e ha pubblicato alcuni racconti su antologie e riviste e ottenuto vittorie e piazzamenti in numerosi concorsi letterari. E' autore (assieme a S. Valbonesi) del saggio "In due si uccide meglio", dedicato ai serial killer in coppia. Dal 2008 gestisce il ThrillerCafé, il locale virtuale dedicato al thriller più noto del web.

Giuseppe Pastore ha scritto 1638 articoli: