Nato a Messina nel 1981, Francesco Musolino è giornalista culturale e scrittore.
Collabora con diverse testate nazionali, fra cui Il Messaggero, L’Espresso, Specchio e La Repubblica. Nel 2019 ha esordito con il romanzo L’attimo prima (Rizzoli, 2019), seguito dal saggio Le incredibili curiosità della Sicilia (Newton Compton, 2019). Ideatore del no profit @Stoleggendo, membro del collettivo Piccoli Maestri, conduttore televisivo e docente di scrittura creativa, nel 2021 è stato membro della giuria del Premio Mondello.
Il suo ultimo romanzo, pubblicato da E/O, è il bellissimo Mare mosso, del quale spero vivamente ci sia un seguito. Ne parliamo oggi al Thriller Café.
“Non c’è niente da fare. I guai succedono sempre di notte. In questo piccolo ufficio a due passi dal porto di Cagliari, uno dopo l’altro, dalle sette di sera fino alle sei del mattino, facciamo a turno per montare la guardia e intanto ascoltiamo i bollettini nautici aspettando che accada qualcosa. Dicono che il tempo sia il più grande dei tesori ma vale solo per la gente che non ha un bel nulla da fare. Invece, per noi che siamo costretti ad assecondarne i capricci, lo scorrere inesorabile delle lancette è un’enorme scocciatura, fine pena mai. Per un tempo che sembra infinito c’è solo questo, un silenzio a farci compagnia, rotto ora dal gorgogliare della moka, ora dal rumore dei gusci di noce in frantumi, ora dal frusciare delle carte per l’ennesimo solitario, vinto o perso non importa, sopra quel tavolaccio di fòrmica bianco tutto scheggiato, illuminato da una singola lampadina da sessanta watt che gli pende sopra, oscillando al vento che si intrufola dagli infissi di legno, in balìa delle intemperie”.
È la notte di Natale del 1981. Mentre fuori impazza il maestrale, nell’ufficio cagliaritano della Siresa Mare SPA – una flotta di rimorchiatori di proprietà del Cavaliere, un facoltoso armatore napoletano – di guardia c’è l’ingegnere Achille Vitale. Non sarebbe toccato a lui, ma siccome non ha un modo migliore per trascorrere la notte del 24, ha preferito lasciare liberi i suoi colleghi. Sono in quattro, sono uomini di mare, sempre pronti a prendere il largo, di giorno o di notte e con qualunque tempo, per salvare carichi, uomini e mezzi in difficoltà. Per il loro armatore è una questione di denaro, per loro andar per mare è la vita. Perciò quando riceve la notizia che la Izmir, un cargo turco con nella stiva 600 tonnellate di pesce surgelato, è alla deriva, dispersa in qualche punto del mar di Sardegna, Achille non esita a disturbarli, quei colleghi che aveva graziato: non importa se è Natale, se già erano addormentati, se fuori c’è un tempo da lupi… bisogna partire. Ma, una volta rintracciata la nave, Achille e i suoi constatano che l’impresa non sarà delle più facili e ben presto la situazione si fa critica. La nave, infatti, è poco più che un ferro vecchio, un’enorme bagnarola mal tenuta che rischia di colare a picco. Toccherà fare il possibile per salvare il carico senza rimetterci la vita. Come se non bastasse il mare, poi, ci si mette anche l’uomo: Achille non lo sa ancora, ma il Cavaliere non sembra l’unico ad avere interesse al salvataggio… qualcuno, ad Atene, segue con vivo interesse le operazioni a bordo e, a giudicare dall’alacrità e l’efficienza con cui si muove, pare voglia recuperare il carico ad ogni costo. Perché tanto interesse per un po’ di pesce? Cosa nasconde davvero la Izmir?
Ispirato alla storia vera di un salvataggio avvenuto al largo del Mar di Sardegna, Mare mosso è un avvincente noir mediterraneo che strizza l’occhio a Corto Maltese e Jean-Claude Izzo. La vicenda principale si svolge quasi tutta in una notte, ma numerosi sono i flash-back – resi sotto forma di ricordi – del protagonista. Achille Vitale è indubbiamente il personaggio chiave della storia: ha trent’anni, è siciliano, ex cadetto della Marina Militare, ha una figlia – Nina – ed ama una donna straniera che si fa chiamare Brigitta. È un ingegnere navale competente e coraggioso, nonostante la giovane età è un buon capo coscienzioso con un’ottima attitudine alla leadership ma anche indiscusse qualità umane; la sua squadra è anch’essa variegata e ben caratterizzata, a cominciare dal direttore di macchina, Carmine.
“Stasera la guardia la monto io. Non era il mio turno, in effetti, ma Brigitta non c’è e non avevo troppa voglia di rimanere mentre tutti stavano a tavola con la cena di magro e gli spaghetti alle vongole. Ho preso la sacca Spalding, al cui interno è stata cucita un’etichetta con i miei dati: Achille Vitale. Nato a Palermo, 15 luglio 1951, e me la sono messa in spalla. Nella mia testa c’era aria viziata, aria di brutti pensieri, e così prima di uscire sono andato in terrazza per fumare un’altra sigaretta in santa pace. Nel frattempo, ho controllato che lo sgabuzzino con dentro le bombole per le immersioni fosse ben chiuso e che il rosaio e il suo graticcio fossero protetti con i teli di plastica. Già che c’ero, ho verificato che nella borsa ci fosse tutto: la tuta bianca da lavoro con la zip, i guanti di crosta, la torcia con le pile cariche, il coltellino svizzero multiuso, una maglietta bianca di ricambio, la carta nautica della Sardegna e un pullover di lana perché in mezzo al mare fa davvero freddo. E poi tre pacchetti di sigarette, Muratti Ambassador. Il mio VHF portatile e una piletta di gettoni del telefono, ovviamente.
Non mancava nulla. Ho spento la cicca e mi sono chiuso alle spalle la porta di casa in via Riva di Ponente. Ho fatto un giro largo, senza fretta, e dopo aver attraversato Cagliari in silenzio, passando sotto i palazzi con le luci di Natale appese ai balconi, a bordo della mia Renault R4 di uno sgargiante rosso fuoco, ho dato il cambio a Carmine. Figuratevi com’era contento di poter tornare a casa. Mi ha accolto con una smorfia incredula e un sorriso, ha raccolto le sue cose in fretta – la Settimana Enigmistica, la matita e la penna con cui ricalca le risposte giuste perché ci tiene a non fare brutta figura – ed è uscito prima che potessi cambiare idea”.
L’unica pecca – che è più che altro una difficoltà pure superabile – che mi sento di segnalare in questo noir è il linguaggio marinaro che talvolta diventa estremamente tecnico, rendendo non immediati alcuni passaggi del romanzo. Niente di insormontabile, comunque, e soprattutto se il premio è gustarsi una storia angosciante ed adrenalinica come questa, beh, un po’ di fatica non ha mai fatto male a nessuno. Traffici loschi, amicizia e coraggio sono gli ingredienti vincenti di questo noir che rende ancora più nere e tempestose le notti in cui il mare decide di dimostrare la sua forza e il suo immenso ed inesorabile potere.
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