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Cari avventori del Thriller Café vi presentiamo oggi l’opera di esordio di Camila Salazar: “Materia grigia – Il vento dopo la tempesta“, un thriller psicologico edito da Bookabook.

Siamo nella Londra del 2016 e la protagonista, Emma, è una giovane studentessa di giornalismo presso la Yugen University, dalla vita solo apparentemente normale. Salvata alla nascita da un farmaco sperimentale, Emma è infatti tenuta sotto costante controllo dai suoi creatori, ora membri di una sinistra organizzazione scientifica. Il vero incubo comincia quando scopre il cadavere di una sua compagna di studi, Abigail Bailey, in uno scenario inquietante a Richmond Park. Da quel momento, la sua realtà si sgretola: allucinazioni e incubi amplificati da un impianto di intelligenza artificiale che minaccia la sua mente, portandola a dubitare non solo di chi la circonda, ma persino della propria percezione della realtà, mentre un assassino noto come “L’Angelo delle Orchidee” miete vittime una dopo l’altra.

Questa in sintesi la trama del romanzo, ma per approfondire meglio abbiamo posto due domande all’autrice, oltre a riportarvi un estratto.

Due domande all’autrice

[D]: Com’è nato questo libro?

Il libro è nato in un momento inaspettato. Stavo guardando “La Mummia” con Tom Cruise e mi sono chiesta: “Cosa succederebbe se mischiassi elementi di quel film con il mondo della neuroscienza e del tormento psicologico?” Da lì, ho iniziato a immaginare una storia in cui il mistero, l’intelligenza artificiale e la vulnerabilità umana si intrecciano. “Materia Grigia” è il risultato di quella scintilla creativa, un thriller che scava nelle paure più profonde mentre esplora i limiti della mente umana.

[D]: Qual è la cosa che i lettori potrebbero apprezzare di più nel romanzo?

[R]: “Materia Grigia” offre ai lettori un thriller intenso e ricco di suspense, esplorando temi come la neuroscienza, l’intelligenza artificiale e il tormento psicologico. La storia segue Emma, una studentessa di giornalismo a Londra, mentre affronta il suo traumatico passato e una serie di eventi inquietanti legati a un assassino seriale conosciuto come l’Angelo delle Orchidee. Man mano che Emma scopre segreti scioccanti, il lettore viene trascinato in una rete di esperimenti scientifici, organizzazioni segrete e dilemmi morali complessi, il tutto mentre Londra è travolta dal terrore.

Estratto

PROLOGO

Londra, venerdì 18 agosto 1995

Appena entrano al Portland Hospital, due infermiere corrono verso di loro e sistemano Rachelle Arden sul lettino.
«Sta sanguinando», li informa il marito. «Non è normale, vero?»
«Ho bisogno di un’ecografia addominale e quattro grammi di solfato di magnesio», ribatte il dottore intanto che portano la paziente verso la stanza più prossima.
«Pressione 160 su 110», dice un infermiere. I vestiti della donna sono appiccicati al corpo per via del suo stesso sudore. «Il bambino è in sofferenza.»
«Somministro il magnesio.»
«Harris…» lo chiama Rachelle, dopo che un’infermiera si è avvicinata con la siringa.
Il marito le dà un bacio sulla fronte e le accarezza i capelli. «Sono qui con te, amore. Concentrati su di me.»
«L’ecografo è pronto», informa ancora l’infermiera.
«C’è qualcosa che non va?» chiede Harris, notando, per quanto possibile per via della mascherina, l’espressione preoccupata del medico.
Non risponde.
Continua a stringere la mano di Rachelle, mentre le pulisce le lacrime dagli occhi. Gli si spezza il cuore a sentire i suoi lamenti di dolore. Non è stata una gravidanza facile; da quando ha perso il primo bambino, non hanno più parlato di creare una famiglia. Quella nuova gravidanza è stato un miracolo. Il loro miracolo. Non può finire così. Non di nuovo.
Lei si piega ancora in due dal dolore.
«Che succede?» Altre infermiere entrano nella stanza con strumentazioni di cui Harris non ha idea a cosa servano. «Allora?! Qualcuno mi dice cosa diamine succede?!»
«Ha la placenta previa», risponde il dottore guardando il monitor dell’ecografia.
«Amore?» sussurra la donna, girando la testa per guardarlo con occhi spaventati.
«Cioè?» chiede lui.
«La placenta ostruisce la cervice. Il bambino non può passare», spiega il medico, continuando a osservare il monitor. Poi si rivolge alle infermiere: «Cortisone, un’unità di zero negativo e test di compatibilità trasfusionale».
«Non voglio perderlo di nuovo. Non ce la faccio», dice lei con gli occhi pieni di lacrime.
«Rachelle», interviene l’uomo, «se non riusciamo a fermare l’emorragia, dovremo fare un cesareo d’emergenza, d’accordo?»
«L’emorragia sta diminuendo», gli comunica una delle infermiere.
«Datemi il battito della bambina.» Nessuna delle due donne parla. «Allora?!»
«N-non riesco a trovarlo», risponde nervosa quella più vicina a Rachelle.
Il medico si avvicina alla pancia e pone altro gel. Dopo diversi secondi annuisce.
«Eccolo qua», dice provocando un sospiro di sollievo nella giovane coppia. «Per ora la situazione è stabile. Torno dopo per un controllo.»
Harris sorride sollevato. «Grazie dottor…»
«… Zhou», risponde sorridendo dopo essersi tolto la mascherina e i guanti.
Non si accorge di quello che sta succedendo finché le porte della sala operatoria non si chiudono, lasciando fuori Harris.
«… sacca nuova, salina…» sente dire a una voce femminile.
«D’accordo, posizione cefalica», dichiara una voce maschile. «Posizione anteriore.»
«Sta uscendo.»
Percepisce una calda lacrima scivolarle dalla punta dell’occhio. «Non sento nulla.»
«È l’epidurale», le dice un’infermiera, accanto a lei. Poi le prende la mano. «Stringila. Così, brava.»
«Passiamo al cordone», ordina la voce sicura del dottor Zhou. «Piano. Le spalle ci sono. Fermi: sta soffocando. Bravi, così… Ed ecco…» La sala operatoria è invasa dal pianto stridulo di un neonato. «Congratulazioni. È una bellissima bambina!»
Rachelle osserva felice come la puliscono con cura. Nell’intera sala cala il silenzio. Il suo sorriso svanisce. Si gira disperata a guardare verso l’infermiera che le continua a stringere la mano. «Che succede? Perché… perché la mia bambina è diventata blu?»
«È cianotica» sente dire al medico. «Asfissia neonatale.»
Taglia il cordone e trasferisce la neonata sul lettino di rianimazione. Per prevenire la perdita di calore l’avvolge in un telo caldo.
«Voglio vederla», sussurra Rachelle. Si sente sempre più debole, sempre più pesante. Vuole solo chiudere gli occhi. Solo per un secondo. «Voglio vedere… voglio…»
Il monitor non segna più il battito.
«La stiamo perdendo», urla una delle assistenti.
Il dottore gira la testa per guardare la madre.
«Serve più epinefrina. Iniettate l’epinefrina e procedete con il defibrillatore!»
«Polso debole!» risponde un’infermiera dopo alcuni istanti, riferendosi alla donna.
Zhou annuisce. Ora può concentrarsi sulla piccola. Mantiene la pervietà delle vie aeree e procede con la ventilazione a pressione positiva.
Niente. Il medico cerca di non deconcentrarsi. Ispeziona la faringe e ripete le insufflazioni. Nonostante la ventilazione, non vede nessun aumento della frequenza cardiaca, perciò decide di iniziare con le compressioni, fornendone tre accompagnata da una ventilazione con un ritmo di circa quindici cicli ogni trenta secondi.
«Per ridurre la probabilità di ipoglicemia, somministra 250 mg kg-1 di glucosio per via intraossea», ordina a uno degli infermieri che lo sta assistendo, intanto che si ferma a pensare, osservando la scatola nera che gli ha lasciato il suo vecchio collega. Non è d’accordo con i suoi metodi e le sue teorie sperimentali, ma se avesse ragione?
Non essere sciocco, pensa, lo sai che è un medicinale non ancora approvato. Se lo usi e va finire male puoi dire addio alla tua carriera. È questo che vuoi?
«Cosa devo fare?» lo chiama il giovane, sempre più ansioso. «Dichiaro l’ora del decesso?»
Zhou fissa la bambina e rivede la sua bambina. Corre verso il tavolo su cui è riposta la scatola. Appena la apre un denso vapore freddo gli rinfresca il volto. Afferra il flacone e osserva il liquido argenteo all’interno, prima di preparare l’iniezione. Il contenuto riempie con rapidità le vene della neonata non appena lo inietta. Si allontana, in attesa che il farmaco faccia effetto.
Nulla.
«Ora del decesso…» inizia a dire girandosi a guardare l’orologio.
Si interrompe quando vede la bambina in preda a un violento attacco epilettico.
«Che succede?» domanda un’infermiera.
Il dottore non fa in tempo a rispondere che le convulsioni si concludono in pochi secondi. Sorride ascoltando nuovamente il pianto della piccola. «Quanto tempo è stata senza respirare?»
«Tre minuti», risponde l’infermiere stupefatto. «È stato un miracolo.»
«No, Allan», nega il medico sorridente. «È il potere della medicina.»
Zhou ritorna dalla madre per controllare i parametri. «Come sta?»
«Stabile», risponde un’infermiera.
«Portiamola di là. Ha bisogno di riposo. E informiamo il padre di tutto quello che è successo.»
«Dov’è?» domanda Rachelle debole. Il colore delle pupille risaltano sul pallore del suo giovane viso. «La mia bambina… dov’è?» L’infermiera gliela fa vedere e la madre sente le labbra distendersi in un sorriso quando vede due occhi aprirsi e guardare curiosi verso di lei.
«È bellissima.»

Video su Instagram

https://www.instagram.com/reel/C_tLeDgABA3

Camila Salazar

Camila Salazar è una studentessa di venti anni, nata in Colombia e cresciuta in Argentina. Vive a Roma da dieci anni, è cittadina italiana e ha conseguito la laurea in Scienze della Comunicazione presso l’Università Roma Tre. Attualmente sta studiando per la Laurea Magistrale. Soprattutto, però, non ha dimenticato le origini del proprio bisnonno, nato e cresciuto nel Mezzogiorno.

Oltre a mostrare un grande interesse per la lettura fin da piccola, per quattordici anni ha fatto nuoto a livello agonistico e, per un breve periodo, ha praticato equitazione, pattinaggio e danza classica. Attualmente continua a nuotare per passione, anche se non più ad alti livelli, e ha iniziato a praticare fitbox.

Camila si è avvicinata alla letteratura scrivendo poesie, per poi passare ai romanzi, in particolare di genere thriller, anche se col tempo le piacerebbe sperimentare più generi possibili. È sua ferma convinzione che il saper scrivere non sia solo questione di talento, ma anche e soprattutto di dedizione e impegno, motivo per cui, sebbene alle prime armi, è un’autrice disposta a rimboccarsi le maniche per migliorare laddove necessario il manoscritto e raggiungere il suo sogno di diventare, prima o poi, una scrittrice a tutti gli effetti.

Maggiori informazioni sul suo sito web.

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