Medaglia al valore, ennesimo libro di Andy McNab della fortunata serie di Nick Stone, porta in giro il lettore in un’Europa con molti conti in sospeso con la Storia. Torturatori di Saddam Hussein convinti di potersi godere una vita borghese in Occidente, misteriose organizzazioni serbe che non dimenticano i bombardamenti occidentali e il figlio di un compagno del SAS sotto indagine per aver ucciso un commilitone contribuiscono a tirare fuori Nick dal suo rifugio dorato russo e a riportarlo in azione.
Al centro del gruppo, con un sorriso che andava da un orecchio all’altro, c’era il clone di Saddam Hussein. Con la moglie svedese bella e bionda e due bambini di carnagione olivastra aggrappati a lui come se ne andasse della loro vita, aveva molto di cui essere felice. Ma, da vicino, era impossibile non notare che gli occhi di Jahmir Koureh non stavano sorridendo.
È un romanzo che parla di nostalgia, delle occasioni mancate e di quello che significa e dovrebbe significare valore, qualcosa che ha a che fare con atti straordinari di eroismo, con il riconoscimento pubblico e tra fratelli in armi. La parte migliore del romanzo consiste proprio nelle riflessioni sparse sull’assegnazione, rarissima, delle Victoria Cross e le storie di eroismo individuale di individui qualunque che per qualche motivo si sono ritrovati su un campo di battaglia. I dialoghi migliori quelli tra Nick e un prete con un passato avventuroso e un presente nella logistica delle black ops.
Scoprii una cartellina rossa che conteneva la stampa dell’encomio per la VC di Guy Chastain e la riproduzione della medaglia, pronte per essere incorniciate, o così sembrava. Infilato in fondo c’era un biglietto scritto a mano da un certo Stephen che ringraziava Ella per la sua affettuosa lettera di condoglianze, e che si sforzava di convincersi che se non altro Chris era morto facendo il lavoro che amava. Di lettere del genere ne avevo lette parecchie, e a volte erano veritiere.
Una delle caratteristiche più interessanti dei romanzi di Andy McNab sono i dettagli tecnici e pratici del “lavoro sul campo”. Aprire serrature, le tecniche di pedinamento, il porto d’armi nascosto, i rudimenti di tiro e guida dinamica. In Medaglia al valore queste chicche da scrittore già membro dei SAS mancano quasi del tutto. Allo stesso tempo l’azione si svolge in località meno “esotiche” e il viaggio dell’eroe perde fascino e tutto al servizio di quella nostalgia già citata.
Lontanissimi sono i tempi di Bravo Two Zero, imbattuto capolavoro di McNab e la saga di Nick Stone in questo capitolo sembra proprio accusare segni di stanchezza e di vitalità ridotta. Manca anche un grande nemico probabilmente. Sconfitto Osama, senza più un nemico pubblico numero 1 tocca guardare al passato per trovare occasione propulsiva per un thriller d’azione oppure davvero ricalibrare e considerare che un Nemico valido è un sistema o un iperoggetto. La stanchezza è negli immaginari, quello dei terroristi islamici come delle gang serbe è come superato, questo Nick Stone riflessivo e intimista forse paga il prezzo di questi superamenti. Consigliato ai fan della saga.
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