Gianluca Barbera, scrittore, critico letterario ed editore italiano, è nato nel 1965 a Reggio Emilia e ora vive a Siena, tra le colline del Chianti. Dopo aver compiuto studi giuridici e filosofici ha iniziato a lavorare nel 1995 in ambito editoriale. Nel 2000 è stato tra gli ideatori di Sironi Editore e in seguito ha fondato e diretto, fino al 2015, la casa editrice Barbera Editore. Da settembre 2016 è direttore editoriale di Edizioni Theoria. È del 2011 il suo primo romanzo Il dittatore utopista (biografia di Muammar Gheddafi) che sarà seguito da numerose altre pubblicazioni tra le quali possiamo ricordare: Finis mundi (2014), il romanzo picaresco La truffa come una delle belle arti (2016) col quale è stato finalista al Premio Neri Pozza, al Premio Letterario Chianti e al Premio Internazionale di Letteratura Città di Como. Importante segnalare anche il volume di interviste filosofiche Idee viventi. Il pensiero filosofico in Italia oggi (2018) e Magellano, sempre del 2018, che racconta la storia della prima circumnavigazione del globo e che ha riscosso un notevole successo di pubblico e di critica. Nel 2019 ha pubblicato il romanzo Marco Polo, liberamente ispirato alla vita e alle avventure del celebre esploratore veneziano, miglior romanzo di avventura al Premio Città di Como.
Con Mediterraneo (Solferino, 2021) che ora recensisco qui per voi, si è cimentato con quello che è stato giudicato da critica e addetti ai lavori come un vero e proprio “thriller filosofico”.
Giovanni Belisario, drammaturgo, lettore e pensatore, ma anche viaggiatore e gran conoscitore del mondo, separato dalla moglie Eva e con un recente lutto alle spalle (la morte della figlia Giulia) riceve dall’altro suo figlio Christian, che non sente da un po’, una e-mail piuttosto inquietante
«Ciao papà, da un paio di settimane mi trovo a Frangokastello, nel sud di Creta, sulla costa più selvatica. Un posto dominato dalla più totale anarchia urbanistica. Sono venuto qui per mettermi tutto alle spalle e starmene in pace. Ad Atene ho conosciuto una ragazza e ho deciso di seguirla…
Ma la verità è che sto scappando. Qualcuno mi sta addosso. Prima ad Atene, ora qui. E prima ancora ad Andros: è lì che tutto è cominciato…».
Quale padre avrebbe potuto rimanere indifferente di fronte ad una così chiara richiesta di aiuto?
Inizia così per Belisario il suo “viaggio” fisico e metafisico alla ricerca del figlio preoccupato anche dal fatto che le recenti attività di quest’ultimo come collaboratore di una ONG, che si occupava di salvare i migranti nelle acque del Mediterraneo, gli aveva senz’altro procurato una serie di nemici.
Per seguirne le orme la prima tappa è Creta, dove il caso vuole che sia messa in scena proprio una pièce teatrale di Belisario su Teseo e il labirinto di Cnosso, ma pare che Christian non sia più in Grecia…
Una serie di messaggi, e-mail e vocali di Christian, sempre più criptici e incompleti, porteranno il nostro “moderno Ulisse” dopo Creta ad Istanbul e infine a Gerusalemme ma non solo Christian sembra introvabile è sempre “andato via un giorno prima”. Ma l’ultima rivelazione fatta al padre è davvero scioccante… è quella di aver ritrovato, insieme all’amico Pedro, negli abissi marini un aggeggio, una sfera tonda e liscia, l’ipercubo, che ha il potere di far riaccadere eventi del passato o di far vivere momenti del futuro…
«In ogni cháos c’è un kósmos, un ordine, si disse [Belisario]. E lui l’avrebbe trovato.» e lo farà in “compagnia” di tutti i grandi della mitologia, della filosofia, della letteratura, della storia, della scienza e della religione che hanno vissuto, combattuto e predicato proprio sulle coste di quel “Mare Nostrum” da alcuni paragonato ad uno “stagno” «Saremo anche rane che nuotano in uno stagno, ma quale stagno ha partorito così tante civiltà, così tante idee, così tanti mondi, e – perché no? – così tante guerre e tanti inganni?»
Devo confessare che prima di Mediterraneo non avevo letto nulla di Gianluca Barbera per cui quando il barman di Thriller Café mi ha proposto la lettura, e quindi la recensione, della sua ultima pubblicazione ne sono stata entusiasta perché amo sempre affrontare autori che ancora non conosco.
Fin dalle prime pagine sono stata colpita dal suo stile decisamente colto e raffinato e dalla sua scrittura immersiva e intrigante ma mi sono anche resa conto che questo libro non andava “letto” come tutti gli altri perché, altrimenti, si rischiava di essere immediatamente ubriacati e disorientati dai numerosi episodi storico-filosofici-mitologici col rischio di perdere la rotta. Ho quindi “riavvolto il nastro” e dopo un breve refresh dei miei studi classici e dei miei corsi universitari relativi agli argomenti trattati ho intrapreso nuovamente non più la lettura bensì il “viaggio”. Ovviamente con alcuni accorgimenti: ho abbandonato le zavorre inutili (preconcetti, pregiudizi…) e mi sono munita di un kit essenziale costituito da una bussola per non perdere l’orientamento e di un’ancora per eventualmente soffermarmi in caso di riflessioni e poi con le mani ben salde sul timone ho iniziato la navigazione…
Il libro che ha una trama labirintica è la storia di un viaggio nello spazio e nel tempo dove lo spazio è, ovviamente, quello del bacino del Mediterraneo, culla di tante civiltà, e dove il tempo è quello di un “illustre” passato che ritorna per ricordarci chi siamo e da dove veniamo. I numerosi “personaggi” che compaiono, quasi come in uno spettacolo teatrale interattivo, ci riportano alla memoria famosi miti greci, brani della Bibbia e dei Vangeli apocrifi ma anche passi del Corano e leggi della scienza e della fisica…
Posso dire che la domanda che all’inizio del libro sembrava essere l’elemento fondante di tutto il romanzo e cioè «che fine ha fatto il figlio Christian?» man mano che la vicenda si dipana diventa di secondaria importanza perché Barbera ci conduce anche in un viaggio alla scoperta di noi stessi come singole entità e come collettività.
Grazie a una sorta di sperimentazione narrativa questo romanzo è un grande e originale “contenitore ad incastro” di codici e saperi, che fa crollare le nostre conoscenze sullo spazio e sul tempo e che ci spinge in una sorta di “pseudo-strabismo” con un occhio al passato e al crogiolo di culture che si sono avvicendate nella culla del Mediterraneo e un occhio al futuro dove scienza e tecnologia ci permettono di dare risposte a domande millenarie ma non rivelandosi fino in fondo ci lasciano quella curiosità che funge da molla esistenziale.
In conclusione Mediterraneo che è davvero riuscito a coniugare insieme mistery, spy story, tragedia classica, pensiero filosofico, romanzo d’avventura… e lo ha fatto in maniera davvero affascinante e originale merita di essere letto anche se alcuni passaggi potrebbero non essere compresi fino in fondo perché d’altronde ce lo aveva già anticipato Barbera fin dall’inizio «Io qui celebro il mistero».
Ti è piaciuto l'articolo? Iscriviti alla newsletter
Inserisci la tua email e riceverai comodamente tutti i nostri aggiornamenti con le novità, le anticipazioni e molto altro.