Con Memorie di un delitto torna in libreria Salvo Toscano, con un nuovo episodio della fortunata serie dedicata ai fratelli Corsaro.
L’avvocato Roberto Toscano riceve una singolare richiesta da parte di un’anziana nobildonna: vorrebbe che lui e il fratello Fabrizio facciano luce sull’omicidio risalente al 1989 di una ragazza della Palermo bene, e per il quale era stato condannato Corrado, figlio della donna. Per la donna il figlio è stato accusato ingiustamente a causa di indagini superficiali condotte a senso unico, e arrivata ormai al termine della sua esistenza vorrebbe finalmente veder riabilitato il nome del figlio forse non sufficientemente difeso all’epoca, e comprendere con questo i motivi che l’hanno spinto al suicidio in carcere.
Il razionale, pacato Roberto Toscano sarebbe piuttosto restio ad accettare l’incarico, considerando che si tratta di un delitto di quarant’anni prima: ma dagli atti processuali l’impressione che l’indagine sia stata approssimativa è forte, e il fratello Fabrizio – con il giornale in cassa integrazione e troppo tempo a disposizione – insiste per accettare l’incarico.
Inizia così un viaggio a ritroso nel tempo, tra luoghi e memorie dei protagonisti dell’epoca.
Memorie di un delitto è un romanzo anomalo rispetto ai ritmi dal gusto anglofono ai quali i lettori sono da tempo abituati: nessuna indagine serrata, nessuna minaccia incombente, nessuna vittima da salvare in extremis.
Memorie di un delitto è un romanzo che stempera la tensione narrativa nella ricostruzione della memoria dei protagonisti, alternando i capitoli con le vicende personali dei due fratelli. Il ritmo è ironico, leggero anche se a tratti emergono momenti di malinconia, caratterizzato da una “sicilianità”, intesa con accezione del tutto positiva, alla quale anche il lettore non isolano è ormai abituato grazie anche ai romanzi di Camilleri: è una questione di ritmo, è intuizione di un mondo e di un modo di essere, di un diverso respiro. E’una scrittura che fa emergere il ritratto di una Palermo dalla bellezza decadente e di una borghesia non proprio all’altezza dell’eleganza della città.
Quello che ne esce non è quindi un racconto adrenalinico, quanto piuttosto un grande affresco d’epoca, costruito sulla struttura di un giallo classico, una sorta di viaggio affettuosamente malinconico alla ricerca di una verità da troppo tempo sepolta: è il racconto di un’estate che cambiò definitivamente la vita di un gruppo di ragazzi borghesi, un po’ viziati e un pò pacchiani (com’era di rigore negli anni ottanta, periodo che non passerà alla storia tra i più eleganti del secolo), ricostruito attraverso i ricordi dei protagonisti divenuti adulti. Racconto che è fatto di memoria, reticenza, nostalgia, altalenante tra chi è convinto della colpevolezza di Corrado e chi ha sempre creduto alla sua innocenza.
Questo rende Memorie di un delitto una piacevolissima lettura al di là di alcuni difetti del romanzo: il racconto delle vicissitudini personali di Roberto e Fabrizio rischia, soprattutto nella parte centrale, di essere preponderante rispetto alla ricostruzione della vicenda giudiziaria, e il ritratto di Caterina/Ketty e di Corrado – vittima e presunto colpevole – avrebbe meritato un approfondimento diverso. Ma Ketty comunque emerge, soprattutto dalle pagine del suo diario in contrasto talvolta netto con il racconto che di lei fanno gli ex amici: e, pur comprendendo che si tratta di una ragazza di 20 anni figlia del suo tempo e del suo ambiente, si fa fatica a empatizzare con la sua figura. Il bellissimo, fragile Dado è invece una figura tragica e dolente che avrebbe probabilmente meritato alcune pagine in più, anche se riesce comunque a emergere come vera vittima in un finale che, pur non arrivando inaspettato, è amaro. Salvo Toscano, palermitano, è giornalista, scrittore, saggista e blogger.
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Articolo protocollato da Marina Belli
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