Romanzo n. 18 per questo autore estremamente impegnato e prolifico nonché, dopo un’attesa di cinque anni, settima indagine del commissario Lorenzi tra Milano e Ventimiglia.
La storia riecheggia una vicenda realmente accaduta a San Donato Milanese quando, anche a causa di un nuovo semaforo sulla Paullese, un’auto con a bordo alcuni ragazzi intossicati di droga centra in pieno un’utilitaria, ammazzando madre e figlia. L’episodio aveva sconvolto l’opinione pubblica, vuoi perché la macchinina pareva colpita da un carro armato, per tanto era distrutta, vuoi soprattutto perché le vittime erano molto conosciute in zona: volontariato, carattere gradevole, impegno sociale.
Gino ci ha raccontato che questa storia gli girava in testa da molto tempo, non solo per l’atrocità della vicenda, ma soprattutto per indagare nelle pieghe emotive di chi resta, di tutti coloro i quali vengono travolti da una tragedia criminale del cabotaggio di un omicidio stradale. Quindi il padre della vittima, ma anche i genitori degli imputati, con il loro dolore, la vergogna, la rabbia ma anche il modo diverso di affrontare l’accaduto.
Ma Gino ama molto anche i temi sociali, oltre al noir ed alle sue manifestazioni, e trova occasione per denunciare le conseguenze del precariato, della noia, della follia generalizzata e per questo deresponsabilizzante nonché, nella parte dedicata a Ventimiglia, anche il dramma degli attraversamenti dei confini che uccidono chi li tenta. Delicato e sensibile, il tratto di questo romanzo appare evolutivo rispetto la produzione precedente: è un romanzo di padri, una narrazione davvero commovente, l’apertura dell’archivio emotivo di un autore che, come tale ha molto mestiere alle spalle, ma come uomo, come lui stesso ha detto a Risolto Giallo freme empaticamente e lo sa descrivere come una donna.
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- Marchitelli, Gino (Autore)