L’infaticabile Marcello Simoni continua a perlustrare varie fasi del Medioevo e con Il monastero delle ombre perdute riporta in azione l’inquisitore Girolamo Svampa, uno dei personaggi recentemente più apprezzati dal pubblico.
Il monastero delle ombre perdute è pubblicato da Einaudi in Stile Libero Big e, se non abbiamo fatto male i conti, è l’undicesimo giallo storico per lo scrittore nato a Comacchio. Giunge in libreria dopo il successo della scorsa estate, L’eredità dell’abate nero, ma per trovare il suo reale predecessore bisogna tornare un po’ più indietro nel tempo.
Risaliamo infatti a quel Il marchio dell’inquisitore che aveva visto fra’ Girolamo Svampa, inquisitore con tanto di nomina di commissarius, indagare su vari omicidi accaduti a Roma sulla soglia del Tredicesimo Giubileo.
Svampa, pur religioso, non rinuncia alle raffinate armi del razionale e accoppia alla fermezza della fede un intelletto e una capacità di ragionamento fuori dal comune.
Scopriamo di cosa dovrà occuparsi in questa nuova indagine, andando a riassumere la trama de Il monastero delle ombre perdute.
A seguito di quanto accaduto in precedenza, fra’ Girolamo Svampa è costretto in esilio, in una piccola diocesi toscana, ma la sua situazione è destinata a cambiare ben presto. A Roma, durante il giugno 1625, due giovani spasimanti entrano nelle catacombe di San Callisto, senza sospettare che i loro momenti di curiosità e passione sono destinati a trasformarsi ben presto nel terrore più puro.
I due scoprono infatti i cadaveri di un uomo e una donna, con faccia di capra. Lo sconvolgente rinvenimento mette in agitazione gli ambienti ecclesiastici e padre Francesco Capiferro richiama a Roma l’inquisitore Girolamo Svampa che si mette subito al lavoro, La prima scoperta importante è l’identità di uno dei due morti, un Cavaliere di Santo Stefano assai conosciuto, la cui morte potrebbe essere collegata ad atti di magia nera.
Per procedere nell’investigazione Svampa deve parlare con la ragazza che ha scoperto il corpo, Leonora Baroni. Quel che però l’inquisitore non sa è che la giovane è parente di Giovanbattista Basile, scrittore molto noto e potente nella Capitale, nel cui studio viene ritrovata una fiaba che narra proprio di una donna con la faccia di capra.
Le coincidenze cominciano a essere pesanti e l’indagine di Svampa coinvolge persone troppo potenti, in grado di ostacolare la scoperta della verità…
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Articolo protocollato da Giuseppe Pastore
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