Giuseppina Torregrossa è una scrittrice che ha già pubblicato una dozzina di opere letterarie. Palermitana di nascita e romana di adozione, è una ginecologa che è arrivata alla scrittura all’età di 51 anni. Pur essendo piuttosto eclettica, spaziando dalla narrativa al teatro, ha sempre avuto un occhio di riguardo per i romanzi polizieschi, creando il personaggio dell’investigatrice Marò Pajno (Vice Questore di Palermo e direttrice della squadra anti-femminicidio), che ha riscosso un buon successo e numerosi riconoscimenti in termini di critica e di premi letterari. Esce ora per Marsilio il suo nuovo romanzo “Morte accidentale di un amministratore di condominio”, dove non compare più la sua investigatrice preferita, ma fa il suo esordio l’ispettore di Polizia romano Mario Fagioli, che senza dubbio saprà ripetere i successi della sua “collega” palermitana.

Come nei gialli tradizionali, la vicenda inizia con il rinvenimento di un cadavere. Nell’elegante condominio romano di via Minimi (che non esiste, ma fa pensare all’esistente via Massimi), in zona Medaglie d’oro-Trionfale, l’amministratore, il dottor Michele Noci, è stato trovato morto ai piedi della tromba delle scale, come se fosse accidentalmente caduto. Una vicenda piuttosto ordinaria, complicata soltanto dal fatto di essere avvenuta la vigilia di Natale. Un caso adatto all’ispettore Fagioli, scapolo svogliato, grande amante della pizza bianca molto unta e soffice, di cui riempie i cassetti della scrivania e grazie alla quale immancabilmente decora la divisa con patacche e macchie indecorose. Il nostro ispettore, per capirci, è uno di quelli che contano i giorni che mancano alla pensione e ancora di più ora che ha appena perso la madre con la quale viveva, affronta il proprio mestiere senza slancio e con poca passione.

Il condominio è di quelli che contano. Vivono lì infatti numerosi professionisti stimati, quasi tutti ormai pensionati, con mogli che litigano costantemente tra loro e, come Mario Fagioli capirà quasi subito, si disputano le visite del piacente amministratore, che ha occhi di riguardo per tutte le donne del palazzo, con le quali non disdegna anche qualche scappatella ogni tanto. La vicenda è quindi più intricata di come appare. Tra il portiere rumeno un po’ misterioso e ambiguo, l’ex giardiniere licenziato che ancora si aggira per il condominio e le numerose zone d’ombra che ogni famiglia custodisce, i conti non tornano. E il nostro ispettore Fagioli, dato che il caso non appare più facile come in un primo momento, sarà chiamato a una prestazione straordinaria, che però gli consentirà anche di uscire un po’ dal suo torpore.

Il registro ironico dell’autrice è molto ben costruito. Bastano poche pagine per immedesimarsi nel contesto e a un certo punto sono sicuro che ai nostri lettori sembrerà di abitare in via Minimi nel condominio dove è avvenuto il misfatto. L’ironia inoltre non scalfisce minimamente la “classicità” del giallo. In fondo, questo romanzo “condominiale” è un’evoluzione del giallo della camera chiusa e gli attempati professionisti romani potrebbero ben essere il curato o il medico di campagna dei classici gialli britannici alla Agata Christie. Ma c’è di più: il condominio, a cui si aggiungono i poliziotti che indagano, diventa un gustoso spaccato della società italiana di oggi. Una sottolineatura ironica delle sue mancanze, dei suoi limiti atavici, ma anche delle sue innumerevoli virtù, tra le quali spicca sicuramente la creatività e l’amore per il buon cibo.

Ritorna allora nel finale un personaggio classico della nostra cultura. Il personaggio “normale” (in questo caso il nostro Mario Fagioli), quasi insignificante, che si annulla nella quotidianità del quieto vivere, ma che di fronte a eventi eccezionali è capace di riscattarsi e di diventare padrone del proprio futuro. Stufo delle ingiustizie e delle angherie che il suo ruolo marginale nella società gli chiede di sopportare, vuole riscattarsi e concedersi un fuori programma all’altezza della situazione (a me viene in mente l’Alberto Innocenzi/Alberto Sordi di “Tutti a casa” di Comencini). Riuscirà nei propri intenti? O dovrà ritornare quieto nei ranghi? Lascio agli avventori del Thriller Cafè questo piccolo interrogativo, che potranno sciogliere ovviamente leggendo questo bel romanzo.

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Articolo protocollato da Giuliano Muzio

Sono un fisico nato nel 1968 che lavora in un centro di ricerca. Fin da piccolo lettore compulsivo di tante cose, con una passione particolare per il giallo, il noir e il poliziesco, che vedo anche al cinema e in tv in serie e film. Quando non lavoro e non leggo mi piace giocare a scacchi e fare attività sportiva. Quando l'età me lo permetteva giocavo a pallanuoto, ora nuoto e cammino in montagna. Vizio più difficile da estirpare: la buona cucina e il buon vino. Sogno nel cassetto un po' egoista: trasmettere ai figli le mie passioni.

Giuliano Muzio ha scritto 145 articoli: